E pensare che anche nel logo della festa del quotidiano “La Repubblica”, che si è tenuta in questi giorni a Torino, gli organizzatori hanno scelto come sottotitolo della manifestazione una parte dell’articolo 1 della nostra Carta Costituzionale… “fondata sul lavoro“. L’articolo 1 è infatti molto chiaro su questo e l’art.4 rafforza il concetto sottolineando che il nostro stato riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Mai come in questo momento il dettato costituzionale è lontano dalla realtà. Manca il lavoro, ma soprattutto mancano le risorse per creare lavoro. Lavoro per i giovani, per coloro che hanno studiato, per tutti, ma intanto il paese va sempre più al fondo.
Cultura e ambiente, gli unici due settori dove potrebbe crescere una nuova Italia rinata dalle ceneri del modello di sviluppo dei decenni passati, non figurano fra le priorità di nessuno, o quasi.
Nei giorni scorsi agli Uffizi un operaio ha messo un piede nel punto sbagliato sull’incannicciato, sfondando una parte di soffitto, un incidente di cui ha parlato tutto il mondo. Nonostante questo si continua a ignorare temi come quelli della valorizzazione del patrimonio culturale del nostro paese: altro tema assente o quantomeno secondario in tutti i programmi elettorali delle liste presenti alle prossime elezioni politiche.
Qualche giorno fa il critico Vittorio Sgarbi raccontando della sua visita a Monte San Savino ha affermato che è “insignificante possedere la Primavera di Botticelli, la Velata di Raffaello, la Venere di Tiziano o l’Apollo e Dafne di Bernini se intorno ad esse non ci fondiamo un’economia che li vedesse come riferimenti, non diversamente dalla Ferrari o dalla creazione dei grandi stilisti. Si tratta in ogni caso di Made in Italy“
La strada su cui andare a parare per il rilancio sarebbe quindi chiara, ma si preferisce continuare coi colpi di scena e le frasi ad effetto, pensando che l’unico problema di questo paese possano essere l’IMU o Equitalia. Perchè chi si candida a governare già sa che non potrà fare granchè, e allora meglio buttarla sulla demagogia o sul baratto: mi dai il voto, ti do qualcosa subito in cambio.
Eppure gli ultimi dati resi noti dall’ISTAT ci dicono che al 31 Dicembre 2012 nel nostro paese i disoccupati hanno raggiunto la percentuale dell’11,2 %: i giovani (da 15 a 24 anni) in cerca di occupazione sono ill 36,6 %. Le domande di disoccupazione sono state oltre 1 Milione e 500.000 (con un incremento del 14%) la cassa integrazione nell’anno 2012 ha raggiunto 88 Milioni e 600.000 ore.
E la riforma Fornero è forse servita a qualcosa?
Nella provincia di Arezzo su 1120 ispezioni efffettuate ben 675 hanno presentato irregolarità (oltre il 60% delle aziende sottoposte a controlli risultano irregolari) e su 2985 controlli i lavoratori irregolari sono stati 1240 (oltre il 41%). Il lavoro nero accertato nell’aretino è oltre il 38%.
I giovani dalla riforma si aspettavano un’inversione di rotta anche perché costretti spesso a sospendere gli studi, ma il loro stipendio mensile medio è calcolato in soli 265 Euro, uno solo su dieci svolge il lavoro per cui ha studiato e uno su due è costretto ad andare all’estero per lavorare.
E ancora impazzano le partite I.V.A., nonostante la riforma prevedesse il loro superamento. Peccato che l’idea originale, infarcita poi di deroghe e invenzioni balzane come quella dell’imprenditore-dipendente (già a sentirla è un ossimoro…) ha perso completamente la sua efficacia e anzi, è diventata un ulteriore strumento per le grandi aziende per fare il bello e il cattivo tempo coi propri lavoratori, ormai prossimi a condizioni di schiavitù.
A coloro che si ribellano richiedendo la regolarizzazione del loro rapporto di lavoro può succedere quello che è successo ai precari delle Poste, reduci da un tiramolla fatto di periodi di lavoro saltuari (qualche mese ogni tanto) per molti anni: si sono visti respingere la richiesta dal Tribunale di Firenze e sono stati anche costretti al pagamento delle spese processuali
Con lo stop “settimana della cultura”, in questi giorni, è arrivato l’ennesimo segnale di un paese che continua ad andare nella direzione sbagliata. E così le occasioni, che pure ci sarebbero, sono tenute ancora una volta a marcire.