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Püntida, la Città del Penny Market (e del giuramento)

Pontida in un giorno qualunque

E’ strano, ripensando a quello che è accaduto ieri a Pontida mi sono sorpreso; non avevo la benchè minima voglia di seguire i discorsi, le parate, le boutades solite dei leghisti, ormai ci trasciniamo in questo e altri penosi spettacoli da troppi anni, tuttavia sotto sotto mi aspettavo qualcosa di minimamente credibile (dire serio sarebbe troppo).

Invece abbiamo assistito ad uno spettacolo misero e penoso nella sostanza. Per tacere di tutto il solito surreale contorno fatto di spadoni, armature e cappellini verdi adagiati sopra colossali ignoranze.

La metafora di tutto quello che abbiamo visto ieri (e negli ultimi 20 anni) sta nella foto del cosiddetto pratone fatta in un giorno qualunque, ripreso dalla Statale 342: un qualunque appezzamento di terreno – nemmeno troppo grande, dal vivo lo si percepisce bene – contornato da alcune casette, un parcheggio di un paio di capannoni industriali (sul cui muro è scritto un PADRONI A CASA NOSTRA degno di una qualunque scritta presente su un muro di una qualunque anonima periferia) e un Penny Market. Il Penny Market. Quando vidi il pratone per la prima volta rimasi deluso, eppure chi mi conosce sa bene che non abbia proprio in simpatia la Lega: non riuscivo a crederci, quello era davvero il luogo fondativo di un partito essenziale per la coalizione che ci governa (già da 8 degli ultimi 10 anni, e forse anche i prossimi 2), era tutto lì, con una vista mozzafiato sul Penny Market.

E’ chiaro che questi personaggi folkloristici (eufemismo, soprattutto per gli onorevoli e i ministri presenti) non possono staccare la spina a nessuno, oggi si sono autodichiarati finiti, è palese, la spina se la sono staccata già da tempo. Imbarazzanti. Sono chiaramente in grande difficoltà. La messinscena malriuscita di ieri vale più di qualsiasi analisi politica, l’imbarazzo che regnava sovrano è stato il segno della manifestazione: tutti si aspettavano tanto ma nessuno aveva niente di serio da dire, persino gli slogan suonavano imbolsiti.

Ieri un’altra parte dell’illusione di cui siamo stati vittime negli ultimi 20 anni si è presentata nella sua nuda, patetica e addirittura deludente (anche per chi non li ha mai votati) realtà. Non ci crede più nessuno. L’inizio della fine della Lega potrebbe essere cominciato ieri, speriamo solo di non aspettare ancora 2 anni per metterli da parte, nel frattempo dalle parti dell’opposizione qualche fine stratega politico (ce ne sono, in particolare ce n’è uno reputato il più intelligente di tutti, secondo una credenza diffusa, soprattutto a Macerata) potrebbe riuscire nel miracolo di resuscitarli. Basterà solo ignorare gli strateghi e seguire i soldati semplici.

Donato Apollonio

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Donato Apollonio

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