E riuscire a fare quello che finora non è mai stato fatto.
L’inquietudine sociale cresce perchè non c’è niente di più deprimente per una persona che perdere insieme al lavoro anche la speranza di farcela, e sentirsi ai margini. Ecco perché dobbiamo lavorare per rilanciare gli investimenti. Trovando vie nuove. Ci vuole, come ha detto anche oggi Amartya Sen quantità e qualità. La quantità serve per evitare che molti restino ai margini, la qualità per ridurre gli squilibri.
Oggi in Toscana ci sono 100mila e più disoccupati, decine di migliaia di cassintegrati, e che a questi si aggiungeranno di qui ai prossimi anni altri 40, 60 mila senza lavoro a seguito delle scelte del governo sulla spesa pubblica.
Lo stato, il governo devono fare di più, le politiche nazionali devono cambiare.Ma anche in Toscana dobbiamo fare la nostra parte. Penso alle infrastrutture che dobbiamo riuscire a completare in tempi ragionevoli, recuperando i ritardi e coinvolgendo il privato, vista la crisi della finanza pubblica. Nei settore dei servizi si può sviluppare un azionariato sociale, attraverso le cooperative di utenti. Lo smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti dalle nostre aziende, può diventare una risorsa, se attiviamo interventi per chiudere le filiere produttive in Toscana, e per promuove progetti che possono creare nuova occupazione e nello stesso tempo abbattere i costi che le imprese si accollano per lo smaltimento nelle regioni del nord o in Germania.
Infine dobbiamo promuovere lo sviluppo di un economia sociale, attraverso una offerta di servizi alla persona che risponda ad una domanda ancora insoddisfatta e comunque destinata a crescere con il pensionamento di tante persone, anche benestanti.
Dobbiamo fare come La Pira, non certo un uomo da lasciarsi schiacciare dai meccanismi dell’economia, che quando c’erano problemi di lavoro non dormiva.
Nota tratta dalla pagina Facebook di Enrico Rossi – www.facebook.com/enricorossipresidente
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