{rokbox title=| :: |}images/siracusana2.jpg{/rokbox}Chi l’ha detto che tutti i discorsi relativi all’Unità d’Italia sono mera retorica e che dell’Unità non importa un fico secco a nessuno? In Italia, si sa, lo scontato non è mai troppo scontato e le sorprese non mancano. Adesso, finalmente, ce n’è una positiva dopo una serie di negatività assortite. La notizia è che il Risorgimento tira molto più del previsto. Eh si, tira proprio, a dispetto di storici in preda alla moda demolitoria e mezzadri prestati alla politica che da anni si scatenano nelle peggiori ribalte televisive seppellendo di fanghiglia i vari Garibaldi, Mazzini e compagnia bella.
‘Noi credevamo’, maxi-polpettone di Martone, 3 ore e mezza dedicate proprio al Risorgimento, non ha avuto alcuna distribuzione nel weekend scorso, il primo nella sale italiane. Appena 28 copie, mentre nelle multisala sovraneggiava il disimpegnato (con classiche commediole americane o epigoni italiani tutti incentrati sul soave tema dell’amore), l’action o peggio ancora il finto-impegnato. Eppure ha incassato un botto, riempiendo le pochissime sale in cui c’era e imponendosi al primo posto come media di incassi, cioè nel rapporto fra totale incassato e sale in cui era proiettato.
Risultato: i distributori sono corsi ai ripari di fronte a un pubblico di scontenti che non era riuscito a entrare in sala (molti dei quali giovani, riportano le cronache) e la prossima settimana ‘Noi credevamo’ avrà molte più copie circolanti, coprendo quindi le zone d’ombra, amplissime, fra cui anche la nostra (il film era introvabile in tutta l’area fra Perugia, Arezzo e la Valdichiana senese)
Chi l’ha detto, quindi, che certi film storici non si possono più fare e che certi temi al massimo vanno lasciati in balia di sconclusionate fiction? Grazie Martone, grazie pubblico. Evidentemente le basi per un nuovo Risorgimento, stavolta culturale piuttosto che politico, ci potrebbero anche essere.