Bisogna ringraziare il Centro Basaglia, l’associazione Tutela Valdichiana, l’Isde e il centro Francesco Redi che organizzando un’importante convegno quale quello visto ieri presso il Centro Convegni Sant’Agostino di Cortona ci hanno finalmente permesso di ascoltare proposte concrete per un nuovo e diverso sviluppo economico della nostra Valdichiana. Il convegno, a cui hanno partecipato rappresentanti politici, delle categorie economiche e delle organizzazioni sindacali oltre che rappresentanti della Asl, dell’Istituto Vegni e esperti del settore ha messo infatti al centro del dibattito l’importanza che l’agricoltura ed il lavoro hanno avuto in passato e dovranno necessariamente avere nei decenni futuri.
E’ infatti evidente che la vocazione della Valdichiana rimane, per la sua stessa natura, quella agricola, per molti secoli fonte quasi unica dello sviluppo economico e sociale fino all’arrivo (molto recente) degli insediamenti industriali e il recentissimo espandersi del terziario, in particolare quello legato al turismo.
A livello scientifico e nell’opinione pubblica è cresciuta in questi anni l’idea che sia necessario definire un quadro di beni comuni che non è corretto debbano sottostare alle regole del mercato, perchè essi costituiscono il patrimonio della collettività presente e futura, da salvaguardare e da valorizzare: da questo punto di vista la nostra vallata ha l’enorme risorsa del paesaggio, della natura, dell’ambiente.
La tutela della salute e i principi della prevenzione sono stati richiamati un po’ da tutti gli oratori e in modo condiviso è stata indicata la filiera corta e l’alta qualità dei prodotti come la nuova frontiera da perseguire. Sviluppo in Valdichiana dovrà quindi significare la costituzione di una rete di coltivatori e imprese che agiscano mossi dal principio “chilometri zero” garantendo la coltivazione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti nell’ambito locale. Qualora si giungesse a questo traguardo i prodotti potrebbero avvalersi del marchio “Valdichiana doc” che li potrà rendere tracciabili, utili per il mercato locale, ma anche esportabili sui mercati nazionali ed internazionali.
La produzione agricola non dovrà però dimenticare le connessioni, anch’esse ormai necessarie, con lo sviluppo della produzione energetica da fonti alternative e in questo senso è stato forte il richiamo prima di tutto alla tutela della salute, dell’integrità del paesaggio e della qualità dell’aria, ma anche alla preservazione degli spazi agricoli, sottraendoli all’erosione dei grandi impianti, siano essi fotovoltaici o di altra natura, incentivando al contrario la realizzazione di piccoli impianti familiari, aziendali e sociali così da raggiungere l’autonomia energetica.
Il futuro possibile della Valdichiana aretina ha però bisogno di un ruolo attivo dei Comuni, che dovranno prima o poi fare i conti con la necessità di unirsi fra loro diventando sempre più un ente “programmatore” in grado di definire le linee di sviluppo generali, sostenendo le aziende virtuose e operandosi per diffondere una nuova cultura in tutti i cittadini, anche in collaborazione con Università e Scuole del territorio, fra le quali indubbiamente il Vegni potrebbe rappresentare una grandissima risorsa
Detto questo emerge però la necessità che il grande progetto i cui contorni sono stati definiti ieri cominci a tradursi in atti concreti: in questo senso l’unica soluzione possibile per passare quanto prima dalle parole ai fatti sarà quella di una scelta politica forte, da gestire e attuare nella pratica in forte connessione e collaborazione con le associazioni di categoria.
Insomma: adesso c’è da decidere una volta per tutte cosa si vuole fare. Se quello che si vuole fare è quanto è stato detto ieri e siamo tutti d’accordo è il momento di mettersi tutti intorno a un tavolo e iniziare a lavorare. Chissà che non si riesca, prendendo seriamente l’impegno, a uscire dalla crisi prima di tutti gli altri