{rokbox title=| :: |}images/renzicivati.jpg{/rokbox}Rottamare. E’ il verbo-clou di questo weekend politico, con la convention fiorentina ‘Prossima fermata: Italia’ (live in streaming a questo link) in cui andrà in onda il Renzi-show. Renzi, il Sindaco di Firenze che si è fatto da sè, il ragazzotto ambizioso con voglia di fare (carriera?) che alle primarie ha battuto l’establishment politico della sinistra fiorentina. Renzi il politico giovane che vuole fare largo ai giovani e vuole anche farsi largo per sè, visto che è giovane (è del ’75, come il suo amico lombardo Pippo Civati, nella foto a sinistra).
La sintesi, nella vulgata popolare, è questa. E’ di sicuro una sintesi fin troppo sintetica, ma accontentiamoci.
La gente comune a Renzi lo conosce. Lo ha visto in Tv, e probabilmente il suo è uno dei nomi più noti della politica italiana, nonostante non abbia finora ricoperto cariche di particolare rilievo. Ma se si chiede a un ‘uomo della strada’ il nome del Sindaco di Bologna, o di Napoli, forse addirittura di Milano o Roma, potrebbe non esserci risposta. Se gli si chiede il nome del Sindaco di Firenze si può star certi che la risposta ci sarà: Renzi. Quello che ha detto No alla tramvia in piazza Duomo, quello che ce l’aveva con gli immigrati che puliscono i vetri ai semafori, quello che vuole rottamare i vecchi politici, soprattutto D’Alema.
Come fenomeno mediatico Renzi funziona. Cavalca con maestria il mito, tanto di moda adesso, della politica che deve essere concreta. Poche parole, tanti fatti. Si fa strada puntando mediaticamente su quello. In testa ha pochi concetti, ma sono chiari. E’ capace solo di discorsi, esternazioni e prese di posizione un po’ da bar? Forse, ma intanto il suo messaggio passa. Poi che all’immagine mediatica corrisponda una reale azione politica e amministrativa poco importa. L’importante è apparire, ripetendo però il contrario (cioè che l’importante è fare).
Quali forme ha la ‘nuova politica’ che si cercherà di tratteggiare a Firenze in questi giorni? Non si è capito tanto, ma la gente intanto a Firenze c’è andata, e tanti sono giovani. Tanti sono quelli avvicinatisi al PD all’inizio della sua vita che piano piano si sono sentiti frustrati fra sconfitte e nuovi segretari venduti dai media come un ritorno (fuori tempo) al vecchio. Insomma: anche se il messaggio e il progetto è tutto da chiarire i ‘rottamatori’ hanno intercettato un sentimento (la frustrazione) e un’esigenza (il rinnovamento) facendosene abili paladini.
Ma l’enfasi nuovista di questa sorta di ‘raccoglitori di lamenti’ ha senso? E soprattutto, ha fondamenti reali?
In parte si, anche se è vero che il rinnovamento di cui tanto parlano i renziani in parte c’è già stato. Manciulli, il segretario regionale toscano del PD, ha presentato pochi giorni fa i neo-segretari provinciali. L’età media è 35 anni e 5 su 14 hanno fra i 26 e i 29 anni. L’altro giorno, ragionando sui principali rappresentanti delle varie forze politiche nella nostra realtà locale della Valdichiana (Segretari comunali, consiglieri di maggioranza e opposizione, assessori….) ho notato che di giovani, di ‘nuovi’ ce ne sono tantissimi. Quindi l’enfasi sul rinnovamento non è neanche troppo fondata, perlomeno sui livelli locali. Più fondata, forse, quando è diretta sulla politica romana, dove non mancano episodi da teatro dell’assurdo. Ma anche questo poco importa. La gente ha la sensazione che la politica sia vecchia ovunque e che non ci sia stato nessun rinnovamento. Magari non è vero, ma la sensazione è quella. Ecco quindi che il nuovismo Renziano, rottamando ‘a favore di telecamera’, asseconda gli scontenti, quelli che non vanno a votare, quelli che ‘rossi e neri tutti uguali’. Una quota ampia del nostro corpo elettorale, senza il quale in Italia non si vincono le elezioni.
Che fare, però, del vecchio?
Fare tabula rasa, lo insegna la storia, è semplicemente folle. Non tutto ciò che è vecchio è negativo solo perchè vecchio. I bagagli di esperienza ci sono, i soggetti ancora validi e utili pure. Validi e utili anche a 50, 60 o 70 anni. In questo un’idea comprimossoria l’ha lanciata il valdarnese Enzo Brogi su Repubblica. Brogi siede in Consiglio Regionale toscano per il PD e si sente, per anagrafe, un ‘rottamando’. Suggerisce di riunire tutti i ‘rottamandi’ in una fondazione con sedi in tutta Italia. Nessuna carica e seggio per loro, ma un sostegno costante all’azione dei giovani, lasciati (da soli) nei posti di comando, sostegno fatto di quella chiarezza, quell’operosità, quelle conoscenze che solo chi ha un’esperienza politica di lungo termine può avere. Ci si potrebbe provare…