di Fabio Comanducci
E se avessero ragione loro. E se gli italiani avessero veramente trovato la soluzione ai mille problemi che affliggono il nostro Paese.
Riepiloghiamo brevemente. Già agli inizi degli anni ’90 dello scorso secolo (vedi prelievo forzoso Amato sul saldo dei conti correnti) si era capito che la pacchia in Italia era finita. La pacchia di andare in pensione a 40 anni, di assegnare poltrone non per merito ma per appartenenza, di spendere soldi che lo stato non ha, aumentando così a dismisura il debito pubblico, di mantenere i privilegi descrivendoli come diritti acquisiti quando il mondo era un’altra cosa rispetto ad oggi, di continuare a promettere riforme che in realtà non riformavano niente, anzi peggioravano la situazione degli ultimi, sempre più numerosi.
Quante volte ci è stato detto che stavamo vivendo sopra le nostre possibilità, sopra l’effettivo reddito nazionale prodotto, volendo mantenere tutti quei vantaggi che gli anni ’50 e ’60 ci avevano consegnato e che le forze politiche negli anni successivi non sono stati in grado di aggiornare, di allineare al cambiamento dei tempi che vedeva nella ricerca, innovazione e investimenti sia nell’attività economica che nell’istruzione gli strumenti necessari per stare al passo con i tempi.
E i politici niente …
Dopo Amato è sceso in campo Berlusconi che incarnava il “si può fare”, soltanto che Silvio a fatto soprattutto per sé, risollevando le sorti delle sue aziende e sfuggendo come un anguilla alla rete della giustizia italiana che stava stringendosi intorno a lui.
E i politici niente…
E siamo al 2011 quando, è vero il debito pubblico era più basso che con Gentiloni, ma lo spread era a cifre paurose, vicino alla dichiarazione del default, del fallimento del Paese … non potevamo più rimborsare il debito pubblico e gli interessi sul debito … non mi sembra poca cosa. Eravamo governati da una destra incapace di prendere qualsiasi decisione politica, ferma nelle singole posizioni, altro che congiura dell’Europa. Già l’Europa e l’unione europea, altro aspetto su cui ribaltare tutte le italiche disgrazie, la colpa è dell’Europa, dell’Euro e dei burocrati di Bruxelles. Anche in questo caso si è dimostrato e si continua a dimostrare che noi italiani non siamo in grado di giocare in una squadra, ma siamo solisti, arroccati nei nostri personali interessi e non in grado di inserirci in un contesto più ampio dove confrontarci, portando il nostro contributo ricco di millenni di storia. Non dimentichiamoci che gli Italiani, i grandi Italiani sono stati sempre europeisti, hanno, secoli prima di noi, superato i confini degli stati portando la loro conoscenza e arte in giro per l’Europa.
E i politici niente …
Infine è arrivato Renzi, il rottamatore e rottamato nell’arco di pochi anni (neanche le peggiori auto fiat hanno avuto vita così breve). Renzi che voleva portare il nuovo, ma di nuovo si è visto poco, se non alcune riforme, abbozzate, mai concluse e che hanno deluso profondamente gli italiani, soprattutto quelli di sinistra.
E i politici niente …
Ora ci sono i 5 Stelle, senza legami con il passato, senza scheletri negli armadi, senza esperienza e forse con poche capacità. Gli italiani li hanno scelti, nonostante le buche di Roma, nonostante le mille pecche che un partito di opposizione dura comincia a palesare quando diventa un partito di governo, prima fra tutte la necessità del compromesso, perché la politica è compromesso.
Io mi chiedo: i 5 Stelle, al di là del modo con cui si sono posti, hanno percepito l’effettivo cambiamento della situazione italiana, cambiamento, ripeto, palesato nei primissimi anni 90? La loro azione di governo sarà volta alla sostituzione o all’innovazione? Sostituiranno le persone ma manterranno lo stesso sistema di ripartizione dei privilegi (lasciamo perdere per favore la decurtazione degli emolumenti, il partito comunista prima e i democratici poi lo hanno sempre fatto), di suddivisione delle poltrone, di favoritismi ai poteri economici forti a danno della collettività: in altri termini porranno il cambiamento della società guardando i Paesi del nord Europa come gestione della cosa pubblica, mantenendo e rafforzando le nostre specificità culturali, umane e caratteriali, o si adegueranno al sistema Italia, dando la colpa di tutto ciò che non funziona (vedi le buche di Roma) a chi c’era prima?
Mi auguro che questa occasione non sia sprecata, anche se qualche paura l’avverto, mi auguro di non dover ripetere
E i politici niente …
Un abbraccio