A scoprirla è stato il Sindaco Margherita Scarpellini. Era stata successivamente riadattata dalla comunità ebraica come base per la prima Sinagoga.
Nel centro storico di Monte San Savino riemergono testimonianze della civiltà etrusca. E’ la grande scoperta di queste ultime settimane, frutto del rapporto di stretta collaborazione fra l’Amministrazione Comunale e il mondo ebraico per cui si profila una nuova visione per la storia della città e del suo territorio.
Nell’edificio adiacente alla ex Sinagoga di proprietà comunale, edificata nel 1732 dalla comunità ebraica savinese, presente in città nei secoli XVII° e XVIII°, sono infatti riemerse le vestigia di una precedente Sinagoga, che presumibilmente fu edificata intorno alla metà del ‘600 prima che la comunità ebraica, cresciuta nel numero dei suoi componenti, ne costruisse un’altra per sopperire alla necessità di maggiori spazi.
L’edificio è quello che finora veniva chiamato “Casa del Trono del Rabbino”, perché in esso sorgevano un trono scavato nella pietra e una vasca presumibilmente utilizzata per la miqvé, il bagno rituale . Su tale edificio si è incentrato l’interesse di Jack Arbib, proprietario e Presidente dell’Associazione Salomon Fiorentino nonchè dello storico locale Renato Giulietti che hanno voluto approfondire il tema.
E’ stato poi il Sindaco Margherita Scarpellini, di professione etruscologa, a ravvisare nel corso di una visita all’edificio un riutilizzo e adattamento di una struttura precedente, risalente a molti secoli prima.
“Ho subito avuto la profonda convinzione che l’edificio ebraico sia stato ricavato da una tomba ipogea etrusca scavata nel macigno, di epoca arcaica” spiega il Sindaco “Il trono è quindi a tutti gli effetti attribuibile alla civiltà etrusca, addirittura ornato sullo schienale da un motivo decorativo ad onde ‘del cane corrente’ (inizi V sec. a.C.). Si tratta di un tipico esempio di sepoltura con vestibolo e camera sepolcrale, ampiamente attestata in Etruria”.
La tomba ipogea sorgeva circa 3 metri sotto il piano di calpestio. Si può apprezzare l’antica lavorazione della roccia affiorante, nelle pareti e nelle piccole scalinate. La struttura è stata riadattata nei secoli, a testimonianza di questo si notano le canalette in terracotta, sostanzialmente intatte, che dal tetto portano l’acqua piovana fino alla vasca per le abluzioni. “Anche in questo caso” continua il Sindaco “si è semplicemente riutilizzato qualcosa di già esistente, appunto riconducibile all’epoca degli Etruschi”.
“Si rafforza quindi la conoscenza sul rapporto fra il mondo etrusco e le nostre città murate” conclude il Sindaco “Questa scoperta è di grande importanza a livello assoluto, ma arricchisce anche in modo significativo la storia di Monte San Savino e il valore del nostro patrimonio. Porterà molte implicazioni e suggestioni e sarà senza dubbio oggetto di studi futuri”