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Cartelloni, dissuasori: vecchie glorie di Castiglion Fiorentino

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro lettore castiglionese Stefano Milighetti

“Chissà come sono stati spesi i nostri soldi?”

È una domanda che probabilmente in questi giorni è passata per la mente di molti castiglionesi. Una domanda che, forse per la prima volta, accomuna tutti, senza più distinzioni di schieramento o simpatie politiche. Com’è stato precisato dal sindaco Enrico Cesarini, “…nessuno è scappato con la cassa…” e questo è un sollievo, specialmente per quella parte della popolazione che alle ultime elezioni amministrative ha ridato fiducia alla lista del PD. Rassicurante certo, ma il punto fondamentale resta lo stesso: perché non è stato rispettato il patto di stabilità?

 

E ancora, quali sono i servizi, o lo sviluppo, che si sono voluti salvaguardare? E di nuovo: dove sono finiti i soldi?

Volendo scavare un po’ indietro nel tempo, è possibile riportare alla luce qualcosa, tasselli che fanno parte di un mosaico più ampio che ancora non è stato del tutto svelato. Sono tasselli piccoli, che probabilmente non hanno influito più del dovuto sull’attuale situazione finanziaria del comune all’ombra del Cassero, giusto per usare una frase fatta, però sono l’emblema di una mentalità e di un modo di fare che non va assolutamente bene, specialmente in tempi di crisi economica diffusa.

Partiamo allora da qualcosa che hanno visto tutti.

Il cartellone recitava “Benvenuti a Castiglion Fiorentino Città Etrusca e Medievale”.

Be’, l’enorme cartellone montato su una grande impalcatura che sovrastava il semaforo che regolava il traffico dalla stazione a viale Mazzini e/o lungo la statale Umbro-Casentinese, non c’è più. Smantellato quando il semaforo è stato sostituito da una ben più agevole e pittoresca rotonda.

Se fosse solo questo, nessuno avrebbe da recriminare: ben vengano tutti quei miglioramenti che permettono al traffico di defluire più rapidamente, facendo risparmiare minuti preziosi ad automobilisti dai tempi sempre più ridotti.

Il problema è invece un altro: il cartellone incriminato è stato lì per forse poco più di un anno e quindi, spero non ci sia da replicare, si può parlare di una spesa del tutto inutile.

Continuando su questo filone di pseudo – indagine, voglio ricordare un’altra decisione rivelatasi discutibile: i dissuasori a scomparsa. Utilizzati per un periodo limitatissimo di tempo, sono definitivamente scomparsi sotto i colpi di una più pratica e remunerativa ZTL che scandisce tuttora gli orari del traffico per le vie del centro storico.

Quello che vorrei sapere è questo: perché?

Non credo che siano bastati 100 euro per metter su il cartellone e i “birilli”, quindi: perché sono stati sprecati questi soldi senza un minimo di criterio? Nelle “stanze dei bottoni” di Castiglion Fiorentino non esiste la pianificazione? Oppure si pianifica solo quando c’è da tagliare e chiudere servizi e sportelli?

In un periodo di crisi come questo, con posti di lavoro che non ci sono e una povertà che si sta diffondendo in modo subdolo tra fasce sempre più ampie della popolazione, questi sprechi sono un insulto e una vergogna.

Un insulto per tutti quelli che non ce la fanno ad arrivare a fine mese e che magari sono costretti a enormi sacrifici per garantire ai propri figli il minimo indispensabile per una vita dignitosa.

Una vergogna per gli amministratori che se non sono in grado di fare bene e con raziocinio il proprio lavoro, dovrebbero solo prendere e andarsene.

 

Stefano Milighetti, Elettore di Centro Sinistra Infuriato.

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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