I giovani italiani, secondo la Fornero, sono choosy. Schizzinosi, disprezzano il cavolo nero e non amano fare lavori duri. L’uscita (oggettivamente infelice) del quasi ex ministro alzò un polverone colossale. Premetto: io non sono rimasto offeso da quelle parole. Per tre motivi: innanzitutto perché si è trattato di una considerazione generale e non rivolta ai casi individuali; poi la Fornero non è una politica di professione e, poveretta, dopo un anno di vibrante esposizione mediatica non ha ancora capito che bisognerebbe pensare fino a 10 ogni qualvolta che si apre bocca; infine perché io non mi sento choosy.
Detto questo, le parole della Fornero mi hanno spinto a una ricerca e una riflessione quasi obbligate per chi, come me, trascorre da otto mesi la sua esistenza in cerca di lavoro. Ed ecco qual è il panorama attuale della domanda/offerta. Sui giornali di annunci, sui siti e sul Centro per l’impiego le offerte sono in preoccupante e oggettivo calo: su Piazzagrande riempiono appena due colonne, sul Centro per l’impiego Valdichiana ci sono dei periodi in cui la pagina è desolatamente vuota (vedi foto). Ma andiamo a spulciarle queste offerte: la stragrande maggioranza (almeno l’80%) sono offerte di lavoro per agenti di vendita, rappresentanti o promoter, lavoretti nemmeno tanto difficili per i quali i guadagni sono a provvigione e che spesso richiedono la partita Iva. Si dice spesso che dobbiamo investire su noi stessi. Verissimo. Ma per chi come me viene da una serie di esperienze mortificanti, è dura trovare ancora il coraggio di investire tempo e denaro su occupazioni velleitarie, senza alcun tipo di garanzia. Peraltro queste offerte sono spesso ingannevoli, specchietti per l’allodole che mettono nella rete i disoccupati affamati. È il caso di quelli che ti promettono di diventare “personal wellness coach” e poi in realtà devi solo vendere integratori alimentari. In pratica, per guadagnare, dovresti dire ai tuoi clienti che stanno male, che hanno bisogno di sostanze integrative, anche se invece sono sani come pesci. Choosy? No, onesti.
Ci sono poi le offerte per lavori manuali, cosiddetti usuranti, a cui gli italiani rinuncerebbero perché non vogliono sporcarsi le mani. Noi le mani ce le sporcheremmo anche, sapete, ma se ti chiedono almeno tre anni di esperienza in quel settore e tu invece, povero sfigato, hai deciso di passare l’adolescenza studiando? Se nessuno me ne dà la possibilità, come faccio io ad avere esperienza? Fino al paradosso in termini: ti offrono il contratto di apprendista, ma ti chiedono l’esperienza. Il caso limite il mese scorso: un’azienda agricola cercava raccoglitori di olive “con comprovata esperienza pluriennale”. Al colloquio, evidentemente, ti interrogavano su come usare la macchinetta. Questo è il simbolo di come il mondo del lavoro sia un mondo per vecchi: tantissime le offerte riservate ai pensionati. Ne immagino il motivo, a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina. Senza parlare dei tirocini: lavorare otto ore al giorno per 500 euro lordi al mese.
No no, non c’è fine al peggio: aumentano in ogni agenzia di annunci le offerte di lavoro non retribuito. Se volessi fare volontariato andrei alla Misericordia, grazie.
Ma tu per cercare lavoro stai davanti al computer? No, l’ormai diffusissimo “curriculum tour” l’ho fatto anch’io, presentando il mio cv in tutta la provincia e non solo. Da aprile ci ho consumato più di una cartuccia d’inchiostro e Legambiente mi potrebbe citare in giudizio per essere il responsabile dell’abbattimento di quattro alberi. Risultato? Cinque colloqui cinque: uno fallito, due rimandati e due che erano offerte-ciofeca. Non ho un gran cv, lo ammetto. Però esistono anche quelle aziende che mettono a ruota l’identico annuncio per mesi e mesi: dubito che dopo la prima volta nessuno abbia risposto all’annuncio, ma vanno avanti nella loro ricerca, a caccia forse della figura professionale perfetta (magari con 10 anni di esperienza). Ma se non trovi nessuno così perfetto, perché non provi a colloquiare qualcuno che ti manda il cv da mesi e forse ha voglia di lavorare?
Altra critica: ma tu cerchi lavoro solo in Valdichiana? No, lo cerco anche altrove, ma per trovarlo sarebbe molto più facile risiedere nella zona, e chi me lo paga l’affitto?
Bene inteso: lungi da me scagliarmi contro le aziende. Loro sanno di poter contare su un’altissima domanda, devono fare i conti con la crisi, in passato si sono trovate di fronte dipendenti vagabondi, non hanno tempo da perdere nella formazione, e quindi cercano di adeguarsi applicando una selezione di ferro. Però mi piacerebbe che lo ammettessero, che smentissero la Fornero e dicessero che non siamo choosy. Abbiamo passato la gioventù a sentirci dire fino alla nausea che nella vita è fondamentale studiare e poi invece, dopo che ti sei laureato, ti dicono che a 24 anni è necessario avere alle spalle quattro anni di lavoro. Oltre che farci passare per schizzinosi, ci pigliano anche per il culo.
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Sarò sintetica;io credo che il giovane Luca Trippi abbia parlato assolutamente in termini realistici.Personalmente credo che giovani così,e sono tanti,con tutto il rispetto per le altre attività,abbiano il diritto a poter esprimere totalmente la propria personalità,quindi a poter trovare un lavoro adeguato al loro livello di studio e magari anche delle loro capacità.Lucia Bianchi.