Premesso che non capisco nulla di calcio, sono portato a pensare che la partita di ieri sera sia stata una gran bella metafora della realtà quotidiana: primo, si può perdere bene e si può perdere male, ieri la nazionale di calcio ha perso male. Il ragionamento va oltre un umiliante quattro a zero, record negativo assoluto per una finale di coppa, ma per l’atteggiamento di passiva remissione.
Questo atteggiamento indolente lo si ritrova nei titoli di molti giornali, quel “Grazie lo stesso” suona inequivocabilmente autoassolutorio e fa il paio con la pigrizia mentale di chi dice “eravamo cotti” . E’ vero che gli spagnoli hanno avuto un giorno in più di riposo e questo, su tempi di recupero così corti, conta molto, però non giustifica che loro correvano ed i nostri passeggiavano (a vuoto).
Secondo, noi abbiamo fatto la figura del toro nell’arena, gli spagnoli hanno mirabilmente riportato nel gioco del calcio le movenze e i riti della corrida. Ti sfiancano con una serie di passaggi, ti punzecchiano con i Picadores, ti fanno girare a vuoto come il toro con la muleta ed alla fine ti piantano una spada tra le scapole. Difficilmente nella corrida il torero soccombe, quando questo avviene due sono i motivi: per un errore di valutazione o perché il toro scarta improvvisamente, cioè esce dalle regole. Noi non siamo stati in grado di approfittare di nessuna di queste due cose: non abbiamo sfruttato degli errori, che in verità sono stati pochissimi e non siamo stati imprevedibili. Abbiamo cioè sbagliato come si dice l’approccio.
Perché dico queste cose? Perché non mi piace più che su ogni cosa dallo sport, alla politica, all’economia vi sia sempre e comunque un comportamento di compiaciuta accettazione verso i nostri difetti ed i nostri errori.
Il rigore, non quello negato alla Spagna, parlo del rigore morale è quello che manca, la nostra storia ci porta a pensare che con la confessione, il pentimento e una piccola penitenza si possono risolvere tutti i mali del mondo, invece non è così i difetti rimangono difetti e non saranno mai dei pregi.
Stiamo dentro una nebulosa in cui si confonde tutto, meno male ogni tanto qualcuno si rompe le scatole e esce allo scoperto. Se le notizie riportate dalla stampa corrispondono al vero il “licenziamento” via e-mail dei così detti cespugli dalla giunta di Arezzo è una apoteosi. Dopo settimane di discussioni e ammiccamenti il sindaco ha rotto gli indugi in modo secco e sbrigativo. Si può essere più o meno d’accordo ma almeno Fanfani ha il merito, in mezzo a tanti pompieri più preoccupati dei personali equilibri che del presente della città, di avere rotto il velo di Maya e di avere riportato le cose alla loro oggettività. In un mondo di illusionisti non è una cosa da poco.
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L'Italia, per il calcio che esprime in questo momento, non poteva fare obiettivamente di più. Essere arrivati a disputare la finale, dopo aver eliminato Inghilterra e Germania, è già un grandissimo risultato. Abbiamo giocato tutto il secondo tempo in 10 e c'é mancato un giocatore importante a Centrocampo dove gli spagnoli sono fortissimi. Non ho mai pensato che potessimo vincere questo campionato europeo ed il risultato, magari non in queste proporzioni, era preventivato.