Collegandomi alla missiva inviata dall’Amministrazione Comunale di Cortona alla società RFI con la richiesta di effettuare le opere necessarie per mantenere, in modo decoroso e sicuro, la stazione ferroviaria di Camucia oltre ad apprezzare l’iniziativa vorrei ricordare ai lettori i tanti articoli che negli anni sono comparsi sulle pagine di Valdichianaoggi proprio sul tema delle stazioni e dei servizi ferroviari. Il problema, come si sa, è annoso e non ha ancora trovato soluzione.
Proprio in questi giorni il tema delle stazioni dismesse o comunque rimaste senza presidi non-virtuali è stato affrontato anche nelle colonne del Corriere Fiorentino (edizione regionale del Corriere della Sera). Ho letto un intervento del Dottor Mario Lancisi che afferma: “ le stazioni ferroviarie minori sono diventate un luogo di degrado sociale, piccoli Bronx (…) lontani sono i tempi in cui le piccole stazioni erano luoghi e piazze dove si incontravano per socializzare gli abitanti dei piccoli centri”.
In effetti un tempo nelle stazioni, anche in quelle più piccole e sperdute, spesso ci abitava il capo stazione, c’erano il bar e l’edicola e soprattutto erano attive le biglietterie. Oggi quasi tutte sono state chiuse e le poche informazioni per il poco pubblico, visto che si fermano pochissimi treni, arrivano mediante messaggi registrati diffusi dagli altoparlanti.
Tutto questo è frutto dei nuovi tempi, sicuramente fa risparmiare, ma ha reso le stazioni dei gusci vuoti, privi di vita. Ed appunto i gusci vuoti, se non riempiti, diventano terreno facile di degrado, di marginalità sociale e anche, qualche volta, di delinquenza.
Paghiamo, a mio modo di vedere, scelte politiche che puntando solo sull’alta velocità hanno penalizzato i collegamenti secondari, con marginalizzazione appunto delle stazioni minori.
Nel territorio comunale cortonese si è comunque negli ultimi anni tentato un qualche recupero per usi collettivi: come sede di uffici comunali e/o associazioni di volontariato, ma ancora vi sono molti spazi disponibili e non utilizzati. Da questo punto di vista si potrebbe provare ancora una volta a ripensare di destinarli a usi sociali, come centri culturali e di studio, magari autogestiti da associazioni giovanili.
A mio modo di vedere, però, non è ancora il caso di arrendersi alla marginalizzazione del traffico ferroviario locale. Tutto questo perchè mai come adesso credo sia necessario mantenere viva un’alternativa all’uso dell’auto, per ogni tipo di spostamento, da quello per lavoro a quello turistico.
Se quindi posso apprezzare la battaglia per non escludere i nostri scali locali dai collegamenti dell’alta velocità, non dimenticando però a tal proposito l’ormai probabilmente sfumata occasione della stazione “Media Etruria”, io credo che altrettanto importante sia recuperare servizi ferroviari locali davvero funzionali.
Le stazioni ferroviarie, secondo me, possono rivivere ed essere sicure soltanto se ci si fermano i treni. A questo proposito credo che torni quantomai attuale la nostra vecchia proposta della “metropolitana di superficie” fra Chiusi e Arezzo e, magari anche Perugia incrementando le corse. Sarebbe una valida alternativa al traffico automobilistico che si riversa nella Strada Regionale 71.
Più in generale si offrirebbe un servizio in più, in un momento nel quale proprio la scomparsa dei servizi (anche a causa del Covid, si pensi alle chiusure degli Uffici Postali, dell’Agenzia delle entrate ecc ecc.) sta diventando un problema sempre più evidente e penalizzante per tutti i comuni del nostro territorio.
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