Visto l’abbondare di luoghi comuni e disinformazione riguardo la questione delle case popolari, è bene ribadire alcuni fondamentali concetti affinché la cattiva informazione non venga utilizzata in modo strumentale da alcune forze politiche.
Per quanto riguarda la questione sollevata da Acciai ribadisco che il vincolo temporale di residenza che si vuole introdurre va in contraddizione con la legge Bossi-Fini in cui, di fatto, il diritto di accedere equivale al diritto di assegnazione. Proprio perché esiste questa contraddizione la Regione Toscana, al fine di inserire un vincolo di residenza legalmente valido, ha inoltrato una richiesta al Ministero dell’Interno.
E’ ovvio invece che, come chiede Casucci, la percentuale di cittadini stranieri che fanno richiesta di alloggi è maggiore rispetto alla loro percentuale di presenza nel territorio. Ma ciò deriva da un ragionamento piuttosto banale, direi lapalissiano, per cui gli stranieri che vengono in Italia sono tipicamente più poveri della maggioranza delle famiglie cortonesi perché di solito solo una persona nella famiglia lavora, magari con un lavoro umile, hanno figli minori che vanno a scuola ed è logico che con queste caratteristiche rientrano con facilità nelle graduatorie delle case popolari. E’ da notare tuttavia che questa percentuale sarebbe stata molto maggiore se l’Assessorato alle Politiche Sociali non avesse messo in campo in questi anni delle politiche di integrazione, di aiuto alle donne e ai bambini migranti che hanno portato molti stranieri residenti da noi ad avere una propria attività di lavoro autonomo, una casa, un rapporto di massima integrazione con la popolazione residente diventando così una ricchezza per il territorio e non un peso.
Quello che, tuttavia, ho cercato di far capire con la forza e l’oggettività dei numeri è che purtroppo anche molte famiglie italiane che vivono da sempre nel nostro territorio (per le quali, quindi, è più facile trovare un lavoro ed avere una rete familiare che può aiutare, anche economicamente, nella crescita dei figli) riscontrano problemi di povertà. Non sono pochi infatti coloro che non riescono a pagare l’affitto o il mutuo, che non riescono ad arrivare a fine mese con i propri stipendi, che hanno perso il lavoro ad un’età avanzata tanto che nelle graduatorie per le case popolari sono sempre di più le famiglie italiane e sono le più alte in graduatoria. Lo stesso vale per i sussidi e per gli sfratti (che sono aumentati del 300% solo per casi di famiglie italiane).
Ed è proprio questo il punto. Quello che la Lega non vuol capire o fa finta di non capire e mi dispiace che sia Casucci che Acciai non abbiano risposto, spero per una disattenzione, all’unica domanda che veramente mi interessava, ovvero: cosa ha fatto la Lega in questi anni per cambiare la situazione? Ha forse creato aiuti alle famiglie più bisognose? No, perché tutti i fondi nazionali di aiuto (non autosufficienza, politiche sociali, disabili) sono stati addirittura azzerati dalle finanziarie che ha votato. Ha forse realizzato delle leggi per la ripresa dell’economia e quindi per ridare lavoro alle famiglie? No, anzi ha negato la crisi fino a quando l’Europa non è venuta a bussare alla porta. E se non era soddisfatta della legge Bossi-Fini perché troppo permissiva con gli immigrati, come mai non l’ha cambiata?