Di Cortona e delle sue eccellenze si parla in tutto il mondo, lo sappiamo bene. Proprio nella giornata di ieri, la rivista Vox humana di Houston (Texas) ha pubblicato un’intervista all’ing. Gian Carlo Ristori, presidente dell’Associazione per il recupero e la valorizzazione degli organi Storici Cortonesi, curata dal suo direttore responsabile, il musicista e concertista Christopher Holmann. Holmann, grazie a un finanziamento del Frank Huntington Beebe Fund for Musicians, sta eseguendo ricerche sugli organi storici d’Europa. Nell’estate scorsa, ha visionato alcuni antichi organi di Cortona e tenuto un concerto sull’Organo Zanetti (1780) della chiesa parrocchiale dell’Ossaia. Il suo interesse, e più in generale quello degli studiosi e degli appassionati statunitensi nei confronti dei nostri strumenti, è di estrema importanza, perché permette di valorizzare questa antica e gloriosa tradizione al di fuori dello stretto ambito locale.
Nell’intervista, che vi propongo in traduzione, si è discusso delle iniziative dell’Associazione, legate non solo al patrimonio organistico e musicale della nostra città, ma anche a beni culturali come la statua a Santa Margherita nei pressi della Cattedrale e la Cappella dei Caduti di Santa Margherita. Buona lettura!
Gian Carlo, tante grazie per aver concesso questa intervista. Lei è il Presidente dell’Associazione organi Storici di Cortona, un’associazione che ha restaurato a Cortona, in Toscana, molti importanti organi datati fra il Cinquecento e l’Ottocento. Lei è un musicista? Come ha preso avvio l’associazione e come si è sviluppato il restauro degli organi?
Non sono un musicista, ma dedico la mia professionalità ed il mio tempo e senza scopo di lucro alla conservazione di tesori che i nostri antenati ci hanno tramandato. Sono nato a Cortona, ho compiuto gli studi universitari in Toscana ed ho lavorato ai vertici di una grande azienda petrolifera internazionale. Fondai l’associazione nell’anno 2000 per creare consenso intorno a questo progetto di recupero degli organi storici cortonesi.
Vivendo a Milano, nei miei rari ritorni a Cortona avevo avuto modo di constatare lo stato di abbandono degli organi della città; ricordavo il loro suono coinvolgente quando, poco più che bambino, negli anni dell’ultima guerra mondiale, tutta la comunità si riuniva in chiesa e, ascoltando l’organo, pregava per chiedere salvezza e la fine di quella immane tragedia. Quanto alle modalità di avviamento dei restauri, il primo lavoro fu quello di reperire tutte le informazioni utili, dal momento che la paternità di tanti organi era ignota o erroneamente attribuita. Grazie a questo minuzioso lavoro, oggi conosciamo la storia degli strumenti cortonesi, storia che abbiamo riassunto in alcune pubblicazioni. Seguirono negli anni i contatti con i migliori restauratori ed il primo restauro, quello dell’organo della chiesa degli Oratoriani, San Filippo Neri, fu avviato nel 2003.
Quando l’associazione avviò la sua attività, vi erano in Cortona organi restaurati in precedenza e funzionanti?
All’epoca era stato restaurato solo un piccolo organo portativo, collocato nel Monastero di clausura delle monache di Santa Chiara. Costruito nel 1832 da Giacobbe e Serafino Paoli era stato restaurato nel 1972. E fu proprio nel Coro del Monastero che tenemmo il primo concerto su un organo a canne a funzionamento meccanico. Il pubblico presente rimase entusiasta per l’evento inconsueto e per il repertorio musicale.
Alcuni organi che l’Associazione ha restaurato si trovano in piccolissime frazioni del territorio cortonese. Come li avete individuati, e come stabilì l’Associazione le priorità per il restauro?
