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Viktor und Viktoria, una poliedrica Pivetti al Signorelli

Doppia serata per Veronica Pivetti, al Teatro Signorelli di Cortona, che porta in scena la “commedia in musica”, “Viktor und Viktoria”, di Giovanna Gra, diretta da Emanuele Gamba, liberamente ispirata  al film del 1933 di Reinhold Schunzel ma che in tanti ricorderanno nella versione cinematografica americana dell’82, di Blake Edwards, con Julie Andrews..

Per la Pivetti il ruolo di una attrice squattrinata di provincia, Susanne Weber, alla ricerca disperata di un ingaggio teatrale che la salvi dalla fame, in una Berlino, alla vigilia della salita al potere di Hitler, che vive i suoi ultimi anni della Repubblica di Weimar.

L’incontro con Vito Esposito (Yari Gugliucci), impresario napoletano, che le propone di fingersi uomo e esibirsi en travesti, assecondando i gusti del momento, darà una svolta alla sua carriere ma innescherà una serie di equivoci e colpi di scena in cui a darsi “battaglia” saranno l’amore e l’amicizia, in una Germania sempre più rigida e intollerante verso l’omosessualità e una dilagante lassezza di costumi.

Tra disordini e barricate e il nazionalsocialismo che scala il potere,  il successo arriva per Viktor/Viktoria, in tutta Europa e anche a Berlino, grazie alla Baronessa Von Punkertin ( Sergio Mancinelli), suo pigmalione.

Sullo sfondo una città cupa, di cui giungono notizie, come l’assassinio di Rose Luxemburg, scandite con disilluso, incisivo realismo dall’attrezzista Gerhardt (Nicola Sorrenti) a cui è affidata la narrazione del tempo storico.

Insieme alla fama, arriva, per Susanne, l’amore per, il Conte Frederick Von Stein ( Giorgio Borghetti). Un sentimento fra due uomini, come le apparenze lasciano credere, che sconvolge il Conte, mandando in crisi la sua virilità, e mette in pericolo la vita stessa di Frederik e Victor, viste le severe leggi tedesche a proposito dei rapporti omosessuali. Una passione che porterà a galla la vera Susanne e al trionfo dell’amore, secondo una trama semplice, prevedibile, sin dalle prime battute.

La Pivetti si conferma artista poliedrica, una rivelazione nel canto sulle musiche originali di Maurizio Abeni.

Incasinate e casiniste, Susanne e Veronica hanno in comune anche una esile fisicità, la voce profonda , la grinta e la generosità sul palcoscenico.

Bella la voce anche di  Giorgio Borghetti. Complimenti alle gambe e al cuore della bionda ballerina Lilli Schultz (Roberta Cartocci) e all’ironica, spumeggiante baronessa, alias Sergio Mancinelli. La tiepida nota di “napoletanità”, affidata a Yari Gugliucci, sembra, ahimè, più un escamotage teatrale per raccogliere qualche sorriso (non risate!) che un elemento necessario alla trama.

Più lento e confuso il primo tempo, il secondo tempo scorre più vivace, impreziosito dai luccichii e dalle paillettes degli costumi di Valter Azzini. 

Il vero limite dello spettacolo è il suo voler essere troppe cose insieme…”appesantito” da una scenografia mobile,  di Alessandro Chiti, che fa meritare un finale in passerella anche ai coraggiosi “spingitori”.

Antonietta Lamagna

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Antonietta Lamagna
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