Questa, per ora, non è venuta in mente a nessuno. Forse c’è un motivo, ma perdonatemi se mi sfugge… sono pronto a fare la figura del coglione. In breve: il ritorno di Arezzo Wave in patria sembra ad un passo. Il clima si fa promettentemente disteso, anche Fanfani dichiara di non avere preclusioni, i vari centri di potere aretino si mettono al lavoro… ma a parte quella della copertura finanziaria (questione primaria e complessa), a creare problemi è l’annosissima e fastidiosa questione del campeggio. Costa tanto, non si sa a chi farlo gestire (l’ipotesi della società sportiva mi pare un po’ improbabile), può diventare una patata bollente dalle mille possibili complicazioni. E allora la domanda mia è questa: ma il campeggio bisogna farlo per forza?
Nella mia esprienza di amante del rock ho partecipato a molti concerti e festival in giro per l’Italia. Mai trovato campeggi. Il concerto era lontano? Mi sono arrangiato. Ho preso la macchina, sono andato al concerto e poi sono tornato a casa. Oppure, in caso di trasferta veramente lunga, ho preso una stanza d’albergo. Ho speso, è vero, e oltre a quella spesa ho avuto quella del biglietto del concerto. Proprio quella spesa che con Arezzo Wave, per tradizione, o non c’era o era comunque molto ridotta. E allora chi viene da lontano, visto che risparmierebbe un bel po’, davvero non può fare lo sforzo di prendersi una stanza?
Certo, se Arezzo avesse un ostello ben capiente come c’è altrove le cose potrebbero migliorare.
Qualche anno fa ero uno degli organizzatori dell’Insanamente Cortona Sound Festival. Durava 3 giorni, e ricevevamo telefonate di persone che ci chiedevano “Ma c’è il campeggio?”. La nostra risposta era “No, ma ci sono tanti agriturismi, B&B, alberghi, c’è l’Ostello a Cortona e pure un campeggio non troppo distante, verso il Trasimeno…”. La gente ci ringraziava, e veniva lo stesso, visto anche che i concerti erano gratuiti.
Il secondo elemento da considerare, che mi piacerebbe sottoporre all’attenzione del patron Valenti, riguarda il reale legame fra frequentatori del campeggio e frequentatori del festival. Premetto che parlo con un minimo di cognizione di causa avendo svolto servizio civile presso il campeggio nell’anno 2003, quando era a Pratacci. La mia fondata impressione fu quella che una parte per nulla minimale delle persone che bazzicavano il campeggio, che certo non era esattamente un “paradiso terrestre”, non fossero particolarmente interessate al festival e ai concerti. Qualcuno davvero non si mosse mai da lì, per una settimana.
E allora, ripeto, siamo davvero sicuri che il campeggio per Arezzo Wave sia così necessario da potersi permettere di diventare un problema?
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non facciamo i moralisti col campeggio gia basta lo stato a criminilazzare che poi nel frattempo diventa spacciatore di morte con alcol e tabacco ce scritto nei pacchetti che si muore invece la cannabis per esempio e terapeutica ma non fa comodo alla mafia e alle indusrie farmaceutiche che sia legale mettendo in galera i poveretti che ne fanno uso e poi si vogliono anche criminilazzare ,invece i ladri truffatori pedofili corrotti , gli si prescreve lassoluzione da raccomandatoi del potere sia di destra che di sinistra
i campeggi dovrebbero essere obbligatori per legge in ogni comune perche i giovani hanno il diritto di viaggiare e conoscere il mondo e dunque i campeggi per i giovani oltretutto poveri e necessario non sono tutti figli di pappa con il conto in banca ho un lavoro da raccomandati ben pagato , questo e il punto un paese allo sfacello non abbiamo ne campeggi ne ostelli , ne diamo la possibilita ai giovani di viaggiare e conoscere ,
Alessio Nanni
Io ho avuto la fortuna di vedere, ve origini di ArezzoWave da prima in fortezza e poi al ex campo militare (area Superal). Il vero spirito innovativo di quel festival consisteva nella gratuità. C’era la possibilità di sentire cantare grandi artisti. Proprio per questo su Arezzo si riversava un sacco di colorati personaggi da tutta Italia. Il campeggio è diventata ben presto un esigenza, visto che la maggior parte del pubblico veniva munito di tenda e campeggiava ovunque. Ricordo con affetto, i volti delle donnine che andavano a fare la spessa con il carrellino e facevano lo slalom tra tende e sacchi a pelo, ho ancora un sacco di foto di quelle zingarate. Si sono assolutamente d’accordo con Michele, basta campeggio, non facciamo il campeggio ad ArezzoWave, ritorniamo alle origini con tende sopra a qualunque superficie verde. Sarebbe un metodo intelligente per far integrare meglio il colorato popolo dei festival con i cupi aretini. Immagino già il campeggiatore con la cresta che suona al citofono del palazzo sotto al quale campeggia e chiede di salire in bagno alla donnina che lo accoglie entusiasta e gli fa anche il caffè. Che spettacolo si si vogliamo ArezzoWave senza campeggio.