Si può ricordare e raccontare il passato anche per fini più utili della mera nostalgia: è questo il primo pensiero che mi viene in mente una volta terminato di leggere l’ottimo (ripeto: ottimo) libro dell’amico (e nostro lettore) Romano Scaramucci. “Cortona anni 70 e dintorni”, pubblicato da Murena Editrice e realizzato col contributo di Banca Popolare, è a mio avviso una delle uscite più interessanti degli ultimi anni a livello locale e fra le tante pubblicazioni dedicate in un modo o nell’altro alla città etrusca
Ad emergere, finalmente, è un sottobosco fatto di persone e storie di quei cortonesi “musicisti e musicanti” che hanno animato la città in un periodo molto lungo che copre più o meno quattro decenni, dalla fine degli anni ’30 alla fine dei ’70. Dal loro racconto diretto, in forma di interviste, si scopre (o riscopre) una Cortona viva, fatta di irrefrenabile passione per la musica. Musica come passatempo, ma a volte anche lavoro. Non sempre senza qualità artistiche.
E poi, nella seconda parte, il divertente racconto di alcune “abitudini” di quegli anni del mondo giovanile e non solo, dalla piscina di Tornia (raggiunta rigorosamente in motorino con successivo panino al baretto di Portole) fino alla “festa dell’Umidità” sul cui palco anni e anni prima delle odierne operazioni-nostalgia stile Cugini di campagna/Camaleonti sono saliti perfino gli Area
Chi come me ricorda qualcosa solo dalla prima metà degli ’80 in poi, trova finalmente in parole e foto il tratteggio di una Cortona ascoltata solo nei racconti dei genitori. La curiosità verso personaggi epocali, luoghi epici e mitologie varie trova finalmente ampia e dettagliata soddisfazione. Chi mi conosce sa che sono un ex musicista (anzi, musicante!) e può immaginare la soddisfazione che posso aver provato nel leggere della storia de I Titani, il complesso rock principe nella nostra zona fra la fine degli anni 60 e la prima metà dei 70, gente che con coraggio portava le note dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, della PFM o dei King Crimson nelle sale da ballo e ai veglioni di paese (nella foto il batterista Carlo Crivelli)
Allo stesso tempo il lavoro di Scaramucci è utile anche per capire quanto la passione musicale impegnasse tanti cortonesi, con tante orchestre e soprattutto con la Banda Comunale, un’istituzione che meriterebbe una cronistoria tutta sua. Un fare musica in modo attivo che significava voglia di fare e di divertirsi, spirito che negli anni è progressivamente venuto a mancare o si è comunque trasformato prendendo nuove forme
Complimenti quindi a Romano, con l’invito a tutti i cortonesi all’acquisto di questo libro, in attesa di lavori di approfondimento magari su epopee interessanti come quella delle radio “libere” e altro ancora.
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