{rokbox title=| :: |}images/accornero.jpg{/rokbox}Scriveva così Aris Accornero, uno dei più importanti studiosi del mondo sindacale, qualche anno fa, chiudendo idealmente il sipario sul ‘900, appunto “il secolo del lavoro”, delle differenziazioni chiare fra operai e padroni, delle grandi battaglie sindacali, delle conquiste dei diritti. Ma il duemila che secolo è? Si parla tanto di lavoro, lo si pone al primo posto per importanza nelle agende politiche, ma poi un congresso nazionale come quello della CGIL dello scorso weekend passa totalmente nel dimenticatoio mediatico, anche nei giornali affini al centro-sinistra (con la significativa eccezione de L’Unità, che l’ha trasmesso in diretta-web). Qualcuno s’è accorto di questo congresso? Qualcuno sa dirmi cosa è stato detto e deciso? Qualcuno ha visto in TV o nei giornali servizi e articoli? Roba da addetti ai lavori e poco più.
Eppure la CGIL ha oltre 5 milioni di iscritti, e in questo non è pareggiata da nessuno. Nessun partito, nessuna associazione. Un numero di iscritti, oltretutto, in forte crescita. Non voglio stare a disquisire su quanto l’esistenza della CGIL sia utile o meno, se le sue posizioni e proposte siano condivisibili (curioso che Epifani abbia lanciato idee che creerebbero a suo dire ‘un milione di posti di lavoro’, stessa cifra del Berlusconi dei tempi andati). Questo non conta. A contare è il fatto che la gente, ora come sempre, vive di lavoro e che il Sindacato si occupa di questa materia ed è uno dei pochi strumenti in mano a chi lavora per chiedere di essere difeso. Eppure sui giornali s’è letto di Area Democratica, che in fondo (basandosi sui dati delle ultime primarie) rappresenta meno del 40% dell’elettorato di un partito che non arriva al milione di iscritti, e non del congresso di Rimini.
Allora il duemila che secolo è? E’ anche questo il secolo del lavoro o è il secolo di qualcos’altro? Oppure è ancora il secolo del lavoro, ma i media fanno finta di non accorgersene?
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