Raimondo Bistacci, più noto a Cortona col soprannome di Farfallino, ci risolve il “mistero” dei fori di proiettile rinvenuti sul quadrante dell’orologio comunale durante i lavori di restauro terminati lo scorso dicembre.
A datare con certezza storica il racconto popolare di un gruppo di soldati tedeschi che in un pomeriggio di giugno del 1944 avrebbe iniziato a sparare in piazza della Repubblica mirando anche all’orologio della torre, è proprio lui, il “Gerente, Direttore, Amministratore e Redattore del giornale L’Etruria… missionario laico dell’informazione…” come lo definisce Ferruccio Fabili che a lui ha dedicato un libro, “Cortona magica”, analizzando in profondità le vicende di vita del “raccontatore” di più di mezzo secolo di storia popolare cortonese, autore anche della “Cronistoria” che raccoglie i fatti avvenuti in territorio cortonese tra il 1943 e il 1945.
E’ il 21 giugno 1944, una giornata particolare, l’occupazione tedesca ha i giorni contati… e per questo le incursioni e i saccheggi delle pattuglie invadenti sono, più che mai, fuori controllo, anche in Valdichiana e a Cortona.
Ecco come ci racconta Farfallino quel mercoledì di inizio estate…
“21 giugno mercoledì. I tedeschi sempre più inaspriti per l’avanzarsi del nemico commettono ogni nefandezza…nella sera sparano in piazza del Municipio e perfino al pubblico orologio della torre, allontanando la gente. Rimasti soli rubano alla Farmacia Marri medicine e oggetti vari per migliaia di lire, rubano all’orefice Ottorino Brunori nel suo negozietto e in casa l’oro che egli aveva nascosto murato in una parete… Nella sera la polizia tedesca finge di rastrellare i soldati tedeschi sbandati e saccheggianti…si teme che i cortonesi debbano sfollare dalla città per comando tedesco e tutte le menti sono rivolte a implorare la misericordia di Santa Margherita.”
E’ Farfallino, dunque, a riportare, nelle sue asciutte cronache dell’occupazione tedesca, l’episodio di cui invece non troviamo traccia nei resoconti della guerra a Cortona, tenuti nello stesso periodo dai parroci delle Diocesi della Valdichiana e raccolti da Pietro Pancrazi nel volume “La piccola patria”.
La “Cronistoria” di Raimondo Bistacci è scandita dal suono dell’allarme che annuncia bombardamenti e raid aerei, che fa fuggire le famiglie nei ricoveri a ogni ora del giorno. E’ il racconto della fame, del pane cotto di nascosto, dei prezzi della carne che salgono alle stelle, del mercato nero.
Quegli spari all’orologio rappresentano, per lui come per tutti i cortonesi, l’ennesimo atto intimidatorio, di sfregio alla città, dei tedeschi occupanti, che sfocerà nello stesso giorno nell’esplosione a Torreone che mise fuori uso una parte dell’acquedotto e ancora nella rapina alla Cassa di Risparmio del 25 giugno e nell’attacco all’Ufficio Postale, minato e fatto saltare alle 17,30 del 1 luglio, “… il più grande crimine a Cortona”, come lo definirà Raimondo Bistacci.
Farfallino “non è prete né bizzoco”, lo dice lui stesso di sè. Rispetta l’ufficialità, ma se ne tiene lontano. Lascia alle relazioni dei parroci per il Vescovo Franciolini, raccolte ne “La piccola patria”, quel linguaggio ufficiale che non gli appartiene, cui si aggiunge l’eloquenza aulica delle pagine di memorie del Pancrazi e di scrittori come Nino Valeri e Giacomo Debenedetti.
E’ proprio la moglie di Debenedetti, Renata, ospite di Pietro Pancrazi, insieme a suo marito, in fuga dalla tragedia delle persecuzioni romane alla comunità ebraica, che così descrive quello stesso 21 giugno del 1944 in una pagina del suo diario, riportata ne “La piccola patria”.
“Giacomo è andato a Cortona. La città è vuota…i portoni sono chiusi, i negozi hanno le saracinesche abbassate. In quel gran silenzio rimbombano i colpi di battente ai portoni, è la pattuglia tedesca che perquisisce casa per casa, negozio per negozio…grandi camion sono riempiti di mobili, masserizie, pezze di stoffa. Pare che a Cortona non debba rimanere più niente!”.
In quell’atmosfera di orrida sospensione dovette trovarsi ad uscire di casa Mario Gazzini, appena dodicenne, che quegli spari ancora li ricorda a distanza di 75 anni, e che ce li ha raccontati con memoria lucida.
Furono sentiti anche in casa Lucani, in Via Costarella, i colpi d’arma che, oltre all’orologio, centrarono pure la campana della Torre comunale facendola vibrare di un suono sordo. Eugenio Lucani raccontava spesso quell’episodio alla figlia Angela passando per la piazza del Municipio. ..e lei lo ha raccontato a noi.
I segni dei fori lasciati da quei colpi sono ancora lì, appena sotto il numero “10” del quadrante: il restauro li ha preservati, nel rispetto della memoria di un passato che è bene non dimenticare. Alzando lo sguardo alla Torre comunale, sono perfino visibili ad occhio nudo.
Da parte nostra l’episodio degli spari del 21 giugno del 1944, continueremo a raccontarlo, ma arricchito dei riferimenti storici e delle preziose testimonianze popolari raccolte in questi mesi.
Ringraziamo l’occasione dei lavori di restauro per averci fatto riaprire quei bei volumi di storia locale che sono “La piccola patria” e “Cronistoria” e ripercorrere quei giorni, quegli anni, di dolore, di stenti e violenza ma anche e soprattutto di grande umanità, a Cortona e in Valdichiana, così come in tutta l’Italia.