Riceviamo e pubblichiamo questa risposta di una nostra lettrice ai commenti comparsi nell’editoriale sul tema.
Il Santuario del Calcinaio è luogo di grande valenza religiosa ed artistica…..indipendentemente dal sacerdote che lo custodisce…..ci mancherebbe altro! E’ comunque luogo dove la Madonna ha operato prodigi e dove per volontà del popolo è stato eretto uno dei più bei monumenti rinascimentali. Tutto questo merita sicuramente una considerazione ben diversa di quella che attualmente Chiesa e Civile gli dedicano. Don Ottorino ha ragione nel farlo notare e nel cercare di rendere il Santuario meta di turismo e di pellegrinaggio, molto più di quanto fin’ora lo sia stato.
Tutti i sacerdoti che sono stati responsabili del Calcinaio (grande come santuario ma difficile per la sua dislocazione come parrocchia) hanno operato secondo le loro caratteristiche e i loro carismi per il luogo e per la Madonna, così don Giovanni Salvi, cosi don Alvaro Bardelli, cosi don Ottorino Cosimi.
Da quando don Ottorino è responsabile del Calcinaio, la casa parrocchiale ha ospitato, non la famiglia del parroco, ma tante famiglie e persone in situazione di bisogno, in maniera costante e continuativa, tanto da non restare mai vuota. Una bella e significativa presenza di concreta carità, tale da sopperire a moti vuoti.
Vuoti che peraltro dipendono anche da chi il Calcinaio lo ha disertato, perché non può il parroco da solo “fare folla”.
Per le adiacenze del Calcinaio sono stati fatti numerosi lavori, grazie all’interessamento di Amici di Francesca e del Monte dei Paschi.
Molti altri li ha fatti il parroco senza aiuti economici, lavorando di persona e aiutando anche persone che avevano bisogno di lavoro. Così sono nati gli ambienti parrocchiali e così adesso si sta ultimando la sala nella zona adiacente al parcheggio per la ospitalità dei pellegrini e con la dotazione dei bagni.
La presenza di don Ottorino è testimoniata dalle note che tanti turisti hanno lasciato ( nel libro del Santuario o per email) dopo aver visitato il Calcinaio, incantati dalla sua descrizione del simbolismo della Chiesa.
Don Ottorino non ha portato al Calcinaio la sua famiglia, ma la ricchezza delle sue iniziative, soprattutto di carità ed evangelizzazione: fondamentale la iniziativa del Banco Alimentare che permette di dare sostegno a famiglie il cui numero è sempre in crescita e che il parrocchiani sostengono, animano e contribuiscono a portare avanti, e la iniziativa di Radio Incontri, alla quale don Ottorino aveva dato vita già dieci anni prima di approdare al Santuario e che se l’è portata in dote, come ulteriore ricchezza.
Anche Amici di Francesca, opera grande per le patologie rare, a detta di Luciano Pellegrini, suo ideatore, non sarebbe nata senza La Madonna e don Ottorino.
La comunità Chemin Neuf ha fatto del santuario il luogo della sua preghiera settimanale e dei suoi impegni sociali.
Per vari anni il Calcinio è stato luogo di un Campo solare estivo, conclusione di un impegno annuale attorno ai ragazzi e ai giovani, al quale hanno partecipato giovani italiani e stranieri, ed è stato anche concretamente luogo di doposcuola animato da persone della parrocchia e da civilisti.
Dove è scritto che la responsabilità di tenere aperta una Chiesa spetti solo al parroco (che non abita tra l’altro lì con la sua famiglia?)
E i laici che vivono il sacerdozio battesimale dove sono?
Perché ci si affretta a dare agli altri le responsabilità senza considerare le proprie?
Sono parrocchiana del Calcinaio: in ventitré anni mai, per nessun motivo, è mancata la celebrazione eucaristica quotidiana. Don Ottorino non è tipo da……. prendersi ferie.
Tutte le volte che qualcuno lo ha cercato per ogni tipo di bisogno, compresi quelli spirituali, ha potuto e saputo, se lo voleva, trovarlo al santuario sempre nelle ore pomeridiane oltre che frequentemente anche al mattino, dedito alla manutenzione del Santuario e delle impegnative adiacenze. E’ si vero, che molto spesso è dato di vederlo lavorare o pregare da solo.
Oggi la figura del prete è cambiata (soprattutto per le indicazioni del concilio) e quindi il sacerdote non è custode di mura ma celebrante, guida spirituale, animatore di iniziative, e di questo fatto occorre tenere conto.
Giovanna Boldrini
Maestà del Sasso
Cortona