Ancora una volta la qualità si dimostra la strada giusta per vincere la sfida del momento Covid.
La prima edizione del Mammut Jazz Fest si chiusa venerdi’ 4 settembre alla Rocca del Leone a Castiglion del Lago con un concerto di altissimo profilo, un progetto unico messo in scena da due grandi musicisti italiani Dj Gruff e Gianluca Petrella.
Ennesimo Sold Out che sancisce l’efficacia e la bellezza del progetto Mammut Jazz Fest e vince la sfida dello spettacolo e rilancia con forza la musica jazz live in luoghi di grande fascino. Un successo che fa riflettere sulle potenzialità e sulle strategie di spettacolo e promozione degli eventi.
“Un programma ambizioso, giovane, fitto di musicisti creativi e innovativi che ha riscosso un grande apprezzamento da parte di un pubblico molto vasto ed eterongeneo, dichiara il presidente dall’Associazione Mammut Antonio Massarutto.
Si è chiusa la prima edizione MJF che bilancio ne traccia?
Bilancio positivo, senza ombra di dubbio, afferma Antonio Massarutto. Non è stato facile inventare un nuovo format in epoca covid. Siamo ripartiti da capo. Abbiamo azzerato tutto. Potevamo ridurre i nostri progetti, studiare versioni ridotte, viste le scarse risorse e viste le nuove regole per i concerti, invece abbiamo deciso di rilanciare.
Per noi il lockdown è stato un’opportunità: in epoca di distanziamento sociale abbiamo deciso di allargare il nostro progetto legato alla musica Jazz a un territorio più grande: la Val di Chiana. Da Arezzo fino a al Lago Trasimeno, passando per Civitella, Lucignano e Cortona. Due Province, due Regioni, 5 Comuni, 6 concerti. Siamo riusciti a creare una rete tra le Amministrazioni che hanno capito subito l’opportunità di fare squadra. In momenti come questo va lavorato in questo senso, abbiamo avuto persone che hanno seguito tutti e sei i concerti in luoghi molto diversi, nessuno ha portato via nulla a nessuno, anzi, è stato un modo per arricchire di contenuti e di pubblico ogni evento.
È indubbio che la vostra idea di festival abbia trovato il favore del pubblico. Qual’è stato secondo lei il segreto o l’elemento vincente del Festival?
Non c’è un segreto vero e proprio. Lavoro duro e serio, siamo un bel gruppo, ho la fortuna di lavorare con Emanuele Petrucci, che è un architetto geniale, molto sensibile ma concreto; Giacomo Mosconi si occupa della parte tecnica e dei video, è un ottimo organizzatore; Daniele Stangani si occupa della comunicazione, dei social e dei rapporti con il pubblico; Lucia Lamentini è un’ottima fotografa molto brava nelle relazioni pubbliche. Noi Mammut, non proponiamo un semplice concerto, non ci limitiamo a mettere dei buoni musicisti sul palco. Creiamo scenografie, studiamo percorsi, abbiamo un progetto ad hoc per ogni luogo. Chi viene ai nostri eventi ha un’esperienza sensoriale completa. Poi va detto che lavorando bene, con serietà, puoi farti una buona reputazione, il pubblico alla fine si fida di te, delle tue scelte.
E adesso? Quale la strada della vostra associazione? Riprenderete anche il filo del Cortona Jazz?
Ora ci riposiamo un pochino, ma una settimana, non più, abbiamo già programmato una riunione per decidere del nostro futuro, che pare comunque già scritto. Sicuramente possiamo dire fin da subito che ci sarà una seconda edizione Mammut Jazz Fest (Covid permettendo). Pensiamo di fare un tournover coinvolgendo altre Amministrazioni, altri Comuni, stiamo pensando di allargarci anche al territorio senese.
Cortona Jazz al momento rimane in standby. Da Cortona siamo partiti e con orgoglio posso dire d’aver avuto grande soddisfazione con i due eventi in Fortezza.
C’era il nostro pubblico, un pubblico che abbiamo costruito con fatica negli anni. Gente che viene ai nostri concerti per ascoltare musica jazz, con attenzione e estremo rispetto dei musicisti e di noi organizzatori.
Non è una cosa scontata. Segno che abbiamo lavorato bene.
Il festival tornerà nell’estate 2021