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San Francesco, salviamo l’identità e la storia di Cortona!

Cortona rischia di perdere, a livello urbanistico, i punti di riferimento che da sempre la qualificano: l’ex Ospedale, il Vescovado e adesso anche la Chiesa di San Francesco con il convento“. E’ il grido di allarme che viene dall’ex Sindaco Emanuele Rachini, in questi giorni di tensione e preoccupazione in città per il susseguirsi di voci circa la paventata chiusura del complesso conventuale francescano e della Chiesa dedicata al Santo.

 

Rachini, che è stato Sindaco di Cortona dal 1999 al 2004, ha legato il suo nome e quello della sua amministrazione anche alla grande opera di ristrutturazione della Chiesa di San Francesco. Realizzata con un finanziamento di circa 900.000 euro, chiesto ed ottenuto dall’amministrazione Rachini nel 2003 alla Presidenza del Consiglio sulla quota dell’8 per mille Irpef, l’opera di restauro della Chiesa procedette, per tutto il 2005, sotto l’Amministrazione Vignini, parallelamente alla ristrutturazione dell’attiguo convento, voluto e finanziato dalla Provincia toscana dei Frati Conventuali.

Un secondo finanziamento del 2007 (amministrazione Vignini), di 300.000 euro, riguardò, poi, le facciate esterne e le coperture.

 

Si celebrava il 750° anniversario della morte di Frate Elia (1253-2003) – ricorda l’architetto Lorenza Carlini, progettista e direttrice di quei lavori – quando l’amministrazione Rachini e la famiglia francescana unirono i loro sforzi per mettere mano all’urgente e improcrastinabile recupero del complesso conventuale e della Chiesa di San Francesco a Cortona che versavano in pessime stato

Fu solo grazie a Padre Domenico Basili – ci tiene a ricordare l’architetto Carlini – se il convento rimase aperto in quegli anni, ridotto com’era in condizioni fatiscenti. Lui da solo, con la sua tenacia, consentì, all’epoca, la permanenza della famiglia francescana a Cortona e questo non va dimenticato!

Ora più che mai l’impegno di Padre Domenico per perpetrare la presenza francescana a Cortona nonostante le difficoltà di una vita solitaria in una struttura cadente, va ricordato! Ora che la minaccia di una chiusura, sia pure del solo Convento e non della Chiesa, rimette in pericolo la continuità di una storia che da più di 800 anni lega, indissolubilmente, la città al Santo di Assisi, al suo braccio destro Frate Elia e al suo Ordine.

 

La chiesa di San Francesco ha sempre rappresentato un simbolo di unione tra politica e religione – ci ricorda Rachini- e la storia della Chiesa e del Convento rappresentano la storia stessa della città di Cortona nonchè dell’Ordine monastico fondato dal Santo di Assisi!

Non dimentichiamo che la Chiesa di San Francesco, a Cortona, è seconda, per architettura francescana, solo ad Assisi e che, a differenza della Basilica di Arezzo (in nome del cui salvataggio verrebbe “sacrificata”), ormai diventata un museo, è ancora aperta al pubblico gratuitamente

La stessa Santa Margherita vi trovò la prima accoglienza – ricorda Rachini – e la sua storia di fede e santità parte da quell’Oratorio dove pregava e da quella Croce lingea che ora è nella Basilica ma che all’epoca era nella Chiesa di San Francesco

Pensare di poter chiudere il convento, lasciando fruibile la Chiesa – ci ha detto l’architetto Carlini- sarebbe come rendere orfana una delle due parti, oltretutto lo stesso Frate Elia concepì il nucleo centrale del convento insieme alla Chiesa

 

Dalla Comunità francescana conventuale provinciale arrivano però segnali di ottimismo. I progetti per il Convento di San Francesco a Cortona non si sono fermati: va avanti il piano “Casa ospitalità” e pure il Museo dedicato a San Francesco e Frate Elia, conclusasi la fase progettuale, potrebbe vedere aperta la prima sala entro Maggio.

Al di là delle polemiche l’invito per tutti è comunque quello di riflettere sul pericolo, più grande, di una definitiva e irreversibile perdita di identità che Cortona rischia ogni volta che viene mutilata di un pezzo della sua storia

Antonietta Lamagna

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  • S. Francesco e frate Elia, senza offesa per nessuno, il Grillo e il Casaleggio dei francescani; e allora rivendichiamo con tenacia la capacità organizzativa e gestionale del nostro Elia garantendo la continuità del suo ricordo nella nostra città, così, anche per ricordare ai nostri giovani ed ai tanti visitatori che per far divenire realtà un sogno, mistico o politico che sia, ci vuole senso della realtà e applicazione.

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Antonietta Lamagna
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