Per lui non vale sicuramente il detto “nemo propheta in patria“! Il dott. Paolo Giulierini, cortonese, direttore scientifico del Maec di Cortona, da qualche tempo direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha incassato nei giorni scorsi il titolo di “Aretino dell’anno” 2015 del giornale La Nazione, nuova conferma della stima della terra di Arezzo nei suoi confronti. Un riconoscimento che arriva in un momento importante della sua carriera: individuato dal Ministro Franceschini come uno dei 20 nuovi direttori incaricati di “cambiare verso” alla gestione dei musei italiani, Giulierini porta a casa il 31% dei voti e commenta così il risultato: “Il mio lavoro si è sempre rivolto in primo luogo alle persone, ritenendo che la cultura sia da intendersi come uno strumento di miglioramento dei valori fondanti della nostra società.
Ecco perché la più grande soddisfazione è stata ricevere un appoggio popolare e non solo accademico, significa che il metodo di lavoro è stato pienamente apprezzato e che dal museo si è insinuato in tutti i contesti!“
Nella votazione ‘popolare’ Giulierini, partito in sordina, ha recuperato nelle preferenze con un rush finale straordinario. Il suo massimo antagonista è stato Enrico Vedovini, giostratore di Sant’Andrea che ha vinto il Saracino della scorso Settembre con tre straordinari centri. Per questo abbiamo chiesto a Giulierini quali siano stati i “tre centri” (anzi quattro, visto che ha prevalso anche su Vedovini) della sua carriera
“Il recupero lo devo completamente al sostegno di tante persone che, mi preme ribadire, hanno votato da Cortona, Arezzo, Firenze e Napoli. Direi che queste quattro città costituiscono per me quattro tappe ineludibili della mia carriera: Cortona con l’esperienza di portare il MAEC ad essere apprezzato a livello internazionale, con rapporti paritetici con istituti come l’Ermitage, il Louvre e il British Museum; Arezzo per aver lavorato proficuamente per anni con la Provincia e l’APT per diffondere nel mondo la componente etrusca del nostro territorio, attraverso il marketing turistico; Firenze come luogo di studi universitari, mia seconda dimora e sede di continuo confronto con Soprintendenza Archeologiaca e Regione Toscana nella realizzazione di strategie di valorizzazione dei beni culturali; Napoli come naturale approdo nella gestione del più importante Museo di archeologia classica del mondo che racchiude il meglio delle scoperte di Ercolano e Pompei, della statuaria classica e che dialoga costantemente, con mostre e iniziative, con tutti i principali musei mondiali nonché con la limitrofa Pompei“
Nel risultato finale, risultato della combinazione fra voto ‘popolare’ e voto della redazione Giulierini è finito sull’ideale podio insieme a Patrizio Bertelli (mister Prada) e Beppe Angiolini, notissimi imprenditori del territorio.
Paolo Giulierini, in quanto “imprenditore della cultura”, rientra a pieno titolo in questa triade di successo e fu lo stesso Ministro Franceschini, nel nominare i “venti”, a sottolineare la necessità di una gestione manageriale della “impresa museo”.
Ma come è cambiata la figura del direttore di un museo in Italia, quanto ancora c’è da cambiare nel modo di gestire la cultura nel nostro paese?
“Mi sento onorato di far parte di questa terna ma, in fondo, c’è una logica in questo” ci ha detto Giulierini “Il coraggio del Ministro, direi epocale, è di aver affidato la selezione dei nuovi manager della cultura ad una commissione di esperti di cui la metà erano di istituti stranieri. Qui, da tempo, i sistemi museali sono gestiti in maniera coraggiosa e dinamica ed evidentemente in forme molto simili anche all’imprenditorialità di successo per la quale l’Italia è nota in tutto il mondo, a partire dal mondo della moda. Nella cultura naturalmente occorre non dimenticare che non si può trasformare completamente un museo in una azienda, che esistono dei limiti, ma è proprio nella ricerca di questi limiti che sta la bravura del manager. Anche perché nessuno riflette mai sull’indotto, sul bilancio sociale cioè sulle ricadute economiche di musei e mostre sul turismo e sulla recettività del territorio. Sono risorse che spesso non ritornano ai musei. Il segreto invece è operare strategie territoriali comuni, puntando alla reciproca valorizzazione del pubblico e del privato e avendo anche il coraggio di privilegiare e promuovere le eccellenze“
Inevitabile una domanda sulla nuova esperienza dirigenziale al MANN di Napoli. Nell’intervista a Giulierini dello scorso ottobre, a pochi giorni dalla sua prestigiosa nomina a Direttore del museo napoletano, si parlò infatti con lui di progetti per il futuro e del suo impegno per un lavoro simbiotico del Museo con la città partenopea, la sua storia e la imprenditoria locale.
A tre mesi dal suo incarico gli chiediamo di fare un primo bilancio professionale. Come è stato il suo personale incontro con la città di Napoli e la sua gente?
“Dopo tre mesi di gestione a Napoli abbiamo un bilancio autonomo in corso di approvazione, un IBAN su cui vengono riversati i proventi dei biglietti e delle sponsorizzazioni che arrivano di continuo. Non appena il museo si è aperto alla città, quest’ultima e la sua imprenditoria ha risposto in maniera commovente. Abbiamo una ventina di mostre coprogettate con istituti stranieri che ci vedono presenti, nel 2016, solo per citare alcune sedi, a New York, Singapore, Tokyo, Rio de Janeiro in occasione delle Olimpiadi, e in moltissime sedi europee. I temi trattati sono tanti: da Pompei, ai gladiatori, allo sport nel mondo antico. Sono mostre che fanno parte di un progetto che ho denominato ‘Il MANN nel Mondo’: attraverso di esse si veicola non solo il museo, ma la stessa Napoli capitale e la Campania con le sue eccellenze. Da marzo avremo importanti mostre nel museo: la prima sarà ‘Mito e Natura’, prima presentata ad EXPO 2015, poi seguiranno le celebrazioni per i trecento anni della nascita di Carlo III, che volle il cortonese Marcello Venuti a dirigere gli scavi di Ercolano. Il Museo è inoltre in fase di restyling, con una nuova immagine coordinata, un nuovo sito e, dalla prossima primavera, con una offerta razionale di sale mai più chiuse. L’obiettivo finale è far comprendere che la storia dei vincitori, quella che abbiamo studiato, e che ha proclamato che esiste un Mezzogiorno debole e parassita deve essere riscritta: la rinascita dell’Italia passa solo dalla ripresa del sud. E io su questo sono disposto a metterci la faccia“