“Per fare dei pici così non bastano farina, acqua e sale, ci vuole la memoria”. In una sola frase Marco Brogi, giornalista de La Nazione – Siena, scrittore, poeta, ha sintetizzato la storia e l’epopea di questo prezioso ed inimitabile piatto.
L’espressione, tanto semplice quanto ricca, fu pronunciata a Celle sul Rigo, piccola frazione del Comune di San Casciano dei Bagni, durante una delle tante kermesse dedicate appunto ai pici e ha preconizzato quanto la Giunta Comunale dell’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese ha appena deliberato: avanzare, cioè, la candidatura dei pici a Bene immateriale riconosciuto dall’UNESCO.
L’annuncio è stato dato in concomitanza con l’apertura della festa tradizionale che più di ogni altra interpreta questa passione, la Sagra dei Pici proprio di Celle sul Rigo, giunta ormai alla 48.a edizione.
Aver individuato nei pici il carattere, il valore del “bene immateriale” (e non del cibo – pur eccellente – in sé, come sembrerebbe più immediato) vuol dire aver effettuato un’operazione culturale che interessa tutti e dieci i Comuni dell’area e che porta alla luce l’importanza del piatto povero per eccellenza.
E d’altra parte a sottolineare proprio questa valenza culturale vale la considerazione che non esiste un altro verbo dialettale come “appiciare” che definisca l’atto della creazione di un prodotto tipico.
Il progetto per la presentazione del dossier all’UNESCO è stato redatto dalla società Qualità e Sviluppo Rurale srl che ha svolto anche le attività di concertazione con i soggetti attivi sul territorio, arrivando all’individuazione ed alla condivisione del bene immateriale da proporre.
Ma perchè i pici possono legittimamente aspirare al riconoscimento dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura, che ne garantirebbe la salvaguardia? Il dossier lo spiega con chiarezza, partendo dall’elemento sociale. La Valdichiana Senese candida i pici a bene immateriale dell’UNESCO individuandoli come uno dei tratti distintivi della socialità locale che è a sua volta una delle basi della qualità della vita che vi si può apprezzare.
I pici trovano nella Valdichiana un’autentica patria, sono un piatto tipico della tradizione contadina, fortemente legati alla cultura rurale che ha contraddistinto per secoli questo territorio. Il legale con il passato, con la tradizione più autentica si ritrova anzitutto nell’essere una ricetta povera, che ha bisogno soltanto di acqua e farina e che per questo ha caratterizzato la vita e l’alimentazione delle campagne.
I pici sono presenti in tutti e dieci i Comuni della Valdichiana, immancabili nelle situazioni rituali: dalle festività del calendario alle manifestazioni folkloristiche, dalle tavole familiari all’offerta ai turisti, non possono mancare (tanto che la loro assenza rappresenta un’eccezione).
I pici presentano poi una differente pratica di socialità rispetto agli altri prodotti tipici che si esalta nell’atto di “appiciare”. Tutti possono appiciare, l’atto non richiede una competenza particolare, la pratica porta a condividere spazi e tempi, diventando una pratica condivisa di socialità, con forti richiami anche alla tradizione della veglia. Senza dimenticare infine che i pici sono riconosciuti come un’eccellenza gastronomica.
L’approvazione del dossier da parte della Giunta dell’Unione della Valdichiana Senese dà il via alla procedura che porta alla presentazione della candidatura all’UNESCO. Vale solo la pena di ricordare che, come detta la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” adottata dall’Organizzazione a Parigi nel 2003, ottenere il riconoscimento del patrimonio proposto vorrebbe dire aver diritto a misure che garantiscano la sua vitalità ed il suo ravvivamento.
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