Il sistema democratico scelto dai costituzionalisti settanta anni fa si articola, sinteticamente, nel seguente schema: il popolo elegge i rappresentanti della sua Volontà nelle assemblee legislative previste ( Parlamento, Consiglio Regionale, Consiglio comunale ) le quali delegano il Potere Esecutivo a strutture da loro scelte ed elette (Governo Nazionale, Giunta Regionale, Giunta Comunale ), le quali strutture applicano tecnicamente le leggi formulate ed approvate dalle rispettive assemblee legislative e formulano le eventuali proposte legislative che ritengono necessarie all’espletamento delle loro funzioni.
Quindi chi davvero “Comanda” nel paese dovrebbero essere Parlamento, Consiglio Regionale e Consiglio Comunale, ma in realtà si è quasi sempre riscontrato che a comandare sono gli organi esecutivi.
Le modifiche costituzionali proposte dal nostro governo nazionale, insieme alla nuova legge elettorale, mirano ad accentuare e a “legalizzare” questa tendenza che di fatto emargina, se non esautora addirittura, la supremazia della volontà popolare, fino alla destrutturazione della Democrazia stessa, ponendo la reale Conduzione del Paese nelle mani di “Tecnici” non direttamente delegati dal Popolo.
Per questo non solo non si può e non si deve approvare la riforma sottoposta a referendum, ma, se si vuole accentuare ed attuare la Democrazia proposta dall’art. 49 della Costituzione, i Partiti devono porsi la questione determinante della restituzione del Potere Reale alle assemblee da parte degli organismi esecutivi.
In un Comune, per esempio, le strategie e le decisioni devono essere individuate e prese dal Consiglio invece che dalla Giunta, restando il primo, non tanto la seconda, in continuo e stretto rapporto con la popolazione per rendere operativa la sua volontà; insomma a comandare deve essere il Consiglio, non la Giunta.
E’ a mio parere da qui, dal piccolo, che si deve ripartire perché a nessuno venga più in mente di proporre regole istituzionali che favoriscano “l’uomo solo al comando”, perché in questa direzione si abolisce definitivamente il sistema democratico.
A Cortona, per esempio, dove certo per fortuna non si può dire che ci sia ” una donna sola al comando”, quando a me o a tutte le persone che frequento viene in mente un problema riguardante l’Amministrazione, non si pensa, in genere, di rivolgersi al Consiglio, ma all’assessore competente, se non direttamente al Sindaco.
La Politica che governa, bene per carità, la nostra città, dovrebbe, a mio parere, fare scuola operativa di democrazia invertendo questa tendenza, per “rieducare” popolazione e rappresentanti politici al rispetto della regole fondamentali senza il rispetto delle quali la democrazia rischia di scivolare nella pura formalità e perdere la sostanza.
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Scusa Giancarlo ma non ho ben capito, perché da un lato dici che Ti tapperai il naso e voterai SI e dall'altro dici che non si può e non si deve approvare la riforma sottoposta a referendum. Quello invece che mi convince a votare NO, è il fatto che un senato eletto indirettamente diventa un organismo di secondo grado e quindi inutile, in pratica viene eletto come venivano elette le Associazioni intercomunali, quindi viene a mancare proprio il voto espresso per volontà popolare, anche perché votare per il sindaco, per la regione e per il senato non è la stessa cosa, il voto locale ( vedi liste civiche ) è molto diverso dal voto politico nazionale. Sul resto sono in accordo con Te, perché le assemblee elettive contano sempre meno e capita che eletti apprendano dalla stampa decisioni assunte in sede esecutiva. Troppa confusione oltre che troppe leggi. Secondo me la proposta alternativa a questo referendum è quella di dimezzare sia la camera che il senato, quindi 315 deputati e 150 senatori, eletti direttamente dagli elettori e con il senato che assume competenze prevalenti sulle autonomie locali. Se vincerà il NO, si potrebbe tornare tranquillamente a votare e poi avviare una riforma della costituzione in Parlamento con il governo fuori dal dibattito come ragionevolmente spiegava Calamandrei a proposito di Costituzione Italiana e con il contributo di tutti, anche perché andrebbe rivisto il problema delle regioni e province a statuto autonomo e capire se ancora oggi sussistono quelle problematiche e la loro attualità. Saluti, Doriano.
Caro Doriano, hai ragione, la mia posizione è contraddittoria, perché da un punto di vista strategico, per la democrazia di lungo periodo voterei assolutamente NO, ma d'altra parte temo che il nostro paese, con un voto contrario all'attuale governo, potrebbe trovarsi in grave crisi interna ed internazionale, che non gli consentirebbe di avere progetti di lungo termine.
