Con il Cortona Jazz Night termina il mio incarico da presidente del MAEC.
I presupposti iniziali, che stavano alla base della mia elezione, sono venuti a mancare con la nuova consigliatura e di conseguenza il mio ruolo di garante, mediatore e coordinatore tra amministrazione comunale e Accademia Etrusca.
Non sfugge a nessuno la dicotomia politica, determinata dalle passate elezioni amministrative, tra il ruolo svolto da me in passato e quello presente: per quanto il mio incarico era ed è tecnico, eletto da un comitato, svolto in modo totalmente gratuito.
Ho portato avanti il compito, in questi due ultimi mesi, con responsabilità e attaccamento. Dopo la chiusura delle due importanti esposizioni, il museo era di fronte a un momento di grande difficoltà e concitazione. Le cose dovevano essere ordinate: lo smontaggio della mostra, la partenza dei lavori che stravolgeranno le esposizioni permanenti, il periodo di apertura parziale, la chiusura del bando per l’affidamento dei servizi di gestione, i grandi eventi estivi.
Cortona e il MAEC mi hanno dato tanto e questo è stato il minimo che abbia dovuto restituire.
Chiuse queste emergenze con successo per il MAEC e per Cortona il mio compito è finito. Le mie esperienze hanno sempre dimostrato che ho accettato compiti con umiltà, li ho portati avanti con impegno e mi sono fatto da parte quando era giusto, così da assessore, da segretario politico e ora da presidente del MAEC. Voglio sgomberare qualsiasi ipotesi che veda in questo incarico conflittualità o opportunismi. Desidero anche evitare che il MAEC diventi terreno di scontro e di strumentalismi politici sterili. La cultura va difesa per permetterle di creare circuiti virtuosi e il più possibile ampi e trasversali.
È stato per me una stagione importante, intensa, mi ha fatto crescere professionalmente e umanamente. Ho cercato di dare al MAEC la costanza, l’attenzione, la presenza e la cura che si merita.
Tanti progetti hanno visto compimento e tanti altri ne sono iniziati, un continuo laboratorio di idee per far crescere il sistema MAEC Parco: la mostra con il MANN, il Pinturicchio segreto, Maecontemporaneo, Teatro Archeologico, la collaborazione con il MIX, il doppio appuntamento con le “100 ore di eventi”, le collaborazioni accademiche, la colazione al MAEC, l’accordo con il Polo museale per il parco, gli influencer, le continue e fitte collaborazioni con gli istituti culturali italiani ed europei, la fervida attività della nostra biblioteca. La cosa di cui sono più fiero e affezionato è il ciclo di visite guidate a favore dei cittadini di tutto il territorio cortonese.
Voglio ringraziare Francesca Basanieri, sindaco precedente, Paolo Bruschetti e Sergio Angori per aver creduto in me.
Ringrazio l’attuale sindaco Luciano Meoni e il vicesindaco Francesco Attesti con cui ho lavorato sempre in modo efficace in questo breve periodo.
Un grazie particolare a tutti componenti del comitato tecnico, l’ufficio cultura, il personale AION, gli specialisti che hanno collaborato, il gruppo comunicazione del MAEC, e tutti quelli che ho incontrato in questo viaggio.
Il motore del MAEC sta soprattutto in due giovani donne, due professioniste appassionate: Tiziana Domini e Simona Lunghi. Per loro il pensiero è più forte. Siamo in buone mani.
Adesso non ho incarichi, di nessun tipo, sono un uomo libero e da uomo libero farò del mio meglio per questa terra.
Auguro buon lavoro a chi prenderà il mio posto: ci sono tanti progetti che troverà iniziati tesi a rendere il Sistema MAEC tra i più affascinanti del nostro paese.
Dal 10 agosto non sarò più presidente del MAEC. In quel giorno il museo sarà aperto a prezzo ridotto fino alle 23: la mia idea di cultura, aperta, accessibile, di tutti.
Questo è il messaggio che lascio: i musei non devono spaventare, non devono annoiare, non devono parlare solo a chi già conosce. La cultura o serve o non è, o appassiona o non è, o arriva alle persone o non è.
Non è colpa di chi si allontana, di tutti noi addetti ai lavori che non sappiamo avvicinare.
Io non sono certo che la bellezza ci salverà, ma sono profondamente convinto che deve essere di tutti come la felicità.
Albano Ricci