Qualche giorno fa sul quotidiano cattolico “L’osservatore romano “ è apparso un articolo dal titolo “Anche i Romani in fuga da Roma”.
L’articolo a firma di “Daniele Mencarelli” così proseguiva: “Molti giovani turisti provenienti da ogni angolo del mondo non arrivano nella nostra amata città per il suo patrimonio storico-artistico, per ammirare la sua bellezza proverbiale, ci arrivano perché attratti dalla vita notturna, dalla facilità con cui si possono reperire sostanze stupefacenti, dai locali che servono fino all’alba alcolici per pochi euro, in barba a ogni regolamento comunale. Con il risultato che questo disordine spacciato per libertà è il caos, il costante rischio di trasformare il divertimento in materia da codice penale. Ovviamente, questo fenomeno non riguarda solo la nostra città,ogni capitale mondiale ha la sua offerta in fatto di vita notturna e divertimenti, e gestire la faccenda è difficile per tutti. Quello che preoccupa rispetto a Roma, più in generale rispetto al nostro Paese, è la totale mancanza del rispetto della legislazione che tutela chi all’interno di una città non è chiamato a giocare il ruolo del turista, ma chi ci vive, lavora, manda a scuola i figli. I poveri cittadini chiamati a un sacrificio costante, e mai veramente ripagato”.
Tutto ciò mi ha colpito perchè riflettendo bene trovo analogie tra quello che avviene a Roma ed in altri centri storici importanti come Venezia, Bologna, Firenze, Siena, Pisa ecc., con quello che avviene anche nella nostra Cortona.
Anche qui i residenti, per tanti fattori fra cui ci sono anche gli elementi elencati nell’articolo de L’Osservatore Romano, si trasferiscono nelle zone meno interessate alla “movida” o addirittura scendono in altra località del territorio comunale.
Gli appartamenti così si svuotano con il risultato sempre più evidente e drammatico della fuga dal Centro Storico. Al posto dei residenti e delle loro abitazioni spuntano, in maniera totalmente selvaggia, le case-vacanza e i B&B, luoghi ricettivi a basso costo, talvolta abusivi (vedi recente indagine della Guardia di Finanza).
Dove una volta alloggiava una famiglia, magari da generazioni, ora transitano turisti, per pochi giorni. Interi palazzi nel cuore del centro storico sono trasformati in affittacamere, luoghi senza più memoria, né reale futuro, mono e bilocali in grado di ospitare solo turisti, così anche vecchie cantine e garage (una volta occupate da geniali artigiani) sono preda di attività per la somministrazione di alimenti e bevande (oggi sono presenti nel centro storico di Cortona ben 44 esercizi).
Così il turismo, benedetto e cercato, finisce per essere tanto invasivo da snaturare l’anima di un luogo e comprometterne l’equilibrio inseguendo le aspettative (vere o presunte) dei turisti, la qualità di vita dei residenti passa in secondo piano.
Anzi, secondo una specie di pulizia etnica in base al censo, molti residenti non reggono più il gioco, e i centri storici si spopolano. E si diffonde l’idea che il futuro delle nostre città non è più (come negli ultimi tremila anni) la creatività e l’inventività dei cittadini, ma la loro abilità di servire i flussi turistici, chiudendo occhi orecchi e cervello a qualsiasi altro stimolo.
Da questo quadro, non proprio idilliaco, secondo me, si può ancora uscire.
Per i nostri amati centri storici io torno a rilanciare alcune idee, come ho sempre fatto.
Propongo a chi amministra di intervenire rilanciando, da un lato, una seria politica di controllo (da anni troppo blanda) che, diciamolo con franchezza, riporti al ripristino dell’ordine, al rispetto delle normative vigenti: in materia di orari di chiusura delle attività, di emissioni sonore prodotte dalla diffusione di musica, di schiamazzi e di civile convivenza. E dall’altro mettere in campo atti amministrativi che blocchino l’apertura di nuova attività “puramente di interesse turistico” (come è già avvenuto negli ultimi anni a Firenze, Lucca e Volterra) e favorire, con sostanziose riduzione di tributi, la nascita di nuove attività di vicinato. Contemporaneamente sarebbe a mio avviso importante portare avanti (anche attraverso ANCI) accordi con i principali portali turistici come Air Bnb, per il pagamento della tassa di soggiorno per conto dei loro clienti, controllare il numero dei “reali” residenti all’interno del centro storico (recuperando così eventuali evasori del pagamento dell’I.M.U.) ed infine ripristinare, con gli istituti bancari, apposite convenzioni sulla riduzione degli interessi per coloro che acquistano abitazioni all’interno del centro storico per risiedervi tutto l’anno.
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