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Ma come si parlava a Cortona nel ‘300?

Quarto appuntamento con “Archidado tutto l’anno”, sabato a Cortona, presso la Sala del Consiglio comunale di Piazza Signorelli. Argomento della lectio magistralis, tenuta dal professor Par Larson, accademico della Crusca nonchè ricercatore C.N.R. presso l’Opera del Vocabolario Italiano, “La lingua volgare cortonese del ‘300”.

Un interessante viaggio nella parlata cortonese medioevale accompagnata dalla lettura di brani tratti dalle preziose fonti scritte di cortonese antico, giunte fino a noi.

Una conferenza realizzata anche con la collaborazione del “Centro studi di Frate Elia da Cortona” e che ha visto la presenza, al tavolo dei lavori, di Padre Antonio Di Marcantonio, presidente della neo nata associazione culturale cortonese, nonché Rettore della Basilica di Santa Coroce, ma più di tutto padre francescano che da 13 anni si occupa di Cortona del Convento e della Chiesa di San Francesco, che ne curò la ristrutturazione, per quanto riguardava l’edificio conventuale, all’epoca del Sindaco Rachini e dei Lavori di restauro della Chiesa di san Francesco.

Insieme a lui Riccardo Tacconi Presidente del Consiglio dei Terzieri, l’Assessore alla Cultura Albano Ricci. Tra il pubblico il Dott. Simone Allegria  dell’Università di Siena, sede di Arezzo, curatore della traduzione dello “Statuto di Cortona-1325/1380”, uno degli organizzatori della serie di conferenze “Archidado tutto l’anno” e oggi anche parte attiva dell’associazione culturale “Centro studi di Frate Elia da Cortona”.

Tre i testi trecenteschi giunti fino a noi a testimoniare la parlata cortonese medioevale, a cui ha fatto riferimento il professor Larson nel suo excursus sulla lingua cortonese.

Il primo è “Il registro di crediti e pagamenti del Maestro Passara di Martino da Cortona” in cui si parla di scambi commerciali, atti di compravendita, contratti agrari.

Il secondo è ” I capitoli della Compagnia dei Disciplinati di Cortona”.

Il terzo è il “Laudario cortonese”, la più antica raccolta di preghiere in volgare, risalente al 1250 e realizzata dalla Compagnia dei Laudesi che aveva, all’epoca, sede in Cortona nella chiesa di San Francesco.

Fonti di scrittura che vanno, dunque, dal sacro al profano, che mostrano una società medioevale cortonese florida dal punto di vista dell’agricoltura e degli scambi, ma anche di grande fede religiosa.

Dalle fonti scritte trecentesche, illustrate dal professor Larson, è emersa una lingua cortonese in evoluzione, che faceva riferimento ancora al latino per i suoi testi scritti ufficiali, giuridici e religiosi, contaminandoli, però, con parole derivanti dall’uso popolare quotidiano. Parole “volgari” che avevano preso il posto delle omonime latine cadute in disuso. Parole, in alcuni casi, ancora oggi presenti nel dialetto cortonese e anche bestemmie, parolacce, ingiurie, per le quali erano previste dallo Statuto cittadino, del 1300, multe e galera.

La conferenza si è chiusa con l’esecuzione di alcune laude tratte dal “Laudario cortonese” da parte del Quintetto Polifonico Italiano “Clemente Terni” diretto da Guglielmo Visibelli e composto da Lorena Giacomini: soprano; Costanza Redini: contralto;Gualtiero Spini: tenore; Saverio Bambi: baritono; Guglielmo Visibelli: basso.

Un’occasione unica per ascoltare quest’antica preghiera in volgare cortonese nella sua rivisitazione più nota e prestigiosa, quella del Maestra Clemente Terni che ne fece oggetto di studio appassionato nella sua lunga carriera di ricercatore ed esperto, tra l’altro, di espressioni musicali medioevali.

Antonietta Lamagna

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  • L'Associazione culturale "Centro Studi Frate Elia da Cortona", sorta per far conoscere, valorizzare e approfondire la figura e l'opera del grande cortonese francescano Frate Elia e che ha partecipato alla manifestazione offrendo l'esecuzione di alcune laude del Laudario di Cortona, intende anche partecipare alle giuste preoccupazioni della popolazione per la ventilata ipotesi di chiudere il Convento e la comunità di San Francesco in Cortona. Sarebbe una perdita grave e non giustificabile per la città e per la memoria di un personaggio che ha segnato profondamente il primo secolo del francescanesimo, ma anche la storia culturale, civile e spirituale della stessa città di Cortona. Il legame profondo che ha sempre segnato il rapporto profondo tra i Francescani Conventuali e il tessuto sociale, culturale e spirituale dei cortonesi, sarebbe un impoverimento e una dimenticanza non giustificabile della storia, anche quella francescana. Speriamo che questo non accada!

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Antonietta Lamagna
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