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Governo a tempo, poi si torni al voto

Le elezioni politiche ci hanno indicato chiaramente tre cose. La prima è che la sinistra non riesce a far presa nel Paese, i suoi messaggi pur essendo almeno a mio giudizio i più interessanti, non trovano riscontro o almeno non del tutto nell’elettorato italiano. La vittoria alla Camera dei Deputati e l’ingovernabilità del Senato della Repubblica vanno letti a mio avviso più come una mezza sconfitta che come una mezza vittoria. Lo dice uno che invece nella vittoria piena ci aveva creduto e sperato.

La seconda è che il centrodestra tiene e chi riesce a farlo tenere quasi esclusivamente lla persona di Berlusconi. Questo ci deve però indurre ad alcune amare riflessioni, prima delle quali e più importante è che se Berlusconi riesce a trainare l’elettorato nonostante tutto quello che ha combinato negli ultimi anni, significa a mio parere che esiste un popolo italiano portatore di gravi infezioni morali etiche tali da incarnare il peggio del berlusconismo stesso.

Terza ed ultima indicazione è che il vero vincitore di queste elezioni è il movimento di Grillo. Mi voglio soffermare su questo ultimo aspetto perché a mio pare meritevole della massima attenzione ed inoltre perché ci servirà, in seguito, per poter fare delle valutazioni sul da farsi. A prima vista il fenomeno potrebbe apparire la ripetizione di tanti altri espressioni di protesta che in Italia si sono via via susseguite. Penso al Movimento dell’Uomo Qualunque nel primo dopoguerra, al fenomeno radical pannelliano degli anni ’70 del secolo scorso, sino a giungere alla Lega ante ’94, prima cioè che si invischiasse nelle pastoie berlusconiane di potere. La prima osservazione è che intanto nessuna di quelle elencate aveva riscosso un tale consenso, si erano fermate a rappresentare nicchie e non masse di cittadini elettori (solo la Lega aveva avuto rappresentanze importanti, ma comunque relegate ad una sola parte del Paese). Questa volta ci troviamo di fronte ad un fenomeno a mio avviso molto diverso e per moltissimi versi inquietante.

Il M5S ha solleticato gli istinti peggiori del malessere popolare, ha inteso criminalizzare non solo i partiti e con essi le rappresentanze politiche, ma è andato più a fondo cercando di scardinare nel sentire comune anche i valori fondanti della rappresentanza sociale, i sindacati. La messa in discussione delle rappresentanze, dei livelli di responsabilità politica ed istituzionale hanno una partenza chiara ed un percorso periglioso che ci potrebbe condurre a mete indesiderabili. Mettere in discussione la rappresentanza è elemento fondante dei regimi totalitari, da Mussolini (Quest’aula sorda e grigia… un bivacco di manipoli…) passando per Peron ed i bagni di folla dai quali riteneva di apprendere direttamente le volontà ed i desideri del popolo, per giungere più ridicolamente a Berlusconi che intende la politica e la rappresentanza come una sorta di S.p.A. nella quale contano sostanzialmente l’azionista di maggioranza e l’a.d..

Le parole d’ordine usate da Grillo durante la campagna elettorale lo testimoniano abbondantemente. Via i partiti, via i sindacati, usciamo dall’Unione Europea, rifiutiamoci in maniera unilaterale di pagare il debito, appaiono agli orecchi di chiunque intenda la politica ed i livelli istituzionali con un minimo di rispetto come un sordido richiamo reazionario e populista.

Chi è il popolo, chi interpreta i bisogni della gente? L’istrione? Il Capopopolo? Non si sa, lo si può solo intuire. Sia chiaro tutti questi giudizi non debbono essere auto assolutori nei confronti della sinistra italiana, la quale dovrà comunque riflettere profondamente sui suoi ritardi e sulle sue contraddizioni, tuttavia servono a farci comprendere, almeno a mio avviso, la potenziale pericolosità del momento.

