L’imprevedibile epilogo della vicenda amministrativa di Castiglion Fiorentino ci ha posto di fronte all’inconsueto comportamento del sindaco Enrico Cesarini; inconsueto per il fatto che ormai siamo abituati ad assistere, quasi quotidianamente, a politici che non sanno neppure cosa sia la coerenza, ad amministratori pronti a cambiare idea ad ogni soffio di vento, a personaggi abbarbicati alle proprie poltrone. Enrico Cesarini, che ha tentato in vari modi di portare il bilancio in pareggio, una volta accertata l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo, il 16 settembre ha optato per la richiesta di “dissesto finanziario” per il Comune di Castiglion Fiorentino.
E qui si è scontrato con il coordinatore del locale PD e con alcuni assessori suoi fedelissimi, tanto è che due di questi, pur votando in giunta per il dissesto, hanno fatto mettere a verbale il loro convincimento che si fosse potuto pervenire ad un’approvazione del bilancio comunale.
Il coordinatore del PD castiglionese ha poi rilasciato un’intervista, dove “scaricava” il suo sindaco, muovendogli pesanti critiche e accuse di poco coraggio. Arrivando ad affermare che aveva “sbagliato il giudizio”
Alla fine, tutto sembrava procedere verso l’approvazione della richiesta di dissesto ed era vicino il consiglio comunale del 24 settembre. Sennonché, il 23 è stata convocata un’assemblea del PD locale e lì il coordinatore ha tentato di ribaltare la frittata, cercando di costringere il sindaco Cesarini a presentare un bilancio e farlo approvare ai consiglieri comunali.
Sappiamo come è finita. Cesarini il 24 si è presentato in consiglio comunale con una lettera di dimissioni. Non ce l’ha fatta a reggere a tutte quelle pressioni che lo volevano costringere a procedere in maniera contraria al suo sentire e ha detto “basta”. Poi si è sfogato con un giornalista: “per molte persone vale il principio che, in nome di una presunta opportunità politica, tutto quello che si è detto il giorno prima non conta più! Si prende la posizione che più si ritiene possa dare un vantaggio in quel momento e la si cavalca senza vergogna. Penso che a questo punto sia chiaro a tutti che io non sono fatto così”.
Chapeau! Trovarne di politici che ancora danno valore alla parola data, alla coerenza, al bene comune. Al di là di eventuali responsabilità nella sua veste di assessore al bilancio – che personalmente non credo esistano – il Cesarini ha dimostrato di sapere come dovrebbe essere un sindaco e quali siano le sue priorità. E da questo punto di vista – seppur con le differenti idee – credo che Castiglioni abbia perduto un buon sindaco.
Quello che invece sgomenta è il vedere il rinnovato attivismo del coordinatore del PD castiglionese, adesso pronto a bacchettare in riunioni partitiche e sui giornali il sindaco Enrico Cesarini. Dico la verità, non ho mai visto lo stesso furore e le stesse attenzioni da parte del coordinatore comunale PD – Paolo Brandi – quando c’era da frenare le troppe spese dell’allora sindaco Brandi Paolo. E sconcerta davvero che un partito permetta queste commistioni e questi doppi incarichi, che non vanno di certo nella direzione della trasparenza.
Ricordo l’ilarità che suscitò in una riunione preelettorale la battuta di un tesserato PD, quando sosteneva che a Castiglioni era peggio che in Libia, visto che anche Gheddafi aveva un segretario del partito di governo, mentre qui era la stessa persona a guidare amministrazione e partito.
Comunque, tornando a Cesarini, appare chiara la sua valutazione sul predecessore, quando afferma che gli elettori vedevano in lui “la possibilità di un rinnovamento del modo di fare politica e soprattutto di meglio di amministrare la cosa pubblica”.
Speriamo che questa pausa commissariale, che tanti problemi causerà ai Castiglionesi, almeno contribuisca a rinnovare davvero il modo di fare politica e di amministrare il comune, nonché a togliere di mezzo qualche ferro vecchio.
Santino Gallorini