A pochi giorni dalla prevista protesta dei tour-lumaca (programmata dalle associazioni di categoria per venerdì prossimo) prosegue con un nuovo “enigma” la vicenda del pedaggio sulla Perugia-Bettolle. Nel pomeriggio si era diffusa la notizia che il governo aveva dato parere favorevole agli ordini del giorno presentati dai deputati Alessandra Siragusa e Giampiero Bocci del Pd per l’esclusione del pedaggio delle autostrade siciliane dell’Anas e del raccordo Perugia-Bettolle. “Sì”, si leggeva sulle agenzie stampa nazionali, anche all’odg Barbara Saltamartini del Pdl per l’esclusione del Grande raccordo anulare di Roma.
Lo stesso governo però, in serata, tramite il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli ha smentito definendo “una svista” del sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti quanto successo in aula.
In effetti ricostruire correttamente la vicenda è impresa titanica: prima il Sì all’installazione delle bariere di rilevamento, poi le smentite, poi le conferme del ministro Matteoli, poi di nuovo gli ODG prima accolti poi smentiti. A questo punto sarà probabilmente decisiva la discussione e il voto in Parlamento proprio sugli ODG. Il Sì del Governo è arrivato durante la discussione del cosiddetto «decreto sviluppo». Il governo, attraverso il sottosegretario Alberto Giorgetti, dà parere favorevole, il che significa quasi automaticamente l’approvazione successiva del Parlamento. Dalla lista delle strade Anas a pedaggio spariscono di un colpo il Gra, le autostrade siciliane e la Perugia-Bettolle. In serata arriva la smentita di Roberto Castelli: «Il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti – spiega Castelli -, non appartenendo al Ministero Infrastrutture e Trasporti, evidentemente è incorso in una svista oggi in Parlamento, dando parere favorevole all’ordine del giorno dell’Udc e del Pd che impegna l’esecutivo a rinunciare definitivamente all’introduzione di pedaggi. Tale svista è stata determinata dalla non conoscenza della materia». Come finira?
C’è infine da rilevare che si tratta del secondo ordine del giorno accolto dal governo in pochi mesi sulla vicenda. Il precedente era stato presentato il 25 febbraio scorso, durante la discussione del cosiddetto decreto ‘Milleproroghe’, e anche in quel caso il governo aveva assunto il medesimo impegno