Scrivo queste righe con dentro di me una grande amarezza, quasi una persona amica o un parente prossimo avesse gravi problemi. E questo amico o parente è “Castiglioni mio bel Castiglioni”, quel Paese a cui voglio bene e che non mi sono mai risolto a chiamare “città”, proprio perché in una città mancano quei legami sociali e quegli affetti che invece sopravvivono – e per fortuna – nei nostri paesi.
Premesso che non ho familiarità con bilanci, partite di giro e amministrazione di società pubbliche e/o private, ricordo come nella recente campagna elettorale, in quasi tutti gli incontri della Lista Cittadini in Comune con la popolazione, fosse illustrata ai presenti la Relazione degli ispettori ministeriali, con i famosi sedici punti di contestazione all’Amministrazione comunale uscente.
Me la sono letta tutta anch’io e mi sono reso conto che alcune cifre riportate in bilancio, in realtà mancavano all’appello. Nel campo avverso, quello della lista di maggioranza, si continuava a parlare di strumentalizzazioni elettorali, di bugie delle opposizioni ecc. Un bel quadretto tipicamente “berlusconiano”, portato avanti da chi in certi temi dovrebbe essere alquanto lontano dal Presidente del Consiglio. Ci avrei potuto anche credere, se non avessi letto da me quelle carte, ma soprattutto se non avessi sentito con le mie orecchie tanti e tanti fornitori del comune (di vari oggetti, lavori e servizi) lamentarsi del troppo tempo passato senza riscuotere il dovuto. Avevo parlato anche con alcuni amici, esponenti del partito di maggioranza in Castiglioni. E mi erano arrivate conferme, seppur legate a cifre tutto sommato non eclatanti.
Adesso leggo che il sindaco Cesarini non aveva chiaro cosa succedesse nell’amministrazione di cui era esponente di spicco, addirittura Assessore al Bilancio. Non sapeva dell’esistenza di “un complesso di fatture di fornitori di beni e servizi per un elevato importo”. Conoscendo un po’ come veniva gestito il comune castiglionese negli ultimi anni, gli posso anche credere, però che non avesse mai sentito lamentele di fornitori significa solo che lui viveva di fatto altrove.
Così come mi hanno stupito le parole volte a cercare una comprensione dei cittadini che dovranno sostenere l’onere maggiore di questa situazione. Cesarini in sostanza dice: l’amministrazione in questi anni ha speso 29 milioni per permettere ai Castiglionesi “di disporre di un elevato numero di servizi di alta qualità, nonché di opere pubbliche di qualità”, pertanto, se adesso c’è un piccolo buco da 4 milioni (ma si vocifera di una cifra ben maggiore), non lamentatevi troppo, anche perché venderemo “beni immobili” e partecipazioni.
Sarebbe come se un padre che muore, lasciasse al figlio un testamento con scritto: caro figlio, ti ho comprato tanti giocattoli costosi che mi sono indebitato. Ma non ti preoccupare, adesso puoi vendere la casa …
E già di roba ne è stata venduta in questi anni, dalla Fattoria Schiatti all’edificio ex Margaritone, al Palazzo dei dipendenti comunali, quando c’era già un bell’introito derivato dagli oneri di urbanizzazione.
Siamo sicuri che tutte le spese senza copertura siano state fatte per motivi indispensabili o non si saranno spesi soldi anche per motivi opinabili? Chi non ricorda il mega semaforo con enormi cartelloni, collocato in fondo al Viale? Un portale brutto ed impattante, costato molti soldi, solo per evitare una rotonda che ricordava troppo l’ingombrante sindaco Lucherini. Dopo un po’ di tempo, tutto è stato nascosto in qualche magazzino, ma la spesa è rimasta intatta.
Leggendo la lettera di Cesarini, mi si è forse sciolto un dubbio che mi assillava da anni. Perché quando parlavo a quattr’occhi con molti amministratori castiglionesi e gli illustravo i problemi legati ad una centrale a biomasse, loro si mostravano preoccupati più di me, salvo poi, rimanere ancorati a quel deleterio progetto? Alla luce della grave situazione finanziaria comunale, che prende avvio fin dal 2005 almeno, può venire il sospetto che il consenso alla centrale fosse legato ai benefit (soldi) che la SADAM avrebbe in tal caso versato nelle esauste casse comunali? E che magari tale “allegra finanza” fosse tollerata in vista di questo provvidenziale ripianamento?
Adesso che la frittata è fatta, bisogna aspettare che la gallina rifaccia le uova e con questa crisi, anche le galline avranno più difficoltà.
Dico la verità, non riesco a sollevarmi con il dire a me stesso che la gente era stata avvisata in campagna elettorale e che se per quasi il 50% ha rivotato per i soliti, vuol dire che le sta bene così, conseguenze comprese. No, io vedo un Paese – perché poi è quello, che viene identificato con la sua amministrazione comunale – messo alla berlina sui giornali, sulle TV locali e nelle chiacchiere da bar. Nei paesi vicini c’è quasi una soddisfazione per quei Castiglionesi, intraprendenti e sognatori, che si erano messi in testa di vivere sopra le loro possibilità, dotandosi di servizi e beni che gli altri non avevano. E questo mi crea dolore, anche fisico.
Ho sempre apprezzato i Castiglionesi. Fin dove ci possono portare i documenti antichi, li ho visti laboriosi e brillanti, capaci di districarsi nelle più nere situazioni. Grandi ambiziosi, ma sempre prudenti e capaci di evitare grossi guai al loro paese: sia ai tempi dei Tarlati, che al passaggio della Legione polacca del Dabrowski, tanto per fare due dei tanti possibili esempi. Da secoli hanno cercato di emergere sui vicini e si sono impegnati anche per avere un Vescovo e una diocesi. Storia eloquente della loro capacità di sognare in grande. Poi, si sa, intervenute difficoltà li costrinsero a “mangiarsi il vescovo al Giuncheto”.
Non vorrei che per qualche rotonda ben fatta o per qualche marciapiede ben illuminato, adesso si dovessero “mangiare” i gioielli di famiglia. Questo mi dispiacerebbe, se non altro per quelli che verranno.
Spero che la situazione si risolva e, anche questa volta, confido nella laboriosità, nella determinazione, nell’inventiva e nella tenacia dei Castiglionesi, di cui non tutti i loro amministratori si sono dimostrati sempre all’altezza. Auguri!
Santino Gallorini