11 Gennaio 2018: sono passati tredici anni dall’incidente in cui perse la vita Fabrizio Meoni durante quella che doveva essere la sua ultima Parigi Dakar; quest’anno è la prima ricorrenza dopo il simbolico “ritorno a casa”: la magnifica scultura in bronzo realizzata da Lucio Minigrilli (inaugurata il 14 maggio 2017) che consente a tutti i castiglionesi, ai visitatori e passanti di sentire ogni giorno come attuale e viva la presenza e la riconoscenza del grande sportivo verso la sua città, per i valori appresi e sempre testimoniati, per la grande amicizia e stima ricevute in vita da amici e concittadini. Dal giorno dell’inaugurazione il monumento è uno dei simboli della città e le sue foto hanno fatto il giro del mondo. Motociclisti e non solo si fermano per una fotografia di rito ma anche per rimanere increduli e meravigliati per il realismo impresso dallo scultore alla moto e al suo pilota, per l’indiscutibile auterevolezza dell’opera. Un lavoro durato due anni prima di vedere la luce, sotto l’egida attenta dell’Amministrazione Comunale di Castiglion Fiorentino e grazie all’aiuto economico di 14 partners italiani ed esteri: aziende ed associazioni che hanno creduto nel progetto. Nessuno dimenticherà più il rombo che accompagnò in quella domenica di maggio lo scoprimento della statua: centinaia di moto e moltissimi ospiti furono testimoni della più emozionante cerimonia che si potesse immaginare. Anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò ha visitato il monumento e reso omaggio alla figura di Fabrizio lo scorso 6 dicembre 2017, in occasione della sua presenza a Castiglion Fiorentino per ritirare un prestigioso premio.
La Fondazione Fabrizio Meoni, negli ultimi anni, ha dato un’accelerazione forte ai progetti umanitari portati avanti con il grande aiuto dei propri partners, congregazioni Missionarie, associazioni di volontariato e l’aiuto determinante del progetto “Music for Love”. Tra le ultime opere realizzate una scuola materna in Burkina Faso in un contesto tra i più difficili mai affrontati: lo sfruttamento sistematico di donne e bambini in lavori pesantissimi nella famigerata Cava di Pissy e il conseguente sforzo, compiuto assieme all’Associazione Solidarietà Missionaria onlus di Borgo San Lorenzo e ai missionari orionini in zona, di superare una situazione di malsanità e durezza insostenibile per donne e bambini, ma con ostacoli difficili dato che la zona è sotto il controllo dell’esercito del paese che ne trae profitti. Realizzato anche un dispensario medico che consente alle donne di ricevere assistenza e cura che purtroppo sono la quotidiana, drammatica necessità.
Grazie ad una mostra fotografica specifica su questo progetto e sulla Cava di Pissy, promossa presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze dall’otto di dicembre al nove di gennaio 2018, è stata messa in luce la complessità della condizione femminile e delle conseguenze per l’infanzia in un’Africa tra le più difficili; il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri dell’Africa in un contesto economico, politico e sociale molto teso.
Molto impegno viene indirizzato anche verso l’opera dei Missionari Comboniani in Sud Sudan, un paese in cui si attivarono progetti nel 2005, quando la forte attenzione anche mediatica verso la continuità delle azioni umanitarie avviate da Fabrizio Meoni convinse Padre Arturo Buresti ad avviare nuove collaborazioni in Sierra Leone e Sud Sudan. In quest’ultimo paese si partirà nelle prossime settimane con la costruzione di un ampliamento della scuola elementare “Comboni” di Yirol, una diocesi situata nell’entroterra più povero, dove la vita, gli usi e i costumi riflettono la condizione inimmaginabile di secoli addietro.
Ad oggi nessuno dei progetti avviati è stato mai interrotto, nonostante la crescente difficoltà a reperire donazioni. Importante è stato l’aiuto ricevuto da alcuni piloti partecipanti alla Africa Eco Race che, secondo molti accreditati conoscitori di questa realtà sportiva, è la vera erede della Parigi Dakar, mentre pochi sono i contatti con la Dakar d’oltreoceano, trasferitasi da molti anni in Sud America.
Per il Presidente della Fondazione Pierluigi Fabbri, nipote di Fabrizio, è confortante che la Fondazione abbia tutt’oggi una base numerosa di sostenitori e collaboratori in Italia e all’estero che gli consente di proseguire con determinazione e risultati i progetti umanitari. Il tempo non gioca a favore dei ricordi ma nel nostro caso sentiamo un aiuto e uno stimolo costante ogni giorno per andare avanti. Come avrebbe fatto lui.