L’astenuto in Italia non è più il pigro, il qualunquista, o il poveretto che non capendo un’acca di politica fa lo struzzo e il giorno delle elzioni diserta l’urna. Ma sta diventando un sentimento maggioritario che serpeggia tra l’elettorato un tempo definito di destra, di sinistra. o di centro, e che oggi, invece, non riconosce più ai partiti quelle caratteristiche che ne facevano soggetti identitari tanto forti da prevalere sovente su ogni altra passione individuale. Quasi una appartenenza tribale a cui l’attivista e, in misura minore, l’elettore si atteneva con passione, e, quando era necessario, giustificava anche le cazzate della sua parte come sacrosante ragioni di partito per non farsi infinocchiare o farsi mettere sotto scacco dagli avversari. Spesso le divergenze erano così forti da suscitare, più che discussioni, risse, non solo verbali. Sarà stata l’ebbrezza della partecipazione, o una partigianeria dovuta a radici convinte abbarbicate negli interessi materiali, culturali, etici, fatto sta che la politica era una cosa seria, molto seria, come d’altronde lo richiederebbe una civiltà matura.
Inutile sottolineare l’attuale degenerazione del quadro politico generale, nei suoi contenuti, nel livello di discussione pubblica nel teatrino mediatico e, la cosa forse più grave, nel pensiero unico dominante offerto (imposto e supinamente accettato) dai media direttamente ai politici di mestiere. Non esistendo più momenti di analisi dei fenomeni (i centri studi dei partiti, alcuni dei quali erano talmente sofisticati paragonabili a quelli universitari), e mancando dibattiti ideali interni a ciascuna corrente politica (oggi i dibattitti – sic!- si fanno in TV dove vanno i più fotogenici e quelli che sanno spiccicare frasi anche senza senso ma sparate a raffica, possibilmente in corretto italiano, cercando di sopraffare l’altro,…). Insomma, il cittadino comune, al di fuori dalle sempre più strette cerchie politiche, per farsi un’idea propria deve accontentarsi di brandelli estrapolati da inutili continue gazzarre televisive o, peggio ancora, ascolando telegiornali fotocopia l’uno dell’altro, o leggendo giornali dalla dubbia autonomia dai poteri forti, soprattutto finanziari ed economici. Tanto da dar fiato a chi, non più tanto a torto, parla di una democrazia fasulla condizionata, perciò non più definibile tale per mancanza di effettive idee offerte tra loro in contraddittorio, quanto più sincero, o verosimilmente sincero. E tale assenza non è di poco conto, considerando gli effettivi interessi dei cittadini posti in gioco su cui la politica ha un ruolo fondamentale. Basterebbe ricordare, a mo’ d’esempio, come è nato quel verminaio di guerre mediorientali partendo dalla guerra in Iraq, giustificata da una montagna di menzogne costruite dai maggiori leader mondiali dell’epoca: Colin Pawel all’Onu, con provette di acqua distillata spacciate per gas micidiali, o Tony Blair che, ex post, ha incolpato i servizi segreti britannici di avergli scritto il falso… Un giochetto da niente… i cui postumi sono ancora accesi, con centinaia di migliaia di morti innocenti tra le popolazioni civili. Già, oggi le guerre non sono più tra soldati, ma sono stermini di massa! Ricordiamo ancora come un paese come l’Italia, che ha nella sua Costituzione il divieto di risolvere i conflitti con la guerra, si trova implicata in un sacco di scacchieri di guerra avendoli gabellati da peace skipping! Che cavolo c’entri la pace con la guerra ancora non si è capito. O meglio si è capito: è in atto una guerra mondiale a tappe per motivi economici, com’è lo stesso Papa a ricordarcelo spesso, per quanto inascolato.
Nella mia appartata vita da pensionato, incontro continuamente un vasto campionario di cittadini, vecchi e giovani indistamente che, faticando a raccapezzarsi, non osano più mettere becco su questioni politiche, pur consapevoli del danno fatto a sé stessi. Lontano da tempo dall’agone politico, avendo militatato convintamente a sinistra finché la coscienza me l’ha consentito, ne sto distaccato, assistendo a quanta confusione ogni giorno viene aggiunta, dall’estrema destra alla sinistra estrema, nella vita politica italiana, a partire dai fatidici anni Novanta. Dal momento in cui è iniziato il carosello del cambio dei nomi ai partiti, pur di sopravvivere. Con obiettivi confusi dal punto di vista dell’interesse generale, ma con obiettivi assolutamente chiari nella volontà di permanenza al potere di un personale politico che ha accettato oligarchie di partito personalistiche pur di restare in sella fino a una ricca pensione. E anche oltre la pensione, pur di non perdere l’aggancio al potere. Come mi par di capire stiano studiando di fare quanti si stanno organizzando, alla sinistra del PD, nel partito Liberi e Uguali. Per non liquidare tale questione troppo laconicamente, definendola un tentativo di riallineamento al potere del personale politico emarginato nel PD dal rampante rignanese, sarebbe necessario un ragionamento partendo dai vari convulsi tentativi di rinominare i partiti succedutesi dagli anni Novanta in poi, ma lo lascio fare al lettore, tanto è lunga la sequela di sigle politiche e di nomi di dirigenti che hanno partecipato al balletto. Dichiarando me stesso “vittima”, come militante di una sinistra comunista organizzata, attrattiva, che non era stata certo responsabile del fallimento storico attribuibile in larga parte alla Unione Sovietica e alle sue classi dirigenti. Per di più, oggi, vedo con sospetto e disincanto che uno tra i leader della nascente Liberi e Uguali come Enrico Rossi (Presidente della Regione Toscana) scriva il suo richiamo ideale al Socialismo, dopo che, per quasi un ventennio, quei leader là si sono tenuti ben lontani da tale ispirazione, magari irridendo chi ancora riteneva valide le analisi storico-economiche marxiste sugli effetti del capitalismo mondiale sulla vita della maggioranza della popolazione nel mondo. La forbice sempre più impressionante tra i pochi ricchi e le moltitudini di poveri, e la falcidia dei diritti dei lavoratori, dei pensionati, degli ammalati, degli studenti, …sull’altare di profitti stellari spietati e senza più controllo da parte politica. A chi mi chiede come votare dico: aspettiamo la fine della campagna elettorale, sperando che la scena si illumini, con grande comprensione per chi si vorrà astenere.
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La sopravvivenza politica
e' per quello che vedo
la piu' grande fonte di conservazione della rappresentanza
che ormai imperversa e sovrasta
ogni valore etico e morale.
Forse Ferro siamo invecchiati e giriamo troppo il capo all'indietro.
meglio probabilmente
" stare seduti in cima ad un paracarro
e star li' ad aspettare Bartali
da quella curva spunterà
quel naso triste da italiano allegro
E tu mi fai, dobbiamo andare al cine
E vai al cine, vacci tu"
I poeti a volte interpretano la storia con decenni di anticipo