di Remo Rossi
E’ inutile nasconderlo, domenica si è chiusa una fase della storia politica del nostro Paese. Nulla è più come prima, nulla sarà come prima. Sarebbe infantile non comprendere il segnale forte che è uscito dalle urne e che se non ha spazzato via ha certamente ridimensionato e rimesso in discussione le sorti della sinistra. Non è un fenomeno nuovo in ambito europeo ma certamente il più eclatante. Tuttavia non dobbiamo cadere nell’errore di considerare quello delle urne come un giudizio definitivo sulla sinistra. Sicuramente lo è per un certo modo di rappresentare la sinistra. Con Renzi, ma per certi versi l’infezione c’era già da prima, si è fornito al Paese e all’elettorato un’immagine inaccettabile della sinistra, quella di una compagine che immagina il potere come fine e nn già come mezzo, che si autoalimenta non con la ricerca di dialogo sui bisogni e sui desideri delle persone bensì sulle convenienze di gruppo, sull’appoggio dei potentati, dei famigli. Per farla breve il contrario di ciò che una sinistra di popolo dovrebbe rappresentare. Sotto la frana del Pd c’è rimasta pure LeU. Il tentativo di cambiare marcia, di ricostruire da quelle macerie previste non è riuscito. Non si è riusciti ad intercettare il malessere del popolo di sinistra deluso dal Pd renziano e tale malessere è stato fagogitato dai 5 stelle ed in parte dalla Lega. Sarebbe un errore imperdonabile farne una colpa agli elettori. A parziale scusante una partenza troppo vicina alla consultazione elettorle, una perdita di tempo eccessiva nel confronto con Pisapia. Analisi più approfondite andranno fatte e ci sarà tempo e modo per farle. Oggi dobbiamo però incassare il colpo e ripartire gramscianamente, ripartire subito lanciando un manifesto dei valori e degli obiettivi sul quale chiamare a raccolta le varie sensibilità della sinistra, nessuna esclusa. Ma una cosa deve essere chiara, oggi si riparte per costruire la sinistra e non il centro sinistra sia esso con o senza trattino in mezzo. Ricostruire la sinistra che con umiltà deve recitare davanti ai suoi ex ed attuali elettori tutti i mea culpa che sono necessari, con un impegno prioritario che è quello che si impegna in questo percorso dichiara sin d’ora che non vi saranno più possibilità di governo con la destra e che non vi sarann più spazi per politiche che vanno ad intaccare diritti, valori, sensibilità di chi appartiene al mondo del lavoro, dei saperi. Voglio essere chiaro sino in fondo, questo non deve essere minimamente considerato l’appello ad una sinistra chiusa e di testimonianza, anzi il contrario, credo che la sinistra, fatto chiarezza sui sui principi fondanti debba essere inclusiva ed aperta al confronto con tutte le componenti sane e progressiste del Paese, con alcuni confini chiari: non si umilia il lavoro ed i lavoratori, si garantisce una sanità che abbia principi universalistici, si lavora per una scuola che formi cittadini liberi, si dichiarano come irrinunciabili l’antifascismo, la lotta al razzismo, all’omofobia, al sessismo.
Dirlo oggi può apparire come un illusorio libro dei sogni ed invece credo che proprio oggi vada detto a tutti quelli che hanno intenzione di starci e tra questi a quei compagni che sono nel Pd e che debbono affrontare l’ennesima e mi auguro ultima onta renziana.