{rokbox title=| :: |}images/nottebianca.jpg{/rokbox}Notti bianche, notti rosa, notti che riempiono paesini, notti che danno ossigeno ai commercianti, notti che fanno dire alla gente ‘il comune qualcosa ha fatto’. Ormai è il trend. Costano relativamente poco, possono essere organizzate con relativa facilità con uno sforzo collettivo di vari soggetti tutti più o meno in grado di ricavarci qualche vantaggio, portano tanta gente. In realtà tutto o quasi resta invariato e nelle notti bianche i paesini in questione cambiano molto di poco rispetto al solito, ma già il nome conta e tre o quattro palchi con artisti locali a bassissimo costo, due banchini e qualche negozio aperto attirano comunque grandi masse, sul cui agire da anni si cerca di trovare una qualche spiegazione logica.
C’è una logica che regola gli spostamenti delle folle specie giovani nei weekend? Non si è mai capito. Forse si. Forse una risposta ce la può dare qualche esperto di marketing. Vabè lasciamo stare, limitiamoci a sottolineare che a quanto sembra il nome, al momento della creazione di un evento, pare contare. Perchè dire ‘stasera c’è 3 spettacoli ad Arezzo’ e dire ‘stasera c’è la notte bianca ad Arezzo’ suona diverso, molto diverso.
Quest’anno la notte bianca (che poi, se si vuole fare il bis senza che nessuno obbietti nulla, diventa rosa con la scusa delle donne…) c’è stata in tantissimi posti, ma non in quella località della Valdichiana con un comune dal vasto territorio, definita “Città Etrusca”. Non faremo nomi per identificare tal loco, ma tanto fra di noi ci capiamo. Qualcuno fra i gggiovani del posto di cui spesso parliamo s’è un po’ lamentato. “Ma come, la fanno tutti, la fanno i paesini più minuscoli e noi niente? Porterebbe gente, sarebbe un evento….”. Come dare torto a questi giovani virgulti desiderosi di vedere la loro città ben popolata per una sera non solo da turisti che vengono da lande lontane, ma anche da residenti in località limitrofe attratti dalla grande illusione di un azzeccato gioco di parole?
In realtà va ricordato che la città etrusca ci provò, quando ancora le notti bianche erano patrimonio solo di grandi città o di località marine importanti. Era il 2006. Non fu un granchè, tanto rumore per nulla. Da quel momento non se ne è più parlato. Ipotesi accantonata, mentre gli altri (più piccoli) iniziavano a cavalcare la moda.
Rispettando pianemente l’opinione di chi rivorrebbe notti bianche nello sfondo della città etrusca, inebriato anche dai fuochi d’artificio (vedi foto) e i pienoni visti ieri sera a Passignano, mi permetto di dire che forse è meglio così, è meglio che la città etrusca stia fuori da queste cose e guardi più in alto. In fondo Cortona (ooops….m’è scappato il nome…) ha tutto il diritto di ‘tirarsela’ un pochino, visto che per tradizione è in grado di riempire le proprie strade con ben altre cose. Certi escamotage di marketing, geniali ma che sanno un po’ di raschiamento del fondo del barile, forse fa bene ad evitarli. In fondo, come diceva Guzzanti nell’atto di imitare Venditti “Son boni tutti a mettece na scritta”. E infatti quello che funziona per una sera poi andrebbe fatto funzionare tutto l’anno, ma quando non ci sono le basi, non c’è la materia prima da utilizzare, c’è veramente poco da fare.
Ma si….poi è giusto che da buoni ‘campioni’ in carica si resti fuori da queste sfide. A volte è anche utile per evitare clamorose sconfitte, non sia mai che la mal sopita abitudine cortonese di mettere al primo posto il ‘tutti contro tutti’ rispetto al ‘fare sistema’ ci facesse rimediare davvero una figuraccia
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