Dal titolo potreste pensare che sia diventato un esperto cinematografico e che vi voglia recensire questo bellissimo film di oltre 40 anni fa, ma non è così. Oggi vi scriverò di una vicenda molto simile a quella della tartaruga di cui vi ho narrato appena due giorni fa.
Dopo la segnalazione di un nostro lettore riguardo alla vicenda, grottesca è dire poco, mi è giunta una segnalazione più o meno identica di una nostra lettrice. I contorni sono piuttosto simili, ma per certi versi più tristi ed anche più inquietanti.
La nostra lettrice abita nella campagna cortonese. Poco di più di un mese fa, la mattina verso le 8.30, si stava recando a fare una passeggiata in giardino quando sotto un cespuglio notava un uccello, immobile e forse morto.
Era una civetta che, pur essendo ancora viva, ne’ stava in piedi ne’ riusciva a volare; aveva un’ala ed una zampa paralizzate.
La nostra lettrice prova a chiamare la clinica veterinaria di zona, sperando di ricevere ragguagli sul da farsi, ma da qui inizia una vera e propria Odissea, per lei e per lo sfortunato animale
Le viene risposto “non ce ne possiamo occupare”, un po’ come nel caso precedente, e le viene detto di chiamare la ASL. La lettrice ci racconta di aver provato a chiamare varie volte, ma dall’altro capo del telefono nessuna risposta, nemmeno una segreteria telefonica che indicasse un orario in cui trovare qualcuno.
Avendo preso a cuore la vicenda la signora disdice tutti gli impegni, anche perché questa civetta a quel punto è responsabilità SUA. Riprova a chiamare la ASL, con lo stesso risultato di qualche minuto prima, richiama la clinica veterinaria, spiegando che nessuno le aveva risposto. Capendo la sua disperazione, le vengono dati cinque numeri di veterinari che possano aiutarla: il primo non risponde, il secondo sì, ma sapete cosa le dice? “ Capisco, ma deve chiamare prima la ASL che poi chiamerà me e poi, sicuramente, me ne occuperò io “ ( …………………….. ) Scherzi a Parte? No, amara realtà e solito rimpallo di competenze
La nostra ormai esasperata amica riprova a chiamare la ASL, ma vi potete immaginare con quale esito. Il terzo ed il quarto veterinario non rispondono, ma l’ultima dà una speranza. La dottoressa dice che la aiuterà, ma… la civetta deve essere portata all’ambulatorio per cercare di essere salvata, ambulatorio che però non si trova nel Comune di Cortona, bensì in un’altra provincia.
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio la Dottoressa spiega che non è il primo caso di persone che portano animali silvestri e protetti da Cortona verso altri lidi. Pare, dice la dottoressa, che la ditta appaltatrice che si dovrebbe occupare di loro non funzioni molto bene, ma le promette che la aiuterà e che si prenderà cura del povero rapace.
La civetta viene portata alla sola veterinaria che se ne sia realmente interessata. Arrivata all’ambulatorio la situazione si dimostra più grave di quello che si poteva immaginare. Contrariamente a quanto sembrava, cioè vi fosse solo la rottura di una zampa e di un’ala, la Dottoressa avanza l’ipotesi che si possa trattare di danno neurologico e che il mese passato, sempre dalla zona del Cortonese, gli era arrivato un altro rapace con gli stessi sintomi.
La nostra lettrice, tornata a casa, richiama il giorno dopo la Dottoressa per sapere qualcosa… purtroppo la piccola civetta non ce l’aveva fatta e l’autopsia aveva confermato come causa della morte un’intossicazione da diserbanti.
Tante domande da parte della nostra amica, tanti dubbi ed anche in questo caso molti rimpalli di responsabilità.
Come sempre a Voi lettori ogni commento.
Stefano Steve Bertini