Non ho scritto subito questo articolo, nonostante le mie posizioni femministe note a tutti, perché aspettavo. Si, aspettavo una nota di Napolitano, non una giustificazione, ancora più avvilente, che è arrivata subito, ma una spiegazione logica sulla sua scelta di 10 saggi monosex. Ovviamente, se una persona è convinta di quello che fa non ha problemi a motivare la propria decisione, avvalorando la propria tesi con prove e fatti che non danno spazio a confutazioni; troppo facile dire che era di fretta e che gli organismi nominati sono di breve durata. Non ci basta!
Se proprio dobbiamo essere precisi Platone definiva la saggezza come “Sophrosyne”, una divinità femminile che personificava temperanza, autocontrollo, equilibrio e moderazione. Ma non c’è bisogno di andare all’Antica Grecia, in Italia le donne rappresentano la metà della popolazione e non ci vuole un saggio per capire che finora la politica è sempre stata maschile e maschilista e che forse per dare una svolta al nostro Paese sarebbe opportuno aprire le sedi istituzionali e decisionali alle donne, e non solo per una questione etica, ma soprattutto politica ed economica. E’ dunque impressionante che non si riesca a trovare neanche una donna che abbia competenze in ambito politico ed economico. Poi, proprio sulle competenze dovremmo fare una riflessione a parte, non mi sembra che i 10 saggi proposti da Napolitano siano il top nelle materia sopracitate, ma, anzi, alcuni di loro sembrano gli scarti di una politica che vuole crearsi una nuova verginità, ahimè senza successo. Vorrei però spezzare una lancia a favore del nostro Presidente della Repubblica, perché i nomi delle donne non ci vengono in mente? Perché se pensiamo ai luminari o accademici elenchiamo solo uomini? Purtroppo il nostro Paese è maschilista a tutti i livelli, per le donne tutte le porte sono chiuse, non vi è la possibilità di fare carriera, né quella di dimostrare il proprio valore e le proprie capacità, perché chi ci guarda o ci giudica si ferma all’apparenza. E, purtroppo, come ogni polemica che si rispetti si accendono i riflettori virtuali sulla questione: petizioni on-line, mailbombing, etc… Un po’ come è successo per la piccola Sofia. Io, voglio però far presente alle donne promotrici di queste iniziative due cose: quando siamo noi che possiamo decidere chi votare, magari attraverso il meccanismo della preferenza, tendiamo a scrivere nomi maschili; perché siamo vittime e complici del sistema maschilista che ci circonda, riteniamo le donne inadatte a certi ruoli o a coprire certi incarichi, ed ecco che arriva in nostra difesa la famigerata legge sulle “quote rosa”, necessaria proprio per i meccanismi sopracitati. E inoltre siamo sicure che vogliamo tra i 10 saggi donne a tutti i costi, perché poi si riesca di andare sul ridicolo, pur di mettere qualcuna e magari non ci sentiremo ugualmente rappresentate. Quindi cari e care non è una questione di genere ma una questione di qualità, la guerra maschi contro femmine è comprensibile solo alle elementari o alle partite di taboo.