Il titolo, “Quell’idea che ci era sembrata così bella“, mi è piaciuto, ma devo dire che è riduttivo. Tiene con sè alcune cose (il senso di appartenenza collettiva, la condivisione, l’autore che scrive per raccontarsi, tendendoti la mano, senza presunzione…) ma ti spinge forse a credere che dal libro di Tito Barbini ci sia da aspettarsi “solamente” un compendio della propria attività politica e amministrativa, un bilancio della sua prima vita, della militanza, con un po’ di autocritica e magari qualche rilettura nuova della storia della sinistra italiana “Da Berlinguer a Renzi” (come recita il sottotitolo). Ma invece nel libro c’è tanto di più. Tantissimo.
E’ per questo che scrivo un articolo per consigliarvelo. Ma non lo consiglio solo ad alcuni di voi lettori: lo consiglio a tutti. Perchè? Cosa ha di speciale il libro di Barbini? Come mai secondo me è un libro che tutti voi dovreste leggere?
Primo: è quasi un libro di storia.
Mettendo al centro della narrazione le sue esperienze Barbini ci racconta, senza peraltro nessuna pretesa di atteggiarsi a storico, gli ultimi 50 anni d’Italia. Lo fa da un punto di vista particolare, ma con grande equilibrio e onestà. E allora non solo capisci una generazione, quella dei nostri padri, ma smetti anche di giudicarli, ti viene voglia di saperne di più, di approfondire, di farti raccontare e ti rendi conto che probabilmente le scelte che hanno fatto loro, se fossi stato al loro posto, le avresti fatte anche te.
Secondo: raccoglie tanti fatti e persone della nostra realtà locale.
Figure mitiche, eventi, aneddoti fanno capolino durante il corso del testo: giusto citarli, giusto raccontarli in quanto elementi di una micro-storia che è essa stessa storia. Ad esempio: tutti ad Arezzo sanno chi è “il Cico“, ma nessuno gli aveva mai dedicato delle pagine. Barbini l’ha fatto, in modo assolutamente naturale, perchè parte del racconto. E ha fatto bene. Anche perchè senza il Cico Arezzo oggi sarebbe una città diversa.
Terzo: c’è Cortona protagonista, c’è la nostra gente, ci sono le cose successe da noi, i nostri luoghi, la nostra socialità.
Le cose che un cortonese deve sapere e che anche i non cortonesi meritano di poter leggere sono tutte nel libro. Senza mitizzazioni, ovviamente, perchè uno dei grandi pregi di Barbini scrittore è la capacità naturale di evitare ogni retorica, ogni ampollosità, ogni celebrazione ridondante. Davvero la piccola e meravigliosa Cortona di uomini come Spinaldo, di luoghi collettivi come il Circolo Operaio non poteva avere un ricordo migliore.
Quarto: E’ un buon manuale, scritto ovviamente senza la presunzione di esserlo, per chi oggi vuole fare politica e amministrare una realtà locale.
Ti spiega come poter riuscire a fare qualcosa di buono, ti aiuta a capire con esempi concreti (e pure qualche aneddoto curioso) lo spirito che deve animarti, il modo in cui devi compiere le scelte. Anche qui il bersaglio è centrato alla grande e i giudizi che vieni spinto a rivedere sono tanti. Specie quando ti rendi conto che all’epoca già esisteva la tanto decantata “rottamazione”, ma la si faceva senza clamori e andando al sodo, ad esempio eleggendo Sindaco un ragazzo di 24 anni (aveva quell’età quando, nel 1970, divenne primo cittadino di Cortona)
Quinto: E’ un libro privo di nostalgia. E non è neanche scritto per togliersi qualche (inevitabile) sassolino dalle scarpe.
E’ al contrario un libro costruttivo, moderno, proiettato al futuro, di speranza, di consapevolezza. Un libro che non solo racconta, ma soprattutto propone. E ci propone un futuro da costruire tutti insieme, una grande e appassionante sfida che vale la pena di combattere
E poi c’è tanto altro, ovviamente. Ma lo si può scoprire solo leggendo il libro, o meglio ancora incontrando l’autore.
E per questo che, nella viva speranza di averlo ospite a Cortona, vi segnalo intanto l’incontro – presentazione del prossimo 22 Febbraio ad Arezzo, presso la Sala dei Grandi della Provincia, dalle ore 17 a cui prenderà parte anche l’On. Gianni Cuperlo