Riccardo Staglianò, già giornalista del Corriere della Sera e Repubblica, nel suo ultimo libro dal titolo “L’affittacamere del mondo – Airbnb è la nostra salvezza o la rovina delle nostre di città?” sottolinea le minori difficoltà che, anche in tempi di Covid 19, la piattaforma ha incontrato.
Dati alla mano egli afferma che mentre gli alberghi e i resort hanno dovuto sospendere quasi totalmente la loro attività a causa della ridotta richiesta di ospitalità e degli invariati costi di gestione, AirB’n’b si è accaparrata la quasi totalità della poca clientela rimasta, realizzando comunque profitti.
L’autore mette però in risalto anche il fatto che per i clienti della piattaforma, coloro che mettono in affitto le proprie abitazioni, non ci sono stati particolari benefici visto che, in quanto proprietari degli immobili, hanno comunque dovuto pagare Imu, Tari e le quote fisse per tutti i servizi.
Mi sorge quindi una domanda: siamo sicuri che sia ancora conveniente per i proprietari di case ricorrere agli affitti brevi e non a quelli a lungo termine per i residenti?
Io credo che se questa seconda opzione venga resa ancora più conveniente con sostegni concreti delle Amministrazioni Comunali, con sconti sull’IMU, sulla Tari e magari creando un apposito fondo di solidarietà per coprire gli eventuali affittuari non solvibili, sicuramente potrebbe essere presa in considerazione da molti proprietari.
Il disagio che ha creato e creerà ancora per molto tempo l’epidemia Covid 19 impone cambiamenti significativi nelle nostre abitudini e comportamenti quotidiani e anche scelte economiche diverse. E’ evidente che in realtà come quelle di Cortona il dipendere quasi esclusivo dal turismo ha portato effetti devastanti.
Sono ormai non più rimandabili, lo ripeto per l’ennesima volta, cambi di rotta radicali. Riportare nel centro storico 100 o 150 famiglie residenti tutto l’anno contribuirebbe a favorire la diversificazione delle attività commerciali creando la base per lo sviluppo di un’economia diversa.
A quel punto non avrebbero più senso di esistere 43 attività di somministrazione di alimenti e bevande, mentre invece diverrebbero utili e anzi necessarie attività di vicinato al servizio dei residenti.
Il tempo e voglio ribadire ancora che è il momento per tutti, istituzioni pubbliche, istituti bancari , associazioni culturali a di categoria, di cambiare mentalità.
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