Ospitiamo oggi l’opinione del nostro lettore e amico Daniele Simonelli, un “libero cittadino” cortonese che ci offre una visione controcorrente del fenomeno turistico a Cortona
Accaldato nell’abitacolo della mia macchina, incavolato nero alla ricerca di un posto auto che è come cercare oro nel Canale Maestro della Chiana, infuriato con le decine di autisti/turisti che guidano a caso, nella mia testa in stato confusionale si è palesato un quesito non tanto confuso…ma questo paesino della Toscana in cui vivo è veramente una “città a vocazione turistica”? E’ veramente l’Eden che vogliono farci credere?
Velocemente sono scorse davanti ai miei occhi le immagini dei “politici” locali che si riempiono la bocca con le “grandi” cifre sul valoroso turismo cortonese e che si fanno belli e sorridenti a favore di telecamera per dire ai quattro venti che viviamo in un paradiso terrestre dove c’è il turismo più bello del mondo e dove tutti siamo fortunati a viverci…perché questa è Cortona. Ma è tutto oro quello che luccica? Vediamo un po’.
Vivo a Cortona da 33 anni, ci sono nato, e credo di avere una mezza idea di come sono andate le cose negli ultimi anni. Nell’epoca pre-Frances Mayes questa era una cittadina piena di arte e storia, che cercava lentamente e con mille difficoltà e contraddizioni di autopromuoversi, di sistemarsi, di farsi più bella, di migliorarsi e di costruire le basi per un turismo di qualità che rispettasse prima di tutto i cortonesi e il valore “vero”dell’essenza di Cortona, città ricca di cultura e bellezza. Poi arrivò il mito del “Sole della Toscana” e tutti si ubriacarono e si persero come l’ebbro Noè, ubriacati non dal vino, ma dall’idea di ottenere grandi risultati (e grandi ritorni di immagine) con il minimo sforzo. Come ebbi a scrivere già nei primi tempi di quella sbornia, Cortona si stava trasformando in una novella Disneyland. Ma avevo sbagliato, avevo omesso gli aggettivi da accostare a questo simpatico epiteto, aggettivi che oggi si manifestano con crudezza… “decadente e invivibile Disneyland”. Sì oggi mi sento di definire così il paese in cui sono nato e in cui vivo e dal quale onestamente, spesso, non vedo l’ora di scappare.
Cercherò, sperando di non tediarvi, di sostanziare le mie clamorose affermazioni. Cortona è oggi svenduta completamente alla logica del turismo commerciale all’ennesima potenza con tutti i danni e gli effetti collaterali conseguenti, che in un momento di crisi economica e sociale si palesano con maggiore virulenza. Vediamola prima di tutto dal punto di vista dei turisti: cosa offre Cortona? A parte i meriti degli “antichi”, quelli dei contemporanei sono pochissimi. Per chi arriva in treno lo scenario è subito desolante con una stazione, quella di Camucia, sporca e fatiscente (le imbellettature periodiche non risolvono il problema), senza biglietteria, senza nessun tipo di servizio e distante da Cortona molto più del reale chilometraggio, vista la totale insufficienza dei mezzi pubblici destinati a raggiungere l’inclita cittadina etrusca. Tutte le sere, tornando da Camucia verso Cortona, incrocio infatti a lato strada persone con zaini e valigie che salgono in mezzo al buio verso la città. Arrivano in treno, ma non c’è nessu pullman.
Il turista automunito non si trova certamente meglio. Cartelli obsoleti e confusionari lo conducono ai pochissimi e malgestiti parcheggi, con auto che invadono ogni angolo del “paesino”, cingendo d’assedio da ogni parte la povera cittadina e i suoi frequentanti. Se si riesce ad arrivarci, una volta entrati all’interno delle poco curate mura (piene di “erbiconi”), Cortona appare abbastanza sporca, confusionaria e invasa dal traffico (con auto parcheggiate fuori posto ovunque), nemmeno fosse New York. Niente Ztl ovviamente, solo l’asse Piazza Signorelli, Piazza della Repubblica, Via Nazionale, risulta sgombro dalle auto e più curato. In piena logica del turismo commerciale è questo il salotto buono, la vera Disneyland di plastica da esibire ai turisti, che in uno struscio frenetico affollano i negozi di chincaglierie e improbabili prodotti tipici, i troppi bar dai prezzi cortinesi (e non cortonesi) e i pletorici ristoranti dove la “pappatoria” è sempre a portata di mano…
In tutto questo la cultura, l’arte, la storia, la bellezza, passano in secondo piano, relegati solamente nei due bellissimi musei, che in parte, seppur gestiti non sempre come meriterebbero, sopperiscono alla mancata valorizzazione di tutte le potenzialità culturali della città. Se si escludono i due musei, il turista troverà infatti tante Chiese spesso chiuse (per non parlare di Santa Maria Nuova, gioiello dell’arte italiana, da poco restaurata, non solo sempre chiusa, ma anche colpevolmente poco valorizzata a causa dello stato vergognoso della via d’accesso e del contesto al limite del degrado), tanti bellissimi vicoli e vie trasandati, tanti splendidi palazzi abbandonati in alcuni casi al limite del crollo, con la possibilità di fruire di una bassa percentuale delle “vere attrazioni” di Cortona.
A coronamento di questo scenario, escludendo la “manna venuta dal cielo” del discutibile Tuscan Sun Festival, le proposte culturali e gli eventi di rilievo sono impalpabili (e il problema dei tagli ai comuni c’entra fino ad un certo punto). Il fumo negli occhi di alcune mostre di cassetta non colma il vuoto di anni e anni senza qualcosa di originale e culturalmente appetibile. Mancano luoghi dove poter fare mostre degne di questo nome (vitali per città come Cortona) e quei pochi che potevano avere qualche possibilità di ospitarne (vedi l’importantissima mostra Arte in Valdichiana del 1970 che si svolse proprio in Fortezza) si “appaltano” alla gloria musicale del paese per attività non ben definite, ma altisonanti. I numeri sono certo dalla parte dei fautori e osannatori di questo turismo con la logica da supermercato, ma sulla durata della moda turistica cortonese non ci sono le stesse garanzie temporali di un serio investimento sulle vere potenzialità della città, basato su un’idea qualitativa e non quantitativa. Si è preferito favorire il “tutto subito e finché dura” e questo non solo a scapito di un turismo qualificante, ma anche e soprattutto a scapito dei cittadini di Cortona, che da una tale Disneyland vengono quasi scacciati.
Il cittadino cortonese diventa per questo paese in via di plastificazione un elemento estraneo, esposto periodicamente a varie vessazioni. Che sia la mancanza di parcheggi o il traffico intollerabile o l’altissimo prezzo degli affitti delle case o la mancanza di un serio investimento lavorativo sui giovani poco importa, c’è l’imbarazzo della scelta sui vari disagi. Così anche ciò che offre Cortona ai propri cittadini e ben poco, gli abitanti diminuiscono e l’aspetto spettrale della città nei mesi invernali è l’immagine eloquente che inquadra senza ulteriori parole il nodo del problema. E’ forse troppo tardi per invertire la rotta?…spero di no. Si dovrebbe intanto fin da subito prendere atto di un’incapacità di fondo nella gestione della città ogni qual volta venga presa d’assalto dai turisti e partendo da questo recuperare l’umiltà e il senso della misura per uscire dalla logica del “mungere” fino all’ultima goccia rientrando così nell’alveo della qualità e della vivibilità che renderà veramente Cortona una bellissima e duratura città
a vocazione turistica.
Daniele Simonelli