Il territorio di Cortona è molto vasto, va da luoghi di montagna ai confini con l’Umbria alla pianura confinante con il comprensorio di Siena. Un territorio disseminato di chiese e abbazie, talune risalenti all’anno Mille, a testimoniare l’importanza di Cortona, nel contesto della Toscana, sin dai tempi dei Comuni, delle Signorie e del Granducato Mediceo e Lorenese. Prima dei restauri abbiamo fatto un puntuale censimento degli organi cortonesi, riscontrando purtroppo che taluni erano andati dispersi nel tempo e altri erano stati manomessi in maniera irreversibile. Quanto agli organi delle frazioni, l’unico meritevole di restauro si rivelò l’organo settecentesco dell’Ossaia. Parlando di priorità nei restauri abbiamo privilegiato gli organi più antichi; taluni di questi, oggi funzionanti, sono l’unica testimonianza in Italia di celebri costruttori d’organo.
Chi costruì gli organi toscani e come venne finanziata la loro costruzione? Dal momento che gli strumenti si evolvono nel tempo, in cosa si differenziano da tipici strumenti di altre regioni italiane?
Per i costruttori citerò solo i più famosi nel loro tempo: il cortonese Onofrio Zeffirini, detto “il Michelangelo degli organi”, che costruì l’organo della chiesa dei Cavalieri a Pisa ed il monumentale organo di Santa Maria del Fiore a Firenze, il senese Azzolino della Ciaia che costruì il secondo Organo della chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano a Pisa ed infine il cortonese Luca di Bernardino che, a metà del ‘500, costruì gli organi della cattedrale di Arezzo e della chiesa dei Domenicani a Cortona. I primi due organari appartenevano a importanti famiglie nobili della loro città, il terzo era di umile estrazione. Molti valenti artigiani di estrazione regionale operarono in Toscana.
Quanto ai finanziamenti, era il clero secolare che provvedeva; nell’alto Medioevo e nel Rinascimento gli ordini dei Francescani, dei Serviti, dei Domenicani e degli Agostiniani eressero i loro organi anche con sottoscrizioni popolari. Cortona si mantenne fedele, per secoli, ad una impostazione costruttiva degli organi; e per rispondere esaurientemente alla sua domanda sulle differenze fra gli organi in Italia non basterebbe un intero trattato.
In quale contesto vennero impiegati gli organi, in Toscana, attraverso i secoli? Chi li suonava? Esiste in Cortona un repertorio musicale, originale, per organo?
Premesso che gli organi erano quasi esclusivamente collocati in luoghi di culto, il loro uso era riservato all’accompagnamento del coro ed a sottolineare alcuni passaggi delle celebrazioni religiose. Il concerto per organo solo, al di fuori di un contesto religioso, inizia nel XX secolo. Dopo il 2000, a Cortona, abbiamo organizzato più di 80 concerti per organo e per organo e altri strumenti. Chi suonava gli organi? Nei secoli passati i sacerdoti, dal momento che l’apprendimento della musica faceva parte del programma di studi. Ai sacerdoti, nelle chiese importanti, venivano affiancati musicisti, indipendentemente dalla loro condizione laicale o religiosa. Nelle sedi vescovili era compito dei maestri di Cappella istruire il coro e suonare l’organo. Cortona è stata sede vescovile per ben 700 anni. Per rispondere all’ultima parte della sua domanda le dirò che l’unica opera giunta sino a noi sono i Mottetti per voci e basso continuo, scritti nel 1614 da Michelangelo Amadei, maestro di Cappella, di cui l’Associazione ha curato la trascrizione in notazione moderna. Ritengo che molta letteratura musicale sia andata perduta nel tempo.
Quali organari sono stati coinvolti nel restauro e quale fu la risposta della Chiesa e della gente di Cortona ascoltando questi tesori musicali?