Tutti siamo d’accordo nel dire che le politiche economiche e finanziarie dell’UE e della Sig.ra Merkel sono ingiuste, inique e per molti versi inefficienti e tuttavia l’approccio non ci pare quello grillino al quale contrappongo quello serio e credibile di Hollande. Stare in Europa, combattere con le altre nazioni una battaglia sui vincoli europei stando in una posizione credibile e seria (questa era nella sostanza la posizione di Bersani e Vendola). Un atteggiamento di questo tipo avrebbe potuto portare risultati credibili anche tenuto conto delle posizioni del già citato Hollande e tenuto altresì conto che si delinea nettamente il declino politico della Cancelliera tedesca. L’alternativa è la Grecia, l’Argentina. In questi Paesi la crisi non la pagano i potenti, i padroni del vapore, i grandi evasori, in questi Paesi la crisi la pagano o l’hanno pagata i poveri, i lavoratori, i pensionati, i giovani precari e/o disoccupati. Ed è verso questa china che andremo come Paese nelle prossime settimane. I tonfi della Borsa e la ripresa drammatica degli Spread tra BTP e Bund ne sono la più lampante minaccia. Ed allora come si esce da questo ginepraio? Dico subito che non mi convincono le prime proposte di Bersani e Vendola. Cercare di formare una maggioranza con il M5S (ma poi ci starebbe?) è come mettersi una tagliola attorno al collo e nel contempo attorno al collo ed al futuro degli italiani. Su quali basi si apre un confronto (Grillo ha già detto o lasciato capire che la base programmatica sarebbe il suo programma elettorale) con un personaggio/i che sono sempre sfuggiti ad ogni confronto e che hanno posizioni di intransigenza komeinista nel loro essere? E ancora è questo il mandato che il popolo ha dato ai rappresentanti eletti della sinistra? E perché no anche a quelli di Grillo? Non mi pare.

Il Paese stante la situazione è ingovernabile ed i motivi della sua ingovernabilità sappiamo essere anche e per molti versi soprattutto precedenti alle stesse elezioni. Ritengo allora che la via maestra sia quella di aprire un confronto politico tra tutte le forze elette che abbia come obiettivo quello di un Governo a tempo che si prefigga di gestire l’ordinaria amministrazione dello Stato e di garantire una legge elettorale “europea” al Paese. A quel punto (tre mesi? Quattro mesi? Vediamo facendo i conti con l’elezione del Capo dello Stato e con le sue tempistiche) si torni al voto. Si torni al voto e chi uscirà Vincitore da una tornata elettorale fondata su di una legge credibile e non su questo terreno limaccioso e putrido che è il porcellum, si assuma fino in fondo la responsabilità di governare il Paese per i prossimi cinque anni. Le altre strade sono a mio avviso scorciatoie pericolose e prive di ogni qualsiasi mandato popolare.

Remo Rossi

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • L'idea della necessarietà di un mandato popolare che legittimi il Governo è un'idea populista ed è l'idea da cui è nato il populismo berlusconiano ed in parte anche quello grillino.
    Il Governo, qualunque esso sia, trova la sua legittimità nella fiducia che il Parlamento gli dà. Punto.
    E' il Parlamento, grazie a dio, che è espressione della volontà popolare (espressa l'altro ieri, mica quarant'anni fa).
    Poi può darsi che si arrivi ad elezioni. Ma l'idea iniziale dovrebbere essere provare obbligatoriamente a garantire un Governo stabile, di durata.
    Anche nel dire che siamo tutti d'accordo nel ritenere che le politiche economiche e finanziarie dell'UE siano ingiuste ci andrei cauto. Forse possono essere tutti d'accordo quelli che hanno fatto politica per una vita basando il loro consenso (e le loro clientele), da una parte e dall'altra, sul debito pubblico aggravando le spalle delle giovani generazioni. Le politiche economiche e finanziarie dell'UE saranno forse dolorose e in parte inique, ma molto probabilmente necessarie.
    E inoltre non ci sono imposte, ma partecipiamo anche noi alla loro definizione. Con riferimento a questo aspetto infatti, nessuno vieta che possano essere rinegoziate; gli impegni possono essere modificati ovviamente, ma altrettanto ovviamente, finché non lo sono, devono essere rispettati.
    Tuttavia quando ci sono le elezioni europee (e ci saranno nel 2014, nel 2014 saranno quelle le consultazioni veramente importanti, altro che le amministrative della Valdichiana), quale partito le prende mai sul serio? Ad ogni tornata di elezioni europee, in campo italiano i partiti si sfidano per misurare il livello del loro consenso interno in quel momento e nulla più, così modificando eventualmente gli equilibri interni. E poi ci venite a parlare di iniquità delle politiche europee... comici!

  • Ribadisco che il voto non ha legittimato un Governo Centro-Sinistra Grillo, inoltre un accordo di questo tipo sarebbe una iattura per la sinistra condizionata dalle pretese sconsiderate del M5S. Quato alla politica economica UE, credo che patto di stabilità rigido sugli investimenti e non solo sulla spesa corrente, mortifichino la possibilità di ripresa e la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Tutto qui.

  • Il voto ha legittimato un Parlamento, e il Parlamento potrà legittimare qualunque Governo sarà in grado di ritenere opportuno, tutto qui. O vogliamo togliere la sovranità al Parlamento?

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Michele Lupetti

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