Secondo appuntamento della stagione con Pirandello al Teatro Signorelli di Cortona. Dopo “Sei personaggi in cerca d’autore”, portato in scena da Michele Placido, è la volta de “Il piacere dell’onestà”, diretto e interpretato da Alessandro Averone, che chiude anche l’anno teatrale 2018/2019.
Il tema della commedia è tra i più cari a Pirandello, l’eterno conflitto umano tra apparenza ed essenza, tra menzogna e verità.
L’ambientazione, un salotto borghese, luogo simbolo dell’ipocrisia, secondo il drammaturgo siciliano, dove la società “bene” trama l’ennesimo piano per salvare le apparenze e ristabilire uno status quo di integrità morale.
Siamo in casa Renni, Agata è rimasta incinta del Marchese Fabio Colli che non potrà mai sposarla perché già ammogliato.
Il sipario si apre su Maddalena, madre di Agata, e suo cugino Maurizio Setti che cercano disperatamente un espediente “di facciata” che salvi la reputazione della famiglia e non comprometta il Marchese.
La soluzione si chiama Anglo Baldovino. Uomo da poco, socialmente considerato un fallito, in quanto ex giocatore, ma dall’intelletto acuto.
Baldovino prenderà sul serio il ruolo affidatogli. Intende portarlo avanti con “onestà”, contro ogni tentativo del Marchese di farlo passare per ladro e liberarsi di lui, pur di salvaguardare il bene del bambino e di Agata che alla fine si innamorerà della sua rettitudine.
Niente di già visto o di puramente celebrativo!
“Il piacere dell’onestà” diretto da Alessandro Averone piace per il ritmo acceso dell’azione, per i dialoghi chiari, mai eccessivamente verbosi, dove la riflessione psicologica e filosofica si alterna alla più caustica ironia, anche nei passaggi più introspettivi, in una critica spietata all’ipocrisia sociale.
Il pubblico si riconosce nell’ ossessione dell’ immagine che vogliamo offrire di noi stessi agli altri, a discapito di ciò che realmente siamo. Il valore dell’onestà, così sacro ai tempi di Pirandello, torna in scena, drammaticamente attuale, deriso oggigiorno dalla scaltrezza dei potenti di turno e abusata nell’uso ad uso propagandistico.
Sulle note di un assordante pezzo rock fanno il loro ingresso, a sipario appena alzato, la signora Maddalena e del cugino Setti ini abiti settecenteschi, mentre Baldovino compare in giubbotto di pelle e occhiali scuri, a sottolineare il dilemma umano stridente tra essere e apparire.
In un angolo del salotto “buono” una serie di quadri raffiguranti personaggi che si rispecchiano nel loro “doppio”, incombe sugli eventi, a ribadire il dualismo irrisolto che è in tutti noi. Lunghi fili tesi sostituiscono le mura, offrendo allo spettatore una visione privilegiata dei personaggi, senza filtri. Un’ enorme lampada rossa resta puntata per tutto il tempo della commedia sui protagonisti, quella luce sobbalzerà a fine spettacolo, come scossa da un terremoto, davanti alla rivelazione dell’amore di Agata per Angelo.
La regia lucida e vivace di Alessandro Averone regala uno spettacolo che non cala mai di tono. L’energia del cast attoriale arriva in platea e nei palchi e l’intera azione scenica ci restituisce, come in uno specchio, l’immagine delle nostre debolezze e meschinità costringendoci ad una riflessione su paradossi che sono anche del nostro tempo. Pirandello è stato degnamente celebrato!