Organari? I migliori all’epoca: Riccardo Lorenzini, Marco Fratti, Franz Zanin, Massimo dell’Orto e Carlo Lanzini. Ricordo che quando incontrai a Milano il grande e indimenticato Gustav Leonhardt per chiedergli di venire a Cortona e suonare sull’Organo di Luca di Bernardino, la prima domanda che mi pose fu: «chi lo ha restaurato?». «Marco Fratti», risposi. «Allora vengo quando volete e l’entità del compenso che mi vorrete corrispondere non ha alcuna importanza», mi disse senza esitazione. Quanto alla seconda parte della sua domanda, potrei dirle che la risposta è stata positiva. Tuttavia dobbiamo tenere presente l’esiguità della popolazione che nel periodo invernale, intra muros, non supera i mille abitanti; ed anche l’educazione musicale che abbiamo ricevuto attraverso l’ascolto per oltre un secolo. Tra il Rinascimento ed il periodo romantico e tardo romantico intercorrono quasi quattrocento anni, e fra Gabrieli e Verdi non c’è soltanto un abisso di tempo. Tante generazioni, dal XIX al XX secolo sono cresciute con l’Opera. Se pensa che la musica barocca è stata riscoperta e rivalutata in tempi recenti, che possiamo dire di musica anteriore rivisitata con la diffusione degli organi antichi restaurati?
Vi sono in Cortona altri organi che non avete restaurato?
Sì, uno. È collocato nella Chiesa annessa all’antico monastero di clausura delle Contesse. Fu costruito da un noto organaro di Roma, Attilio Priori, nel 1895. È l’unico organo in Cortona con due tastiere a bilancia di 54 tasti. Un prezioso strumento che fu costruito su commissione dei Padri Redentoristi, un ordine di prelati colti, che privilegiavano l’insegnamento della musica e dell’astronomia. Adesso la chiesa è chiusa, il monastero è stato trasformato in albergo di lusso. La proprietà non ha manifestato alcun interesse al restauro che pertanto è rinviato a tempi migliori.
Quali progetti saranno avviati a breve dall’Associazione?
Parallelamente al restauro degli organi, abbiamo dedicato le nostre risorse, professionali ed economiche, al recupero ed alla valorizzazione di importanti beni culturali storici, come la settecentesca statua della nostra copatrona, Santa Margherita. Oggi questo monumento, collocato nel centro della città, trascurato in passato per le sue condizioni, grazie a un sapiente restauro, è l’opera più fotografata dai turisti. Attualmente stiamo restaurando la Cappella dedicata ai 650 cortonesi morti nella guerra 1915–1918 che all’interno conserva pregevoli affreschi del pittore lombardo Osvaldo Bignami. Se le nostre risorse lo consentiranno, continueremo l’attività concertistica, per organo solo, per organo con altri strumenti, e per strumenti cordofoni e a tastiera. Ma io ho un desiderio e una speranza: incontrare a Cortona organisti, studenti di musica, professori universitari statunitensi e del mondo anglosassone, dove l’organo è tenuto ancora oggi in grande considerazione, venuti per conoscere e suonare gli strumenti cortonesi. Quattro anni fa, di loro iniziativa, sono venuti studenti e professori della Yale University, una delle dieci Università più importanti del mondo. Riporto solo una parte della lettera che mi scrisse Martin D. Jean, Direttore e professore d’organo:
come se non fossero bastati la vista deliziosa e gli affascinanti panorami, la nostra visita ai vostri magnifici strumenti si è rivelata un’esperienza che cambia la vita. A Cortona avete un “microcosmo” di storia dell’organo virtualmente unico in Italia. Chiunque abbia interesse in questi strumenti ha un debito di gratitudine nei vostri confronti per le attente modalità con cui avete preservato questi tesori storici. Come sa, gli organi in Italia variano fortemente da regione a regione e da secolo a secolo: qui avete restaurato attentamente questi preziosi gioielli toscani, ognuno dei quali è un perfetto esemplare della sua tipologia. Abbiamo trovato di ispirazione la generosità con cui avete condiviso questi strumenti con noi e vi ringraziamo per l’ospitalità.
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