Il rapporto Caritas della nostra Diocesi è lapidario ed inequivocabile. Siamo sempre piu’ poveri. Nei primi 9 mesi dell’anno (gennaio-settembre) sono state registrate presso il Centro di ascolto diocesano della Caritas, ubicato in via Fonte Veneziana – Arezzo, 1271 persone. Nel 2010, – le persone aiutate furono 1223 – anno a sua volta terribile rispetto al 2009, dove le richieste d’aiuto subirono un aumento del 40%. Tali cifre, sono ancora piu’ drammatiche, basti pensare al fatto che spesso, dietro i singoli numeri, si celano interi nuclei familiari in situazioni d’indigenza o gravi difficoltà.
In sintesi, uno schema riassuntivo per ambito tematico, dei servizi, aiuti, emergenze e prestazioni Caritas erogate:
presa in carico e interventi di sostegno da parte del Centro di Ascolto diocesano
n. 486 persone/famiglie.
Primo Ascolto per: informazioni, piccole distribuzioni, consulenze, docce, ritiro prodotti etc.
n. 384 persone/famiglie.
Servizio Mense (diurna e serali) registrate n. 87 persone, circa il 40% di coloro che le frequentano abitualmente.
Case di accoglienze della Caritas diocesana registrate n. 135 persone
Ambulatorio Caritas, registrate n. 79 persone
Microcredito, registrate n. 47 persone/famiglie
Centri di Ascolto parrocchiali di Cortona e San Donato in Arezzo registrate n. 53 persone/famiglie
TOTALE 1271
La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, – spiega il direttore don Giuliano Francioli – vuole evidenziare un lento ma progressivo impoverimento del nostro territorio. Questi dati che oggi diffondiamo non hanno lo scopo di avanzare allarmismi bensì di stimolare una riflessione collettiva che ci permetta di trovare insieme delle risposte promozionali alle tante richieste di aiuto.
Le fasce d’età maggiormente presenti, sono le seguenti:
il 34% – di coloro che si rivolgono alla Caritas – hanno fra i 30 – 39 anni.
seguita da quella tra i 40-49 anni ( il 28%).
Gli ultrasessantenni che sono il 6% del totale.
Nazionalità:
Il 33% richiedenti aiuto sono Italiani.
I Rumeni (17%) Marocchini (12%), del Bangladesh (7%), Albanesi (5%) Nigeriani 5%.
Il 5% di coloro che si recano in Caritas è laureato.
“Siamo di fronte – commenta don Giuliano Francioli – a un trend di impoverimento legato non solo a problemi economici, lavorativi e alloggiativi, ma anche di povertà culturale, di scarsa socializzazione e di aumento dei disagi personali. È anche per questo che negli ultimi anni la famiglia è diventata la principale beneficiaria degli interventi della Caritas diocesana. Oggi, è per noi importante evidenziare la complessità di questo momento storico partendo proprio dai bisogni reali delle persone. Chiediamo infine alle comunità parrocchiali, alle istituzioni pubbliche e private, alle categorie economiche e finanziarie di questo territorio, di unirsi a noi nel garantire a tutti i nostri concittadini una vita dignitosa e di piena inclusione sociale”.
Condividendo e raccogliendo l’invito del direttore della Caritas diocesana, come ulteriore arricchimento, propongo, il messaggio inviato nel 2004 al congresso della Margherita – quasi una profezia, un’anticipazione dei nostri tempi- di un grande sociologo, economista contemporaneo, sui generis, Ralf Dahrendorf, scomparso nel 2009:
“…In questo momento in cui le vecchie ideologie sono definitivamente morte, la politica della libertà si confronta con due grandi sfide. La prima consiste nel rendere le nostre società adatte ad affrontare il futuro, il che non è né facile né indolore. Abbiamo bisogno di un nuovo equilibrio tra responsabilità pubblica ed iniziativa personale. Lo Stato non può e non deve essere l’entità dominante della nostra vita. I cambiamenti che si rendono necessari per realizzare questa capacità di affrontare il futuro devono essere ripetutamente spiegati agli elettori, ai cittadini. La seconda sfida è un capitalismo responsabile: un economia di mercato improntata alla responsabilità sociale. Una società forte, di reciproca assistenza e solidarietà…”
Fabio Bray