Applauditissimo, giovedì sera, al Teatro Signorelli di Cortona, “Sei personaggi in cerca d’autore”, uno dei testi più rappresentati di Pirandello, si conferma più che mai attuale nella riflessione su quella trappola dell’incomunicabilità che resta, per l’uomo di ogni tempo, il suo oscillare tra essere “attore” o “personaggio” della propria esistenza.
La lettura del dramma di Pirandello, proposta da Michele Placido, convince il pubblico cortonese anche se non manca di far discutere la scelta di aver privilegiato il racconto della storia delle donne dei “sei personaggi”, con i suoi inevitabili richiami a tematiche di attualità, rispetto a quella speculazione intellettuale, tanto cara al “girgentano”!
In scena un cast diviso in due “blocchi”.
Da un lato gli “attori” di una compagnia teatrale, impegnati nelle prove di un testo che parla di “femminicidio” (non “Il giuoco delle parti”, immaginato da Pirandello!).
Il gruppetto “colorato” di artisti, alle prese con i ritardi e i costumi sbagliati, riguarda il copione con il regista. Nella loro parlata, il richiamo al dialetto siculo, viene interrotto da un “voluto” romanesco dell’attor giovane che rischia, inutilmente, di “disturbare” qualche “purista” pirandelliano.
Dall’altro lato i “sei personaggi in cerca d’autore”. Il loro arrivo sul palco è silenzioso, quasi appaiono dal nulla, nei loro abiti neri.
Michele Placido è “il padre”, in rigoroso doppio petto nero. E’ il portavoce del gruppo, ramingo di teatro in teatro, alla ricerca di uno scrittore che fissi la loro storia in un copione e la renda finalmente rappresentabile, dando sfogo al dolore che si portano dentro. Ma non è su di lui che sono puntati i riflettori in scena. Il regista Placido, volutamente, affida il messaggio del suo “Sei personaggi in cerca d’autore” alla sanguigna interpretazione degli attori, puntando ad una riflessione sulle storie delle donne del dramma.
Insieme a lui, “la madre”, Guia Jelo, struggente mater dolorosa di quattro figli, avvolta in scialli e velo nero, disprezzata dal marito per la sua sottomissione, viene da lui stesso abbandonata nelle braccia di un altro, in nome “del suo bene” .
Intorno a loro, i figli.
Il maggiore, quello nato dal matrimonio e abbandonato in tenera età dalla madre, se ne sta in disparte in un contesto familiare che sente estraneo. La figliastra, interpretata dalla palermitana Dajana Roncione, esuberante e straziante al tempo stesso, dilaniata dal dolore per un destino che l’ha portata in una casa di appuntamenti, dove a rischiato di offrire i suoi servizi al patrigno, ignaro frequentatore dello “pseudo” Atelier di Modellista di Madama Pace.
La sorte degli altri due figli è segnata dalla morte.
La bambina, con il suo silenzio “pesante” tiene la scena, accompagnando il lacerante dolore della madre. E’ lei la vera vittima di questa scandalosa vicenda familiare che perfino “l’autore” ha turbato, al punto di fargli decidere di abbandonare le proprie creature, lasciandole senza vita teatrale. Morirà vittima dell’incuria, la bambina, annegata in una vasca in giardino.
L’altro figlio, un ragazzino, sempre a testa bassa, muto per tutto il tempo della rappresentazione, finirà suicida su una scala, in scena, che dovrebbe raffigurare l’albero del giardino immaginato da Pirandello.
A fare da tres d’union, tra la “compagnia teatrale” e i “personaggi”, il regista, interpretato da Silvio Laviano, subito intuisce nel racconto dei “sei” una “commedia da fare”, come è nella missione catartica del teatro.
La scenografia sembra contribuire poco alla resa del dramma, ma non è sulla messa in scena che punta il “Sei personaggi in cerca d’autore” di Michele Placido. Efficace il contributo delle musiche e delle luci che chiudono lo spettacolo con un fascio accecante “sparato” in platea.
Per Michele Placido la terza regia teatrale di un testo del Premio Nobel siciliano, dopo “Così è se vi pare”, “La carriola” e “L’uomo dal fiore in bocca”.
Il 72 enne attore pugliese regala una performance misurata che lo vede piuttosto co-protagonista che primo attore, a fianco di quelle donne la cui interpretazione magistrale è stata sottolineata dagli applausi ripetuti ed intensi a fine spettacolo.
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