Il talento di Martha Argerich confuso tra i ritmi del tango; Dov’era Martha Argerich?, Nestor Marconi e Alejandro Petrasso, i veri protagonisti della serata … questi sono alcuni dei titoli che mi sono venuti in mente vedendo lo spettacolo di ieri sera, iniziatore del Tuscan Sun Festival, dove la tanto attesa pianista Martha Argerich si è cimentata in un’esibizione nel segno del tango, con musiche, tra l’altro, di Piazzolla, Marconi, Bacalov e Hubert, questi ultimi tre anche presenti sul palco come esecutori.
Dai titoli che prima ho citato si capirà che non sono rimasto soddisfatto di Martha Argerich, e questo non perché la sua esecuzione non sia stata buona, ma per il semplice fatto che da una delle più grandi pianiste della nostra epoca mi sarei aspettato un repertorio più consistente. Da quello che si è visto ieri sera infatti non è possibile a mio avviso rilevare il vero pregio dell’ Argerich, che è rimasto nascosto dietro i brani del tango, ricchi di ritmie, ma non adatti per intravedere la profondità del vero talento. Sono state tutte musiche dalla grande variazione ritmica, timbrica e cromatica, un tipo di soluzione musicale perlopiù diversa da quella della musica colta, a cui l’Argerich deve la sua fama. La sua esibizione: buona, è stata così sovrastata da “quelli che del tango se ne intendono”, come il bandoneonista Nestor Marconi o come il pianista Alejandro Petrasso, che nei brani per due pianoforti Taquito Militar di Mores e Nueve de julio di Padula – eseguiti insieme alla grande pianista argentina – ha dato prova di una grande qualità interpretativa, energica e dinamica. L’Argerich insomma non è assolutamente da bocciare, ma si può certo dire che la sua prova sia stata offuscata dai suoi “amici” (d’altra parte il gruppo si chiama “Martha Argerich & friends”).
Come ho detto è stata ottima anche la prova di Nestor Marconi, che con il suo bandoneon (uno strumento in qualche modo simile alla fisarmonica), ci ha fatto assaporare tutto il suo talento e la sua esperienza, e ricordo a proposito il brano solista Tributo a Piazzolla, ricco di poliritmia, ma anche di liricità. Buona anche la prova dell’orchestra della “Camerata di Parigi”, diretta da Eduardo Hubert, forse solo un po’ indecisa e disorganica nella Suite Baires di Luis Bacalov, in veste sia di compositore che di pianista, molto meglio nella veste del primo che della seconda, perché nonostante le distinte doti tecniche sembra più attento allo spartito che al piacere di suscitare emozioni. Non mi dimentico neanche di complimentarmi con il bravo violinista Michael Guttman ed è stato veramente piacevole Escualo di Piazzolla, eseguito da lui insieme a Marconi ed Enrico Fagone, ottimo al contrabbasso.
In definitiva un segno positivo per questa prima serata, che è riuscita a immergermi nella magica e melanconica atmosfera del Tango