Si è formato nella bottega del maestro Orlando Dragoni, allievo del ceramista Antonio Brogi, e dopo un periodo dedicato all’insegnamento nel 1965 apre la sua bottega di ceramiche artistiche, continuando la tradizione castiglionese in collaborazione con la moglie Silvana Milighetti, che dipinge e decora le opere da lui prodotte. Stiamo parlando di Matteo Capitini che in questi 50 anni di attività è passato dalla produzione di ceramiche sigillate definite “coralline”, tipiche della zona di Arezzo nel 50 a.C., alle produzione di maioliche post medioevali. Con caparbietà e tanta perseveranza è riuscito a ritrovare il tipo di terra con cui venivano fatti i primi “buccheri etruschi” oltre ad aver intrapreso numerose ricerche di nuovi smalti, vernici, ingobbi e manufatti. Ed ora il suo sogno più grande è quello di tramandare ai posteri le sue ricerche, le novità e le scoperte che ha ottenuto. “La ceramica è una città con tante strade, così è la maiolica” dice con orgoglio Matteo Capitini che aggiunge “non mi fermo mai…ora sto lavorando per sapere fino a che punto la terra diventa trasparente”. Un ossimoro, la “terra trasparente”, che è diventata quasi una realtà con un prodotto estremamente leggero. “Visitando l’esposizione di Matteo scopri oltre che la storia locale, il lavoro di un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca, allo studio e all’arte. Una ricchezza che non può essere dimenticata ma che deve diventare anche una giusta opportunità per i tanti giovani desiderosi d’imparare un mestiere dal profumo antico” sostiene il sindaco Mario Agnelli, durante la visita al lavoratorio-esposizione.
In questi 10 lustri Matteo Capitini ha effettuato oltre 60 mila prove che hanno prodotto centinaio di manufatti, nuovi sigillati, che riproducono le stesse scene degli antichi esemplari. Il vero segreto per creare ottime ceramiche ? Trovare un’ottima terra, prensente anche nel nostro territorio, e il giusto metodo di cottura.
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