Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono incontro alla sera. La sera del Parterre, che durante i caldi tramonti estivi, con i raggi del sole pressoché orizzontali, può anche accecare.
Sai, figliolo, qui una volta si svolgeva il Palio dei Rioni.
“Sì che bello! Le corse dei cavalli!” e giù uno scapaccione.
Non si chiamano corse di cavalli, tonto.
O meglio, una volta, all’alba dei tempi, le chiamavano corse di cavalli, poi venne la moda della rievocazione storica e delle cene propiziatorie, cioè moderni baccanali, e così poi iniziarono a parlare di “palio”, come a Siena. La storia va avanti, per inseguire se stessa. Poi Castiglioni si civilizzò. Vita sociale, iniziative culturali, riti aggregativi. Feste del vino e barocciai del Maggio che rimanevano qui al Parterre da metà aprile a metà giugno. Cortona la snob non si preoccupava, e continuava a dire, scuotendo la testa: “Non avete nemmeno il cinema” – per gli adolescenti castiglionesi poter andare al cinema in motorino è sempre stata un’utopia – ma, caspita, però Castiglioni aveva tante altre cose.
Tu forse non te lo ricordi, sei piccolo, ma Castiglioni un giorno si svegliò e disse: “Voglio diventare attrazione turistica”.
Venne riqualificato un’area un tempo degradata, e nel giro di qualche mese quella zona diventò l’epicentro della movida aretina. Un pezzo di suolo pubblico si trasformò dal giorno alla notte in rivendita di bevande alcoliche atte a favorire la socializzazione.
Venne valorizzata l’identità della città, facendosi forte dell’equidistanza fra la grandiosa Arezzo e la furba Cortona. E così vennero rifatti marciapiedi, cambiata la viabilità, abbelliti viali e giardini. Il traffico sparì all’improvviso dalla Sr 71, grazie a rotonde e rotondine. Sai, figliolo, vennero creati quartieri ex-novo, come quello della stazione. Il quartiere della Coop no, quello esisteva dai tempi remoti dell’era industriale, ma fu rinnovato con un distributore di acqua gratis e un parco giochi per bambini. Nelle frazioni, lampioni a destra e a manca. L’afflato alla socializzazione fu ricreato anche nei piccoli paesi, secondo una logica di federalismo ante-litteram, costruendo dal nulla imponenti Centri d’aggregazione sociale e gruppi sportivi, i quali organizzavano ciascuno una loro personale festa. C’era motivo per essere contenti, nel Paese dell’opulenza e dei marciapiedi nuovi. Grandi banchetti in tutti i villaggi, soprattutto nel periodo estivo, celebravano la floridità castiglionese intasando il traffico in campagna, e issando pizze sbruciacchiate e mattoni di porfido al Dio Spreco.
“Ma, nonno, lo spreco c’è dovunque”.
Beh, in effetti.
“Almeno voi, per un po’, siete stati felici”.
Ma io penso agli scudieri e ai dipendenti del Comune, che si ritrovarono una mattina ad elemosinare per la strada.
“E poi cosa successe?”
Poi, un giorno, il cielo si oscurò. La città aveva vissuto 20 anni sfolgoranti, sempre sulla cresta dell’onda, e poi, un giorno, morì. Come Jim Morrison e Kurt Cobain.
“E nessuno ha scoperto mai il motivo?”
Nessuno vuol sapere come è morto veramente James Dean.
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!” .