Si dice che il reale successo di uno sciopero si misuri dall’affettivo danno creato alla comunità. Bene, se io questa mattina avessi voluto fare colazione in centro a Castiglion Fiorentino non avrei potuto perché tutti i bar erano chiusi. Ecco perché la “serrata” dei commercianti castiglionesi, diretta da Confcommercio, per protestare contro la delibera della giunta che prevede più aree di sosta a pagamento e il rialzo di alcune tariffe, ha avuto un netto successo.
Gli organizzatori parlano di un’adesione al 100%. Possiamo crederci, visto che chiunque abbia percorso Corso Italia nelle ore centrali della mattina di oggi ha respirato un clima spettrale, con i bandoni abbassati, saracinesche chiuse, niente esposto in vetrina, nessun capannello di persone davanti ai bar. Quei cartelli esposti sui negozi, “chiuso per serrata”, assomigliano molto a quelli che si mettono quando c’è qualche lutto cittadino. Per fortuna oggi non è morto nessuno, anche se di questo andazzo potrebbe morire un paese intero. Castiglioni. Con questa iniziativa i commercianti hanno avuto il merito di far sentire il loro peso e il loro valore, e lo hanno fatto senza ostentare nessuna sigla politica e mostrando nel concreto cosa potrebbe accadere se nel centro storico non ci fossero più attività commerciali. Di mezzo non c’è la contestazione spesso fine a se stessa nei confronti del Comune e dell’ormai inflazionato dissesto, ma c’è uno spunto di riflessione più ampio e – perdonatemi – più interessante, ed è quello che riguarda il futuro di una città. Nelle città dell’era classica l’agorà era il centro propulsore della vita cittadina; nel Medioevo i villaggi potevano ambire a diventare città se avevano un mercato. Il commercio, volenti o nolenti, è l’anima di una comunità.
Castiglioni gode da alcuni anni di una intensa vita sociale nelle ore notturne, e ha superato ormai Cortona nel ruolo di “capoluogo chianino della movida”. A chi dobbiamo dare il merito se non alle attività commerciali e, ovviamente, alle iniziative socio-culturali patrocinate da Comune, Proloco e rioni? Ma di giorno? Di giorno c’è un quartiere fantasma ormai svuotato a livello commerciale, cioè Porta Romana. E una diaspora sempre più evidente delle attività verso il fondovalle. Nel 2012, con la vita che si fa sempre più frenetica, salire fino al Corso Italia per comprarsi le aspirine sta diventando per tutti noi castiglionesi una vera scocciatura. Figuriamoci se toccasse anche pagare per posteggiare la macchina. Come ha giustamente fatto notare Franco Marinoni, direttore Confcommercio, con le soste a pagamento ovunque, se qualcuno volesse prendersi un caffè al volo dovrebbe pagarne due: quello vero, più gli 80 centesimi del parcheggio. In tempi di crisi come questi, non lamentiamoci poi se la gente rispolvera dallo scaffale la cara e rumorosa Moka.
La questione dei parcheggi blu non nasce dal nulla, anzi è la classica goccia che fa traboccare il vaso, visto che già lo scorso anno la delegazione castiglionese di Confcommercio aveva chiesto al Comune maggior tutela del centro storico, e quindi delle attività ivi comprese, ma non lo aveva fatto per mero spirito di protesta, visto che essa stessa si rimboccò la maniche, sostenendo per esempio le spese per le luminarie natalizie. I cittadini si sono sempre detti d’accordo, ma adesso prendano la palla al balzo per fare fronte comune: in ballo non c’è la polemica sterile sugli errori del passato, ma c’è il futuro di una comunità intera. “Vado in paese” dicono i bisisi quando vanno alle Poste o al Comune, e speriamo che continuino a dirlo per molto altro tempo ancora.