Non so ancora con certezza cosa voterò ma spero che il panorama internazionale nei nostri confronti in Europa diventi più accondiscendente, perché questo mi consentirebbe di votare NO.
Per giustificare l'estromissione delle sinistre dal governo,De Gasperi alluse ai poteri forti ed alla nostra dipendenza dagli aiuti americani ,nelle condizioni tragiche del dopoguerra.Per ridimensionare i progetti riformatori del P.S.I. negli anni '60,si fece ricorso al pericolo di golpe.Per liquidare definitivamente la forte partecipazione politica in Italia, si fece ricorso ad un ampio spettro di interventi:propagandistici,economico-finanziari,terroristici.Per sostenere una riforma che modificherà sostanzialmente gli equilibri tra i poteri dello stato,si evocano rischi e pericoli per la stabilità del paese.Potremmo tentare di fornire una fisionomia più precisa a queste minacce?Certamente non possiamo chiederlo a coloro che le inoltrano.Tantomeno possiamo rimetterci al loro buoncuore.Per di più,ammesso e concesso che tali minacce siano tali da influenzare il voto:ci rendiamo conto che razza di paese saremmo una volta che ci fossimo piegati?
Ci sono costituzionalisti a favore e costituzionalisti contrari.
Il quesito è piuttosto difficile ed è solo per addetti ai lavori.
Queste materie tecniche dovrebbero essere sottratte dai quesiti referendari
Per la gente comune (come me),risulta difficile argomentare il si o il no.
Rimane solo il fatto che il Senato sarà eletto dai consiglieri regionali, cinquecento dei quali o sono sotto inchiesta o sono sotto processo o sono stati condannati e,alcuni, assolti.
Quindi si può concludere che il referendum, senza tanti giri di parole, è pro o contro Renzi.
Quindi risparmio, per non offendere la testata e la sua suscettibilità, di dire cosa voterà chi scrive.
Caro Giancarlo,
Nel tuo ragionamento entri in contraddizione con te stesso e con la tua storia personale. Il referendum è pro e contro il governo Renzi, vero.
Ma la parte più inquietante e coerente con i principi della riforma è quella che riguarda il Titolo V: accentramento delle competenze dagli enti locali allo Stato. In sintesi il via libera ai grandi sprechi delle grandi opere.
Nel tuo atteggiamento individuo un sentimento che sto cogliendo nei commenti di alcuni attivisti del tuo partito nei social network. Nella sostanza si vuol fare intendere che se vincesse il no, Renzi non andrebbe a casa e tutti pronti a esaltare la "costituzione più bella del mondo", come se nulla fosse successo. Renzi può farlo, ma rischierebbe di essere spazzato via da uno tsunami in salsa grillina di portata storica alle prossime elezioni.
Basta leggere il sito Openpolis per vedere quanto tempo le leggi di
iniziative popolare abbiano impiegato a essere approvate. Meno di 6 mesi, 162 proposte. Questo per dire che la costituzione materiale è già stata stravolta. Tutto passa con fiducia e decreto di legge. Un saluto
Ritengo che la posizione di Bellincampi rispecchi in pieno la situazione. In essa mi sembra di vedere quello che Renzi ha fortissimamente voluto e cioè caricare il referendum di significati che lo travalicano. "Se vince il NO crolla l'economia, se vince il NO crolla il rapporto con l'Unione Europea". Per avvalorare tale punto di vista non ha minimamente esitato a richiedere il supporto dei poteri forti, interni ed internazionali quali Confindustria,FCA, J&P Morgan ecc. ecc. A parte il giudizio politico su tali frequentazioni per una persona che si definisce di sinistra, vale forse la pena soffermarsi sul fatto che si tratta ovviamente di falsità evidenti. Con la vittoria, che io mi auguro, del NO non arriveranno i Cosacchi ad ebbeverare i cavalli sulle fontane del Vaticano e non ci saranno pericolosi ed incoscienti personaggi politici a destabilizzare il Paese. Con la vittoria dei NO ci sarà l'occasione per riprendere un confronto sereno sui grandi temi istituzionali, aperto al contributo di tutti, per riforme democratiche e condivise. Al contrario la vittoria del SI si realizzerebbe con il consenso di tante persone che detestano la riforma, la giudicano illegittima e fatta con i piedi ma per paura cedono al ricatto governativo.