Il mio primo ricordo della guerra dei Balcani -avevo 6 anni- è legato al rimprovero che ha scandito la mia infanzia. La mia mamma, al mio rifiuto di mangiare carne e al ” passaggio furtivo” di questa al gatto sotto al tavolo, ripeteva, ripeteva e ripeteva : “Pensa ai bambini della Bosnia”, oppure “Ti mando a Sarajevo!”. Poi di quei bambini ne ho sentito parlare sempre meno, come se quella guerra non fosse così vicina a noi, sia nel tempo che nello spazio. Nei miei libri di scuola non c’era mai scritto molto di quella guerra.
Nel piccolo sondaggio che ho svolto intorno a me, sono poche le persone che conoscono quella storia, che ti sanno dire perchè è scoppiata quella guerra, o meglio perchè sono scoppiate quelle guerre.
Conoscere questa parte di storia è consapevolezza, è coscienza, è informazione.
Sapere dell’esistenza dello “Srebrenica european youth camp” è speranza.
Il campo cominciò ad accogliere i primi profughi nel dicembre 1999, grazie al contributo di molti compagni di Emmaus e di volontari.
Grazie al contributo di World society alliance e al Forum internazionale di solidarietà Emmaus è stato organizzato un campo di lavoro aperto ai giovani europei.
Il referente per il contributo italiano è Arci-Arezzo con il patrocinio della nostra provincia.
L’importanza di questo progetto non è limitata al lavoro concreto di sostegno alla popolazione, anzi il suo più grande scopo è la creazione di una rete tra i giovani, che li possa motivare l’un con l’altro, che li possa stimolare a fare propri diritti e valori umani, fondamento essenziale per la costruzione di un futuro per tutti.
L’idea è tenere insieme giovani di nazionalità diverse che possano confrontarsi, scambiandosi idee ed esperienze sulle attività sociali, culturali per contribuire al benessere, che non passa solo per l’economia, ma anche per la cultura. Così Wsa e la fondazione Arezzo wave cominciarono una sorta di scambio tra giovani gruppi musicali tra il palco di Arezzo wave e quello di Tuzla wave. Una cooperazione musicale che vedrà partire anche quest’anno un gruppo aretino.
Le attività svolte nel campo sono di lavoro concreto: ricostruzione, distribuzione di mobili e abbigliamento, mantenimento delle strade, aiuto nelle attività quotidiane nei terreni coltivati.
Di grande valore è il sentimento che motiva questa partenza: scoprire la Bosnia Erzegovina e tessere legami con le persone di questo paese.
Ho scelto la parola “sentimento” per il suo primo significato semantico: facoltà del sentire.
Nel report di Amnesty International 2010, la Bosnia è citato come un paese etnicamente sempre più diviso, fomentato dalla retorica nazionalista di alcuni politici.
Nonostante la persecuzione dei crimini di guerra e il riconoscimento di questi, ancora non è stato fatto molto per le vittime. Le donne vittime di violenza sessuale non hanno un accesso adeguato alla giustizia, alle riparazioni, ai benefici sociali, non hanno accesso al sistema sanitario. Il supporto psicologico per i sopravvissuti non è stato adeguato.
E’ quantomai importante il sostegno umano che possiamo dare anche per la ricostruzione morale e psicologica e avere fiducia nella forza delle relazioni personali.
Non è solo il “dare” che ci stimola in questo percorso, è il “ricevere”.
A Luglio vi racconteremo cosa abbiamo ricevuto