Introduzione di Manuel Vescovi, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega Nord:
“La storia raccontata dall’amico Marco merita di essere conosciuta, poiché è uno spaccato della drammatica situazione vissuta da tanti nostri corregionali in quegli anni terribili. E’ importante ricordare, perché la memoria di un uomo è spesso fondamentale, affinchè quest’ultimo non ricada negli stessi tragici errori. Le guerre sono sempre un evento luttuoso e da condannare senza accampare scusanti che disonorano solamente l’essere umano.
Il drammatico episodio che ha coinvolto la trisavola di Marco è significativo di come l’uomo possa essere talmente barbaro da non meritare più alcun rispetto. Mai dimenticare, dunque, ma preservare sempre nel nostro cuore le vicende personali che fanno parte della nostra storia di esseri umani con tutti i nostri difetti e sperabilmente qualche virtù. “
C’è modo e modo di scrivere, parlare, esprimersi, spiegare, raccontare…ecco, io voglio proprio partire da quest’ultimo verbo: raccontare, e voglio raccontare, o almeno provare a raccontare una storia, purtroppo non bella, non dal lieto fine, realmente accaduta più di settanta anni fa nella nostra montagna cortonese, una storia come tante ce ne erano state in quegli anni.
Per raccontarvi questa storia, che poi è la storia di molte famiglie di quel non felice periodo storico, mi sono rifatto a un testo di un nostro celebre concittadino, Pietro Pancrazi: ” La Piccola Patria “, dove tutti i parroci dell’epoca e non solo, sollecitati da Mons. Giuseppe Franciolini, riportarono, a mo’ di diario, le vicende immediatamente antecedenti la fine della guerra, fino alla liberazione di Cortona, il 3 luglio del 1944: si narrava dal semplice furto di polli alle rappresaglie perpetrate dagli ultimi focolai di un esercito tedesco ormai allo sbando e senza alcun comando, fino a veri propri eccidi. In totale, si contarono 43 morti in guerra, causati dall’ex alleato tedesco diventato poi il nostro peggior nemico, più tanti altri di cui a malapena si sa il nome o a cui non è stata data nemmeno una degna sepoltura o dei quali, a distanza di circa 14 lustri, non si sa nemmeno come e se siano morti.
Nessuna delle nostre zone fu risparmiata, tranne la frazione di Seano, ma in particolar modo fu la montagna ad essere colpita, essendo questa facile nascondiglio per i partigiani che da lì potevano, almeno in teoria con minori rischi, colpire senza essere colpiti, mettendo, però, a rischio la vita di molte persone e nuclei familiari inermi che non poterono sfuggire, nella maggior parte dei casi, alle vendette dei soldati tedeschi. In ogni caso, anche Cortona, Camucia, Terontola e varie frazioni della pianura non furono risparmiate dall’ ormai ex alleato tedesco che si sentiva tradito.
Ma veniamo, adesso, al fatto specifico, avvenuto il 27 giugno del 1944, non prima però di raccontare i motivi per cui si arrivò all’eccidio di Falzano e non solo: circa un mese prima, i partigiani assaltarono una macchina con a bordo tre tedeschi, due dei quali furono fatti prigionieri, mentre uno fu ucciso. Grande fu, ovviamente, la paura della popolazione che temette, purtroppo a ragion veduta, la vendetta dell’ex alleato. Nei giorni successivi, più di un tentativo fu respinto dai partigiani e dagli aerei alleati, ma quello che fece poi scoccare la ferocia tedesca fu l’uccisione di altri due militari nel pomeriggio del 26 giugno.
Essendo un avvenimento molto difficile da raccontare, riporto qua il testuale racconto del parroco dell’epoca, don Napoleone Fruscoloni: ” Il mattino seguente fu terribile e tragico. La sveglia fu suonata dalla mitraglia tedesca, che dal colle opposto cominciò a battere il monte di S.Pietro a Dame. I Tedeschi scesero nuovamente a Falzano, ma poi si diressero alla volta di Poggioni, in cerca di partigiani, credendo che i due compagni della sera innanzi fossero stati uccisi lassù. Avanzarono mitragliando su largo raggio, uccidendo e incendiando. Furono uccisi il colono Lescai Santi, la povera vecchia Casucci Francesca e Donati Angiolo, trovati nei fossi e nei campi “. Ma la barbarie tedesca, aggiungo io, doveva ancora raggiungere il proprio culmine: radunati 11 uomini, li chiusero dentro la fattoria L’Aiola, della famiglia Crocioni, e la fecero saltare in aria. Solamente uno si salvò.
Questo fu l’eccidio di Falzano, ma tanti altri morti furono causati nella nostra zona da questa assurda, inutile e barbara guerra.
Perché ho voluto raccontare questo fatto? Perché Francesca Casucci, allora ultraottantenne, una delle vittime innocenti di questa guerra, era la trisavola di Marco Casucci, attuale Consigliere Regionale di Lega Nord e consigliere Comunale di Arezzo, ma soprattutto mio caro amico, il quale mi ha chiesto di raccontare di questa tragica vicenda che ha coinvolto la sua trisavola, madre di Angiolo Casucci, nonno di Marco, successivamente commendatore e Grande Ufficiale del Lavoro. Pur cercando di scappare verso la montagna in quel drammatico 27 giugno, nascondendosi fra le frasche di un cespuglio, fu ugualmente avvistata dai tedeschi e barbaramente uccisa insieme ai già citati Santi Lescai e Angiolo Donati. Nel mentre di questa tragedia, un umile pastore della zona di nome Gianni Peregrini, riuscì a sfuggire alla furia tedesca nascondendosi fra le fronde di un pino marittimo. In tutto questo, qualcuno, miracolosamente, riuscì a scampare.
L’amico Marco mi ha voluto rilasciare un’intervista che potete leggere qui di seguito:
_ Marco, cosa ti ha spinto a voler rendere nota questa tragica storia che ha colpito una componente della tua famiglia?
Una ferma volontà di testimoniare quanto tristemente accaduto. E’ fondamentale che tutto ciò non venga dimenticato, poiché l’oblio è uno dei mali peggiori per l’essere umano. Una storia che è anche un tragico pezzo di cronaca della nostra regione; un fatto che ha sconvolto la quiete di quei luoghi. Un po’, come se dei marziani, fossero apparsi improvvisamente, travolgendo e scompaginando la vita di tutti i pacifici abitanti.
_ A che età sei venuto a sapere di questo drammatico avvenimento?
Per non sconvolgerci col drammatico racconto di quanto accaduto, i miei genitori hanno volutamente tardato a raccontarmi la vicenda. Sono grato a mia Madre ed a mio Padre che hanno avuto la sensibilità nel non volerci turbare, anche se era giusto che noi, seppur giovani, ne venissimo a conoscenza. E’ pur sempre uno scampolo di storia della mia famiglia.
_ Come mai hai voluto rendere nota questa storia?
La mia attuale posizione di Consigliere regionale mi ha, in qualche modo, ulteriormente responsabilizzato nei confronti degli altri e quindi ho ritenuto che fosse venuto il momento di rendere pubblica una vicenda che mi ha toccato profondamente nei sentimenti più intimi.
_ Qual è il messaggio che vuoi lanciare, pur essendo passati più di 70 anni?
Vorrei rispondere a questa domanda, semplicemente citando una delle tante frasi illuminate di Oriana Fallaci, una donna ed una scrittrice che apprezzo moltissimo.” Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre. Io sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo che si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vengano mandati a morire, come vacche al macello, per la bandiera.”
_ Puoi non rispondere, ma quale sentimento provi verso chi ha compiuto questa ignobile strage?
Lo stesso forte sentimento che provo per tutte quelle persone, di ogni epoca, che vogliono imporre le proprie idee in modo coercitivo e senza avere l’intelligenza di ascoltare gli altri.
Ringrazio l’amico Marco Casucci per questa sua toccante e sincera testimonianza, invitando TUTTI a non dimenticare e a lasciare, per una volta da parte, i colori politici perché di fronte alla guerra non ci sono destra o sinistra o centro che tengano.
Stefano Bertini
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…